'Le charme discret de la bourgeoisie' - non il nostro fantasioso re-edit - è un capolavoro cinematografico del buon Luis Bunuel, che risale ad ormai un quarantennio fa.
Per chi non lo avesse visto (ma, credetemi, ne vale la pena), il film narra le grottesche vicende di un variopinto gruppo di borghesi parigini, alla spasmodica ricerca di realizzare una cena che, per vari motivi, non avrà mai luogo.
Un film in cui, a causa dei vizi d'una borghesia meschina e criticabile, si mescolano sogno e realtà, in tipica salsa surrealista, in cui a farla da padrone è proprio la gentile ipocrisia d'una classe sociale controversa, privilegiata, ed in quanto tale, criticabile.
Nel film accadono una serie di avvenimenti contradditori ed incomprensibili, ma tutti accettati, con amabile rassegnazione, dai personaggi.
Senza che nè il regista nè gli interpreti offrano alcuna spiegazione.
Insomma, un caso Tevez, trasposto nell'onirico mondo del cinema, ante-litteram.
Il fascino discreto dell'ipocrisia - ed anche, un pò, della borghesia, sì, ma del calcio - anche nelle ultime settimane di affari sotto i riflettori. Il fascino discreto di cui dispone, agli occhi degli straniti tifosi, soprattutto un'arcana e confusa occasione di mercato come quella piombata, quasi dal nulla, negli uffici di Milan ed Inter. Oggi ne discutiamo a mente calda, e gambe ancora intirizzite dal frenetico e tediante caos delle ultime ore.
Una premessa: anche di questo caso, oltre a quello Kakà del 2009, non sapremo mai la verità. Un certo parallelismo sulle due vicende, però, il sottoscritto l'aveva già azzardato, pur cavandone poco o nulla. Ma cogliendo, in entrambi, ed in anticipo, quel pizzico d'ipocrisia che sempre, duole dirlo, contraddistingue l'atteggiamento delle parti in questi mastodontici giri d'affari.
A poche ore dal bubbone, le considerazioni certe, dunque, quali sono? Anzitutto, esattamente come fu nel 2009, che la società il suo campione l'aveva ceduto, eccome. Non che sia possibile entrare in possesso dei documenti che sottoscrivessero la cessione di Pato al PSG, ma le dichiarazioni a margine sono incontrovertibili.
Poi, un pò per volontà del mecenate buono e buonista per cui tutto è (fin troppo) famiglia, ed un pò per l'amore del 'cedendo' che lo lega alla stessa famiglia di cui sopra, l'affare non s'è fatto.
Amore? Verso cosa? Verso una società che t'ha già ceduto, per far spazio all'affermato campione che ti rimpiazzerà? Dobbiamo crederci? Beh, sì. Ma solo se ci lasciamo allucinare da quell'inspiegabile fascino della borghesia di questo sport.
Anzi, no: il mecenate ci ripensa? Allora dovremmo provare rispetto ed ammirazione per colui che, in evidente disaccordo con il suo braccio armato Galliani, lo manda a concludere un affare multimilionario, usufruendo della somma che incasserebbe dalla cessione del gioiellino, ma che poi ci ripensa, convinto di uscirne immacolato? Beh, si. Ma solo se, in noi, prevalesse il fascino discreto, sì, ma dell'ipocrisia.
Da tal fascino, tifosi ed amanti di questo sport - fidatevi - , non lasciatevi ammaliare. Perchè di borghese ipocrisia, in questa storia, c'è n'è molta di più di quella che sembra. E non tarderà a palesarsi, peraltro: perchè quando invece la cessione del ragazzo di famiglia diventerà inevitabile da parte dei borghesi, non ci saranno più dichiarazioni d'amore nè d'affetto. Perchè, nel calciomercato, in cui si vorticizzano decine di milioni di euro, l'affetto e l'amore della famiglia lascia sempre, inesorabilmente e freddamente, il posto alla convenienza del baratto, o alla fame delle casse societarie.
Il tutto velato da due copertine sottili, ma che bastano, a molti, per sentirsi appagati e giustificati. Il 'Fair play finanziario', ed il fascino discreto della borghesia. O dell'ipocrisia, ça va sans dire.
"Non riesco a capire l'ossessione che alcuni hanno per dare una spiegazione razionale
a immagini spesso gratuite. La gente vuole sempre la spiegazione di tutto.
È la conseguenza di secoli di educazione borghese".
[Luis Bunuel]
Alfredo De Vuono