di Elio Goka

 

Il Fair play finanziario? Una lunga attesa in una mano di poker. Vittime e bari tutti insieme, in una soluzione unica dove, per adesso, a decidere è stato un tribunale “europeo”, “europeistico”, “europeizzato”, insomma fate voi, perché tanto l’euro imprinting non manca. Una volta che venisse a mancare.

 

Stavolta, però, la sentenza che per adesso sospende il tanto atteso e sospirato FFP, manifesto propagandistico sempre presente nei proclami di finanza etica della UEFA, di Platini, non ha seguito i dettami dell’austerity. Fair play sospeso, attesa sugli sviluppi e le conseguenze di questa decisione a effetto domino per una lunga serie di domande.

 

In questo articolo di tre anni fa, a medesima firma, i timori del bluff erano stati avanzati. 

 

È un caso che la battaglia legale contro il fair play finanziario sia stata condotta, e vinta, per adesso, dall’avvocato Dupont? Lo stesso che ha contribuito alla sentenza Bosman (era il suo legale), quella che di fatto ha cambiato la storia del calcio, soprattutto da un punto di vista finanziario.

 

È un caso che questa sorta di “sospensiva” arrivi quando in Europa stanno arrivando anche gli investimenti dal fronte orientale? Tanti soldi, talmente tanti da non riuscire a credere che siano tutti “veri”. Il paio con la spinta araba di recente generazione. È un caso che la sentenza sia arrivata subito dopo l’esplosione dello scandalo FIFA? È un caso che sia giunta nel bel mezzo dell’imbarazzo UEFA davanti alle dichiarazioni, recenti, di Platini, secondo il quale il fair play andrebbe alleggerito, confortando l’ipotesi secondo cui era stato introdotto per arginare Roman Abramovich? Lui, il russo dal portafogli di acciaio, l’uomo proveniente da quel protettorato in cui è andato subito a rifugiarsi, guarda caso, il signor Blatter, durante la bufera scatenatasi sotto i colpi targati FBI.

 

È un caso che la sentenza sia stata emessa nel momento in cui inizia a prendere piede quel mercato non ancora del tutto “disciplinato” dei cartellini, anche molto costosi, di proprietà di società e gruppi finanziari che non sono quelle in cui militano i calciatori in possesso di quegli stessi cartellini? Che cosa sarà detto a chi in questi anni si è sforzato di rispettare il FFP? Che cosa si dirà a chi ha subito delle sanzioni? Ci sono casi di squadre che hanno dovuto affrontare anche esclusioni dalle competizioni. Ci saranno richieste di risarcimento? Quale criterio sarà adottato per ripristinare un qualche genere di equità? Anche retroattiva, visto che si parla di soldi, e i soldi dipendono molto da tutte le coniugazioni. 

 

Il calcio è dei più grandi, lo è sempre stato. Continuerà a essere dei più grandi e dei più ricchi. Alla luce di tutto, però, in mezzo a un mare di dubbi e di domande senza ancora una risposta, un elemento viene fuori. Ormai nemmeno il danaro è più sufficiente. Pure il tempo diventa inaffidabile. Non si può essere sicuri di quello che viene programmato e di quello che viene realizzato, di quello che viene deciso e di come sarà subito dopo smentito. L’ingresso nel calcio di tante formule finanziarie ambigue e pericolose ha determinato un’incertezza altrettanto pericolosa, che non sa di evoluzione. Spesso si dice che al calcio serve tanto il danaro. Chissà che adesso non sia il danaro a doversi servire del calcio.