Dopo mesi di attesa, è arrivato il nome del prossimo C.T. della Nazionale Italiana, Roberto Mancini. Allenatore dal curriculum importante, una cosa che mancava da Conte e prima ancora da Lippi. Comunque una seconda scelta visto che arriva dopo la risposta negativa di Ancelotti.

Sulla carta era forse la miglior scelta possibile, ma è quello che il palmares (3 Serie A, una Premier) non dice a preoccupare per il futuro della nazionale azzurra che oltre a una guida tecnica ha bisogno di gettare basi per un futuro che senza Mondiali sembra lontanissimo. Nelle squadre in cui è stato Mancini ha sempre lasciato in maniera piuttosto tribolata, dimostrando quella che sembra una certa insofferenza dopo poco tempo, una cosa che l'Italia non può permettersi con il rischio di lasciare un lavoro in corso d'opera e ritornare a cercare un allenatore.

La sua carriera è partita alla Fiorentina dove vince una Coppa Italia giocando solo la doppia finale, conquistata da Terim, con il Parma, cosa che lo portò a litigare con dei giornalisti. L'anno dopo si dimette dopo il girone d'andata a causa di una presunta aggressione.

Poco male per Mancini che tornò alla Lazio in estate dove trovò un'altra situazione finanziariamente difficile. In campo però le cose andarono bene, una semifinale di Uefa, una Coppa Italia. Lasciò Lotito, ma i due non si separarono in maniera propriamente idilliaca. 

L'Inter di quegli anni lotta per lo Scudetto con Juventus e Milan, uno Scudetto che arriva, a tavolino, la seconda stagione. da lì è strapotere nerazzurro in Italia che con Mancini vince altri due campionati con tanto di record di vittorie consecutive e di punti. Ma Mancini trova il modo di agitare le acque e dopo un'eliminazione, non la prima, in Champions con il Liverpool annunciando l'addio all'Inter tre mesi prima della fine della stagione. In effetti se ne va, ma senza rinunciare al finire la stagione.

A metà della stagione 2009/10 va al Manchester City dal budget considerevole che punta a vincere la Premier. Ci riesce nel 2012, battendo all'ultimo respiro il Qpr. Nonostante l'impresa, la stagione successiva, sotto tono comunque, arriva il licenziamento a causa di dissapori con la dirigenza e, soprattutto, con i giocatori che secondo le ricostruzioni dei tabloid inglesi erano semplicemente ignorati e trattati come strumenti al servizio dell'allenatore e di questo si sono lamentati con la dirigenza che ha deciso per l'esonero.

Non resta fermo e dopo pochi mesi sostituisce ancora Terim al Galatasary. Fa molto bene: elimina la Juve in Champions, risale dopo un inizio difficile fino al 2° posto. Ma la Turchia non gli piace, aveva chiesto e ottenuto una clausola risolutiva nel contratto che esercita alla fine della stagione.

Aveva probabilmente sentito odore di Inter, alla quale torna a novembre. Un'Inter diversa, con una nuova proprietà e ambizioni, almeno nel breve, ridimensionate per una ricostruzione necessaria. Arrivano un ottavo e un quarto posto, che oggi sarebbe valso la qualificazione in Champions, ma mostra a più riprese una certa insofferenza per il mercato. Nonostante le spese dell'estate 2016, in parte sbagliate, Tourè non arriva, la squadra non gli piace e se ne va a due settimane dall'inizio del campionato.

L'ultima esperienza è in Russia, allo Zenit San Pietroburgo, la squadra  più blasonata del campionato che fa un buon mercato. Finisce addirittura quinto, strizzando l'occhio alla Nazionale Italiana da novembre, quando questa fu eliminata dalla Svezia. Dopo alcuni mesi l'annuncio, Mancini ha trovato la sua nuova squadra. Nella speranza che l’epilogo non sia un abbandono burrascoso come forse troppe volte ha fatto nella sua carriera.