Gianni Mura, in una recente intervista, ha dichiarato che, secondo lui, al giornalismo sportivo su carta stampata è stato sottratto il colore, riferendosi al deprimente processo di omologazione causato dal web che ha ingrigito le pagine della scrittura sui quotidiani. Campanello d’allarme non da poco in quest’epoca che assiste allo sventolio frenetico e frettoloso di un opinionismo folcloristico tutto affanno e clamori, ma, di fatto, senza grande senso della fantasia.

E allora, non di certo per farsi garanti di un recupero all’improvviso (quale presunzione!), tentiamo di affacciarci alle polemiche sull’arrabbiatura di Aurelio De Laurentiis con tanto di rimprovero in diretta e silenzio stampa del dopo Real. Anche perché, in questo caso, davanti all’ennesimo sciacallaggio mediatico che ha dato in pasto a chiunque la reputazione tecnica di Sarri - sono spuntate teorizzazioni nuove sull’inefficacia di certe idee dell’allenatore toscano - sulla sua rottura con la società partenopea e sul rischio che tutto potesse rovinare quanto di buon fatto fino a questo momento, è stata proprio la squadra, capeggiata dal Reina veterano e autorevole, a escogitare la maniera di rompere il silenzio stampa imposto dalla società, ma senza incorrere in sanzioni e lasciando pure abbastanza spazio alla fantasia. Se si preferisce, alla libera interpretazione. 

La festosa e allegra foto di gruppo con tanto di acrostico incorporato, quel “Team” adottato per dire “Together Everyone Achivies More”, twittata dagli spogliatoi dopo la vittoria a Verona, ha tenuto a ricordare, con annessa didascalia chiara e tonda, il valore e l’umiltà dell’impegno che la squadra impiega in ogni partita. Adesso, anche non avendone la prova, il messaggio (subliminale?) dei calciatori del Napoli sembra una chiara risposta in pieno stile sindacale alle sollecitazioni un po’ troppo pungenti del patron azzurro.

L’Aurelio deluso del post Madrid, senza volerlo (o lo avrà pensato?), ha trasformato la squadra di Sarri in una democrazia napoletana della comunicazione, in salsa gradevole e dai concetti non passibili di interpretazione. E nemmeno di fantasia.

Un po’ come la “Democrazia corinthiana” dei tempi di Socrates, la più celebre e irripetibile autogestione in campo di una squadra di calcio. Un undici, quello guidato dal “dottore” (Socrates era soprannominato così per la sua laurea in medicina), che, ballando e cantando sulle note di una canzone di Gilberto Gil, insegnò al calcio brasiliano e al mondo che si può vincere pure senza la “dittatura” di un allenatore, riuscendo, e il Corinthians ci riuscì, a vincere il campionato con un comando orizzontale della tattica e del gioco, pur non risparmiandosi momenti caotici e contraddizioni. Altri tempi, ovviamente. Altre coordinate spazio-temporali, di quando quella stessa squadra si voltava di spalle facendosi fotografare l’ordine dei numeri, o di quando alcuni calciatori, in altri campionati, mostravano senza paura i segni e i simboli delle loro idee, che, quasi sempre, erano anche quelle di chi non aveva modo di manifestarle. Un no fear di rappresentanza.

Per carità, non ditelo a Maurizio Sarri (che ha comunque l’aria di uno che certe cose le capisce e le apprezza). Il suo piano di riorganizzazione del gioco, la sua riforma socialista ed estetica del futbol a due tocchi ne presenterebbero di mozioni, di opposizioni, fino al golpe, se necessario, pur di fare della gestione tattica un esempio di guevarismo applicato al pallone. “Tenerezza e severità”. Anche perché pare che l’undici partenopeo gradisca il subcomandante.

Intanto, tornando a situazioni di minore entità (quella democrazia sudamericana aveva anche qualche rimostranza da presentare alla politica, oltre che al calcio), che sia giusta o sbagliata, l’interpretazione, più o meno univoca, sulla fotografia pubblicata da Reina non fa danni, non nutre insane ambiguità e apre un varco nella comunicazione di massa. Come aggirare il silenzio stampa senza infrangerlo, chiarendo a tutti le idee. Del resto, il bello arriva quando mister Sarri decreta la fine dell’autogestione, concedendo appena il piacere di averla assaporata, così, per poi saggiare in maniera ancora più intensa la severa bacchetta magica della riforma. Pare che quella di Sarri almeno funzioni. Di questi tempi è un evento straordinario. Fine della fantasia. Meglio non esagerare.