I tifosi giallorossi più attenti avevano intravisto ben presto in Nico Lopez un grande talento. Arrivato nel gennaio 2012, subito con la Primavera di Alberto De Rossi 15 gol in 12 gare. A 18 anni, roba non da tutti. Il 26 agosto 2012, faceva gol al debutto in Serie A: e che gol! Salvava Zeman (che da buon maestro qualcosa gli ha sicuramente insegnato) alla prima di campionato all’Olimpico, pareggiando i conti con il Catania nel finale entrato da pochi minuti in campo. Lo spazio alla Roma tra Totti, Osvaldo, Lamela e Destro era però poco: solo 6 apparizioni, nei minuti conclusivi, in campionato. I tifosi giallorossi più attenti lo seguivano anche nel Sudamericano U20 (vinto dalla Colombia), in Argentina nel gennaio 2013: con 6 reti si aggiudicava il titolo di capocannoniere. E poi tra giugno e luglio al Mondiale U20: 4 reti in 7 partite, Uruguay sconfitto in finale ai rigori contro la Francia di Pogba. Lo juventino miglior giocatore della competizione, alle sue spalle il romanista che si aggiudicava il Pallone d’argento.

 

I tifosi giallorossi più attenti storcevano il naso quando pochi giorni dopo veniva inserita la comproprietà del giovane talento, valutata 1 solo milione, nell’affare Benatia. E i tifosi giallorossi più attenti sapevano che nel corso della passata stagione all’Udinese (se n’è parlato qua) la sua ascesa era stata frenata solo dal tatticismo di Guidolin. I tifosi giallorossi più attenti, infine, si chiedevano perché nel vedere, lo scorso 20 giugno, il cartellino del giocatore finire tutto nelle mani dell’Udinese, poco prima che si finisse alle buste, per una cifra inizialmente non resa nota, poi rivelatasi 2 “miseri” milioni di euro

I tifosi giallorossi più attenti avevano intravisto ben presto in Nico Lopez un grande talento, perché allora la società capitolina se l’è fatto sfuggire? Certo non è questa una Roma per giovani, lo sanno bene Ucan, Paredes e Sanabria che non stanno trovando spazio o Jedvaj, lieto di essere al Bayer Leverkusen, così come Romagnoli alla Sampdoria. Ma riscattare il cartellino o mantenerne per un altro anno la comproprietà sarebbe stata la mossa sensata, tutt’al più che l’uruguaiano non si è dimostrato contrario al trasferimento in prestito, al Verona (con diritto di riscatto a 18 milioni e anche una clausola di contro-riscatto!).

 

E il caso vuole che al Verona sia diventato l’erede proprio del coetaneo Iturbe (tanto che si scomodano i paragoni nonostante le caratteristiche diverse), acquistato proprio dai giallorossi con un investimento sui 30 milioni di euro. L’argentino non ha ancora convinto, ma sorvoliamo perché avrà ancora tanto tempo per farlo. Ha già convinto eccome El Conejo (non Saviola), che nella squadra di Mandorlini, a differenza di quanto avvenuto nella sua avventura in bianconero, sta trovando continuità e fiducia; non manca il lavoro di sacrificio, ma è messo nelle condizioni ideali per esaltarne le doti: 4 gol, tre dei quali da subentrante, nelle ultime 6 partite. 10 presenze totali (4 da titolare); 422' giocati, una rete ogni 105'. Vittime tutte illustri: Milan, Napoli, Inter, Fiorentina. Tre realizzazioni inutili ai fini del risultato finale, una importante, che lo ha fatto entrare, per così dire, nella storia. Può vantarsi di aver esonerato l’allenatore mai esonerato in carriera: il suo gol del pareggio, nel finale, per 2-2 a San Siro ha regalato un punto agli scaligeri ed è costata la panchina a Mazzarri. Continuando così potrà sicuramente ambire a ben più considerevoli traguardi. E far mangiare le mani alla Roma, che forse così attenta non è stata.

 

Silvestro Giaquinto