Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta, secondo qualcuno, ed è una tesi che sembra aver convinto anche chi mirava ad assomigliare all'Olanda di Cruijff tanto da mettere da parte l'estetica per badare più al sodo: evidentemente è vero che la storia poi si ricorda di chi vince ed un po' meno di chi è solamente bello. E' anche vero, però, che esistono modi e modi di perdere, ed anche così si scrive la storia: per non andare troppo indietro nel tempo, lo scudetto del Milan di Zaccheroni, quello della Lazio di Eriksson, il 5 maggio 2002, il controsorpasso dell'Inter di Mourinho sulla Roma di Ranieri grazie a Storari e Pazzini, il primo tricolore della Juve contro il Milan di Allegri, prima squadra capace di non vincere il campionato con Ibrahimovic in rosa. Questa la lista di quelle pazze corse che restano nella memoria di un appassionato di calcio ben più di un campionato dominato e vinto anche sforando quota 100 punti: ed è proprio per questo che la Serie A 2017/2018, comunque finirà, entrerà di diritto nella lista di quei finali pazzeschi che abbiamo prima accennato. Ad oggi la Juve è ancora sopra di 1 punto sul Napoli, ma sono pochi coloro che oggi, fra addetti ai lavori e semplici tifosi, scommetterebbero un euro sulla Vecchia Signora in testa alla classifica al fischio finale della 38.a giornata: le trasferte a San Siro con l'Inter e all'Olimpico con la Roma terrorizzano il tifoso bianconero consapevole del fatto che, a maggior ragione col morale a mille, il Napoli difficilmente non farà bottino pieno da qui alla fine.

Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta, si diceva in partenza, ma è anche vero che non sempre si può vincere, restando alle frasi fatte: non c'è dubbio, ma perdere provando a vincere, farlo cercando di sfruttare tutto il potenziale a disposizione, tentandole tutte, ha un valore, arrivare dietro agli avversari con litri di benzina non sfruttati lascia l'amaro in bocca. E' vero, si ribadisce, mancano 360 minuti e la Juve oggi è ancora in testa, ma la sensazione è che Allegri abbia lasciato per strada troppi jolly, e che dunque ciò potrebbe costargli caro. Stiamo parlando sempre e comunque di uno degli allenatori più vincenti della storia di uno dei club più vincenti al mondo (a livello internazionale, in Europa sono solo tre i club che hanno vinto più della Juve da quando un pallone rotola su terreni di gioco di colore verde come il prato), ma alcune situazioni non possono non essere raccontate quando si parla di specifici momenti.

In questo blog si dice da tempi non sospetti che il campionato lo vince chi si comporterà meglio contro le prime della classe considerando che i punti persi nel resto del campionato saranno più o meno gli stessi alla fine della fiera: in questo momento dell'anno Juve (Atalanta, Crotone, Sampdoria e Spal) e Napoli (Chievo, Fiorentina, Milan e Sassuolo) hanno perso per strada contro una squadra al di fuori delle prime cinque posizioni appena 8 punti. Se questa statistica troverà conferma nelle prossime giornate lo si scoprirà nel giro di un mese, per ora è questo ciò che recita la classifica considerando che il +1 della Juve e considerando quanto fatto nello scontro diretto e poi nei confronti con Roma, Lazio ed Inter, al netto delle due partite che i bianconeri dovranno ancora affrontare contro due di quest'ultime tre.

Torniamo un attimo allo specifico momento accennato prima: ci sono fattori comuni negli stop bianconeri delle ultime settimane, alcuni sono comuni anche a tutta la stagione. Partiamo da questi: Allegri per buona parte della stagione non ha fatto altro che chiedere pazienza perché la Juve avrebbe svoltato nelle prestazioni a partire da marzo. Questo cambio di marcia non si è mai visto, eccezion fatta per la parentesi di Champions a Madrid, rovinata da uno degli altri fattori comuni: la dormita di Benatia. Al Bernabeu su Vazquez, col Benevento (match comunque poi vinto) su Diabate, col Crotone su Simy, ieri sera su Koulibaly. Il difensore marocchino è stato uno dei più positivi lungo tutto l'arco della stagione, ma evidentemente adesso sta pagando una stanchezza (non accumulava così tanti minuti da quattro anni a Roma, campionato 2013/2014) che rischia di diventare fatale alla sua squadra. Unendo questo fattore ai problemi cronici di Chiellini, arrivato al terzo o al quarto infortunio stagionale, Allegri si ritroverà a dover ricostruire fiducia e misure difensive nel momento più delicato e decisivo dell'anno. Problemi fisici che sono stati il problema più oggettivo di quest'anno: l'impressionante serie di infortuni avuti dai calciatori juventini non può essere casuale, ed è normale che le responsabilità annesse siano dello staff tecnico. Non è finita qui, anche volendo stringere il cerchio: ci sono due situazioni che non hanno mai fatto decollare questa squadra. Il rendimento di Dybala e quello di Higuain (si potrebbe anche discutere di Pjanic impiegato alla Gattuso, semmai ci sarà tempo in altri momenti): entrambi legati al generale rendimento della squadra, ovviamente. Allegri non è ancora stato capace di trovare alla Joya la giusta posizione nel suo scacchiere, facendolo vivere di luce propria senza metterlo nelle condizioni di poter godere anche dell'aiuto dei compagni, il Pipita lo si fa giocare a 30/40 metri dalla porta avversaria in un terreno nel quale non può mai sentirsi a suo agio come nell'area di rigore avversaria. E' vero, ci sono statistiche che farebbero a cazzotti con certe critiche: i gol fatti ed anche quelli incassati dalla Juve, ma chiunque abbia guardato almeno 10/15 partite di Buffon e compagni quest'anno non può essersi reso conto che è stata più l'estemporaneità che altro a far venire fuori questi numeri.

Non solo l'estemporaneità, ovviamente. Ed è appunto su questo che deve tentare di far forza la Juve: esperienza, carattere, singoli, qualità. Un cocktail che, nonostante le dovute critiche, potrebbe ancora far concludere la stagione con l'ennesimo trionfo di questi anni, il settimo sigillo tricolore. E la Coppa Italia? E' sempre un obiettivo, ha comunque la sua importanza anche considerando che l'avversario sarà la storica rivale di sempre, ma ad oggi non può che avere il peso del minimo sindacale viste come si sono messe le cose.