....Ci sono eroi che non hanno manco una propria pagina su Wikipedia. Anzi, ce l'hanno, ma nemmeno in italiano. Ci sono eroi la cui foto - se qualcuno, come il sottoscritto, decide di dedicargli alcuni, minuscoli, attimi di notorietà - non è nemmeno reperibile presso le più prestigiose agenzie fotografiche.  

 

...Ci sono eroi che non vanno in TV a decantare le proprie imprese. Anzi, forse, è giusto che prima o poi ci vadano. Sai mai che qualcuno di altrettanta buona creanza non decida di lasciarsi indottrinare da un sentimento d'onestà talmente virale e vegeto, nel proprio spirito di uomo, prima che di professionista, da farti compiere la scelta al contempo più scomoda, più pericolosa, e meno remunerativa.

 

...Ci sono eroi che, in un mondo in cui quelli più bravi di te guadagnano 10, 20, ed anche 50 volte quanto te, se ne fregano dell'invidia. E preferiscono guadagnarsi, onestamente, quello che una piccola società che si affaccia alla Serie B può pagargli. E sempre quegli eroi, sono anche ragazzi oramai senza prospettiva alcuna di far carriera nel proprio mondo, perchè giunti alla fatidica soglia della trentina. Che in un mondo 'usa e getta' come quello del calcio, significa solo inevitabile declino. Per poi cercarsi qualcosa di meglio da fare, nella vita, per (tirare a) campare. 

 

...Ci sono eroi che, quando i loro sogni erano ancora legittimi, hanno visto i propri compagni crescere a dismisura in notorietà, bravura, e spasmodica prossimità a veline e letterine. E sono gli stessi eroi che, invece di giocare più sui giornali ed in TV che sul campo, diventano anonimi proletari del calcio. Comprandosi una casetta fuori cità, in cui vanno a vivere con la propria amata, ed i propri bambini. Cui non vorrebbero dire mai, un giorno, "sì, è stato il tuo papà". 

 

...Ci sono eroi che non si lasciano corrompere. Anche se c'è la crisi. Per quanto la crisi, in questo mondo, si senta certo in maniera meno tonante, rispetto a come la si sente, e la si vive, dall'esterno. Resta il fatto che non si lasciano corrompere da chi ti offre, sua sponte, un guadagno tanto facile, rapido e sicuro, quanto disonesto ed illegittimo. Ci sono eroi che, prima di diventare eroi, ci pensano bene, e più volte, prima di rifiutare. Ed invece ci sono eroi, quelli veri, che respingono le ammalianti avances di chi li crede agnelli. Ed invece non sa che, pochi, sempre più rari, eroi, vivono e sopravvivono proprio grazie al leone che hanno dentro. 

 

..Ci sono eroi - e questo è il caso - che non solo mandano al Diavolo le offerte di lauti e illeggittimi guadagni, no. Perchè poi, gli eroi, quelli veri, hanno anche le palle talmente grandi da denunciare la cosa a chi di dovere. Fregandosene della paura, per quanto coscienti che coloro che si vanno a denunciare, siano persone temibili e pericolose. Quegli stessi eroi, il giorno dopo, tornano a fare la loro vita di sempre. Bevono il caffè, fanno colazione, si mettono la tuta, e vanno ad allenarsi. Con la loro utilitaria, però. Certo non con lo spavaldo Porsche di chi, un giorno, li rese in grado di dimostrare d'essere degli eori.

O, forse, com'è giusto che sia, solo persone oneste. E, per questo, forse, diverse.

Uomini 'anormali', in una società talmente omertosa da rendere normale tutta la merda che alcuni reietti continuano a gettarle addosso.

 

Questa è la storia di Simone Farina, 30 enne mediocre terzino del Gubbio. Cresciuto nelle giovanili della Roma, al fianco di gente come Aquilani, Bovo e D'Agostino, ed autore d'una carriera simile a quella di mille, e più, normali giocatori di calcio. La storia d'un ragazzo che rifiuta le offerte fattegli dall'organizzazione criminale sgominata nelle recenti ore, e che, anzi, denuncia la cosa alle autorità competenti, consentendo una agevole ed efficace risoluzione delle indagini. Il silenzio che non ha scelto di usare, forse, gli avrebbe urlato contro troppo forte.

 

Questo suo gesto gli porterà qualche intervista in più, tanti complimenti, ma non certo un più lauto contratto da professionista. Di certo, però, un giorno, potrà essere uno dei pochissimi italiani a poter guardare in faccia i propri figli, ed ammettere loro, senza peccare di immodestia o protagonismo, di essere un "vero, eroe, italiano".

 

E non perchè aveva salvato, in passato, chissà quante vite o placato i leoni: solo perchè, in un mondo di stronza e omertosa normalità, ha scelto di essere anormale. Come tutti gli eroi senza spada, e senza blasone. E, ve ne prego, non chiamatelo populismo.

 

Alfredo De Vuono