Il bacio di Donnarumma (dopo le labbra umide degli altri legati a Raiola, Ibrahimovi? e Pogba) non può far dormire sonni tranquilli ai tifosi rossoneri, estasiati dalle parate e dal gesto "tenero" che pare una risposta alle insistenti voci di mercato. Le cose cambiano, così come gli ingaggi e le aspettative. Resisterà Gigio?
#5 - MARIO BALOTELLI
Nel settembre 2015, poco prima del derby della Madonnina, Mario Balotelli pubblica una foto in cui bacia lo stemma del club rossonero, ma l'amore che Mario concede è instabile e va a passeggio col rendimento sul campo. Già in precedenza, quando i colori erano nerazzurri, l'attaccante di origine ghanesi cantò l'inno degli allora cugini da una finestra del Policlinico San Matteo di Pavia in attesa dell'operazione al ginocchio. Due stagioni e mezzo al Milan, l'ultima in prestito dal Liverpool, Balo ha lasciato un piccolo vuoto in quei tifosi che non smetteranno mai d'avere fiducia nel genere umano.

#4 - ALEXANDRE PATO
Il bacio, più che al logo fatto di strisce vericali rosso e nere affiancate alla croce rossa su scudo sannitico, era destinato alla figlia del presidente, quella che secondo l'opinione pubblica - ma non dell'ex Chelsea e Villarreal - bloccò il trasferimento del Papero al Paris Saint-Germain - trentacinque milioni - impedendo lo sbarco di Tévez a San Siro. Talento puro, destinato a grandi cose, un carattere particolare e una serie infinita d'infortuni lo hanno costretto a una carriera modesta: dalla Champions League ai rigori sbagliati in Cina.

#3 - THIAGO SILVA
Venduto insieme a Ibrahimovi? al PSG per far fronte ai problemi economici legati - anche - al lodo Mondadori, il brasiliano è stato - con Nesta - il difensore centrale più forte dopo il ritiro di Paolo Maldini. In occasione della prima conferenza sotto la Tour Eiffel O Monstro dichiarò che lasciare il Milan non fu una decisione sua, scusandosi con gli ex tifosi. Sensibile, preciso, corretto, veloce e con piedi da regista, i baci di Thiago erano baci sinceri.

"Il Milan non vende nessuno per denaro". Sono cambiati i tempi, anche perché uno come Sheva il Milan non l'ha più trovato. La conferenza d'addio è triste come Biutiful di Iñárritu, c'è un clima strano, non c'è odore di verità. Si dice che Kristen Pazik, moglie del calciatore, preferisca che il figlio cresca parlando inglese: "È la vittoria della lingua inglese sulla lingua italiana" afferma Galliani fra lo sconcerto di molti. Qualche tifoso è triste, altri meno, riconoscendo la parabola discendente dell'ucraino diventato più fragile e meno letale in zona gol (nonostante i diciannove segnati nella stagione dell'addio). Il bacio, quello dello scandalo, lo regala Sheva alla maglia del Chelsea alla prima gioia in blue. Accortosi dell'errore, l'ex numero sette disse di essere incappato in una manovra mal riuscita di sollevamento maglia: "Mi è rimasta attaccata". Punti di vista...
#1 - RICARDO IZECSON DOS SANTOS LEITE KAKÀ
Il Manchester City s'era fatto sotto per avere il brasiliano nella finestra invernale del mercato 2009, mettendo sul piatto quasi centoventi milioni di euro. Ricky dice no, si affaccia, mostra e bacia la maglia ai tifosi presenti, poi la lancia di sotto. La beffa, per tutti quelli ch'erano sotto casa di Smoking Bianco quella sera o sintonizzati su TeleLombardia per il clamoroso e salvifico intervento del presidente Berlusconi ("hanno prevalso il cuore e il buon senso, ci sono cose più importanti dei soldi") è stata la cessione al Real Madrid solo sei mesi più tardi per una cifra ch'era quasi la metà di quella proposta dai Citizens. La mano aperta battuta sul cuore, il sorriso, l'emblema del Diavolo stritolato dopo un gol, Kakà ci ha fatto piangere e - cosa ben più grave - ascoltare Tiziano Ferro. Dopo quattro anni il Pallone d'Oro 2007 rimette piede in Italia per - dopo il momentaneo gol del pareggio al Calderón nel ritorno degli ottavi di finale di Champions League - ribaciare e riindicare il medesimo stemma. Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano.
