Dopo il pareggio esterno dell'andata la Juventus e tutti i suoi sostenitori sognavano una serata di gloria in quel dell'Allianz Arena. Invece Ronaldo e soci sono stati bruscamente svegliati da un Ajax nettamente superiore, soprattutto dal punto di vista tecnico e tattico.

In questa stagione i bianconeri, complice l'arrivo del cinque volte pallone d'oro, hanno puntato tutto sul trionfo in campo internazionale, successo che manca ormai dalla mitica notte di Roma del 1996. Nell'arco della stagione i risultati, sia in campionato che nel girone eliminatorio europeo, sembravano sorridere alla compagine piemontese. Con l'arrivo alla fase ad eliminazione diretta però questo idillio sembrava essersi spezzato. L'urna ha regalato un sorteggio difficile contro una squadra tignosa come l'Atletico Madrid, con i pronostici che risultavano quando mai incerti. Dopo l'inferno del Wanda Metropolitano le speranze bianconere erano ridotte al lumicino, ma una grande partita di ritorno ha ribaltato tutte le carte in tavola, permettendo alla formazione di Allegri di accedere ai quarti di finale.

Dopo gli ottavi l'urna di Nyon ha riservato alla Juventus l'incrocio con quell'Ajax su cui Vialli e soci trionfarono ventiquattro anni fa. Nel turno precedente i vice-campioni d'Olanda avevano eliminato, con grande stupore di tutti, i campioni in carica del Real Madrid, grazie ad una prestazione sontuosa nel ritorno. Nonostante quanto accaduto negli ottavi di finale tutti gli addetti ai lavori davano per favorita proprio la Juventus, anche grazie a quel Cristiano Ronaldo chiamato a fare la differenza proprio in questi frangenti della stagione.

Capitanata dal giovanissimo De Ligt la formazione olandese non ha mostrato timori reverenziali nei confronti di Ronaldo, ne della Juventus in generale. Tenendo fede al credo tattico imposto sapientemente da Ten Hag i lanceri hanno sfoderato una partita fatta di grandi accelerazioni e dialoghi nello stretto del quartetto offensivo, partendo da uno spartito scritto intelligentemente e organizzato sul rettangolo verde in maniera spettacolare da un principesco De Jong. Nonostante questa prestazione di livello assoluto il punteggio in Olanda si è fermato sull'1-1, proprio grazie ad una rete di Ronaldo, consentendo dunque alla formazione di Allegri di partire in leggero vantaggio nella gara di ritorno.

Memori di quanto accaduto sei giorni prima, al ritorno ci si aspettava dalla Juventus un differente andamento della gara. L'inizio è promettente per i bianconeri, anche grazie ad un efficace pressing sui portatori di palla avversari e la rete di Ronaldo sembrava mettere in completa discesa tutta la situazione. Invece pochissimi secondi dopo il colpo di testa vincente del portoghese i ragazzi di Ten Hag sono bravi (e fortunati) a trovare la rete del pareggio che riporta tutto in equilibrio. A questo punto sembra spegnersi definitivamente la lampadina della Juventus e ad aggiungere il carico arriva pure l'infortunio di Dybala che si va a sommare alle contemporanee assenze di Chiellini, Douglas Costa e Mandzukic. Nella ripresa l'Ajax vola sulle ali dell'entusiasmo, mettendo a ferro e fuoco la metà campo juventina. I centrocampisti in maglia bianconera sembrano quasi estasiati nel guardare le trame di gioco ordite da De Jong e compagni e solo un superlativo Szczesny permette alla Juventus di restare in partita più di quanto non meritasse. La rete siglata da De Ligt serve solo a certificare una superiorità dell'Ajax che fino a quel momento non aveva avuto sufficiente giustizia.

Nonostante siano passate diverse ore dal triplice fischio finale l'amarezza nell'ambiente juventino resta ancora molta. Dopo una doppia prestazione del genere è difficile appellarsi alla sfortuna ed ai numerosi infortuni che hanno falcidiato i bianconeri nell'ultimo periodo. Dal punto di vista tattico, tecnico e mentale i giovani dell'Ajax si sono dimostrati complessivamente superiori ai campioni juventini. Visto l'esito, il primo e più facile obiettivo della critica è certamente il tecnico juventino Allegri, incapace di apprendere la lezione impartita nella gara d'andata (e già prima al Real) ed affidandosi troppo alle giocate dei singoli contrapponendole ad un gioco decisamente più strutturato ed efficace, oltre alla mera piacevolezza estetica. La scelta di tenere Cancelo in panchina come arma tattica da mandare in campo a gara in corso si è poi rivelata tutt'altro che efficace. Dopo non aver attaccato per quasi un'ora sulla corsia di destra la Juventus si è ritrovata tra le mani un portoghese totalmente involuto, incapace di saltare l'uomo con la consueta puntualità e di mettere in mezzo cross di difficile lettura per la coppia centrale avversaria.

I bianconeri, nonostante Ronaldo, escono dunque ancora una volta con le ossa rotte dalle competizioni europee. Ora per i bianconeri sarà tempo di riflettere sul futuro, sebbene le parole di Agnelli ed Allegri sembrano aver già solcato la strada verso la prossima stagione. Se non sarà rivoluzione dal punto di vista dell'allenatore ci potrebbero essere grandi cambiamenti per quanto riguarda la rosa. Ormai i trionfi in campionato, per quanto belli e pieni di record, iniziano a stare stretti a società ed ambiente. Il vero obiettivo della Juventus deve valicare i confini italici, i bianconeri vogliono riaffermarsi anche in quell'Europa che manca da tanto, troppo, tempo.