Pochi giorni fa a Roma si è concluso il regno di Walter Sabatini, un regno durato 5 anni. Cinque anni di proprietà lontana, di allenatori traballanti, di polemiche interne ed esterne allo spogliatoio, di investimenti importanti e plusvalenze milionarie. Cinque anni dove l’unico punto di riferimento giallorosso è stato proprio lui: il direttore sportivo Sabatini.
Arrivato a Roma il 9 giugno 2011 ha speso in tutto 467 milioni realizzando autentici miracoli come gli acquisti di Pjanic, Strootman, Nainggolan, Benatia, Lamela, Manolas e Marquinhos, alcuni giocatori sono diventati fondamentali, altri semplicemente incredibili plusvalenze che hanno portato nelle casse giallorosse 370 milioni complessivi. In questo periodo è stato l’uomo più elogiato per le sue evidenti qualità di scout, per vederci più lungo degli altri ma anche il più criticato per il suo essere poco direttore, che pensa alla cessione remunerativa piuttosto che alla programmazione, che non sa credere fino in fondo ad una sua intuizione e che la sostituisce subito con un’altra ma anche che non sta molto vicino alla squadra e che ogni tanto sbaglia la conferenza stampa.

Al termine del suo regno a parere di chi vi scrive i meriti superano di gran lunga i demeriti. Sbagliare è facile per tutti ma prendere, ad esempio, Marquinhos a 5 milioni e rivenderlo un anno dopo a 31 è una cosa di cui sono capaci in pochi. E’ anche vero che, probabilmente, se si fosse resistito alla carica del PSG il valore sarebbe aumentato ancora, non sarebbe stata necessaria una nuova rivoluzione e alla voce titoli conquistati forse non ci sarebbe stato un incredibile zero. Ecco perché invece di una più facile e lusinghiera top 11 dei suoi acquisti vi proponiamo la sua flop 11.
Iniziamo:
GOICOECHEA Mauro: il merito dell’acquisto in realtà più che a Sabatini, la cui unica colpa è di averlo avallato, è di Zeman che l’ha espressamente chiesto in quanto cercava un portiere-libero e secondo lui questo semisconosciuto del Danubio era molto forte con i piedi. Probabilmente sarà stato anche vero, il punto è che con le mani era scarsissimo. In soli 15 presenze raccoglie la palla dal fondo della rete ben 24 volte con alcuni errori memorabili come quello che regala il pareggio a Candreva nel derby poi vinto dalla Lazio e quello contro il Cagliari dove trasforma in rete un innocuo cross di Avelar. Da mani nei capelli anche le partite Napoli, Milan, Chievo e Bologna. Arrivato fortunatamente solo in prestito oneroso (100 mila euro, probabilmente il doppio del suo valore), a fine stagione è stato rispedito in Uruguay. Ora è il secondo portiere del Tolosa. Male, molto male, anche Stekelenburg pagato 7,3 milioni dall’Ajax.COLE Ashley: l’inglese vince sul filo di lana il duello con Michel Bastos, arrivato a 31 anni in prestito oneroso a 1,1 milioni non esercitato sei mesi dopo. Sabatini con l’ex Chelsea prova e ripetere la fortunata operazione che portò Maicon nella capitale: terzino di grande esperienza reduce da una stagione negativa a parametro zero. Tanto bene andò con il brasiliano, tanto male con l’inglese. Poche partite contrassegnate da un pessimo rendimento, e se Robben in splendida forma poteva essere un’attenuante viene difficile dire lo stesso di Raimondi dell’Atalanta. Sabatini più volte prova a spedirlo in MLS ma Cole, forte del ricco biennale appena firmato, si oppone creando affanni economici alla società.
KJAER Simon: sbarcò nella Capitale per esplicito volere del Ds che ne aveva apprezzato le qualità a Palermo anni prima con una forma poco convincente: 3 milioni per il prestito oneroso e diritto di riscatto fissato a 7. In giallorosso 24 presenze tra campionato e coppa, quasi tutte negative con l’ulteriore aggravio della trattenuta che causò il rigore nel derby spalancando le porte alla vittoria della Lazio. L’inevitabile mancato riscatto a fine stagione ha di fatto mandato in fumo i tre milioni già versati nelle casse del Wolfsburg.

NEGO Lois: vi ricordate di questo francese classe ’91 sbarcato a Roma nel 2011? Se la vostra risposta è no vi capiamo. Arrivato a parametro zero per rinforzare la primavera, da fuoriquota togliendo di fatto il posto a Romagnoli, ha firmato un importante quinquennale prima di andarsene in Bulgaria previa rescissione due anni dopo. Ovviamente zero presenze in prima squadra.
JOSE’ ANGEL: anche qua le colpe non sono tutte del buon Walter ma vanno divise con l’allora tecnico Luis Enrique che lo volle a tutti i costi. Il terzino spagnolo, acquistato per l’incredibile cifra di 5 milioni dallo Sporting Gijon, fu l’emblema di quella campagna acquisti: insieme a Bojan e Kjaer sbarcarono nella capitale come giovani e carini finendo poi sommersi dai fischi. Si presentò a Roma facendosi espellere dopo aver galoppato per tutta la fascia, perso palla e falciato l’avversario, e la lasciò a per approdare al Porto. A costo zero.
UCAN Salih: a parere di chi vi scrive l’operazione più incredibile dell’avventura di Sabatini nella Capitale. Il centrocampista turco, classe ’94, arrivò a Roma nel 2014, dopo aver dimostrato di essere un onesto mestierante nel Fenerbahce e nulla più, in prestito biennale oneroso a 4,75 milioni di euro -quando per Transfermarkt il valore per intero era di 3- e diritto di riscatto fissato a 11 milioni. In due anni, prima di essere rispedito in Turchia, né Garcia né Spalletti l’hanno mai preso in considerazione regalandogli solamente 9 spezzoni di gara in serie A per un totale di 203 minuti. E’ costato circa 23 mila euro al minuto, non male.
RADONJIC Nemanja: e chi è costui? Vi starete chiedendo. Pensate che questo giovane trequartista nato in Serbia nel 1996 (in realtà più attaccante che centrocampista) è a Roma dal 2014, sbarcato grazie ad un parcheggio all’Empoli nella stagione dei baby colpi Sanabria e Paredes. Ovviamente non è inserito in questa formazione per le sue modeste qualità, gli acquisti in prospettiva si possono azzeccare e sbagliare, quanto per l’elevato costo e per la ripartizione dello stesso. Pensate che per strapparlo dall’Accademia George Hagi servirono ben 4,15 milioni quando su Transfermarkt era quotato 50 mila e che 3,1 di questi finirono nelle tasche del procuratore. Lo stesso, fatalità di Ljajic e decisivo per l’affare Salah. Meritava in questa posizione anche Tachtsidis, arrivato per sostituire De Rossi, ma da noi penalizzato perché esplicitamente richiesto dal tecnico Zeman.
GERSON: piccola premessa: stiamo parlando di un talento classe ’97 che ha ancora tutto il tempo di dimostrare di valere i soldi spesi per lui. Solo che ci sembrano a prescindere un po’ troppi. Aste, polemiche (ricordate l’atterraggio con la maglia numero 10?) battaglie diplomatiche, bonus al Barcellona se dovesse vincere il Pallone d’Oro (???) e, soprattutto, 17 milioni, ci sembrano un po’ troppi per uno che in patria ha giocato solo una stagione da semi-titolare a differenza degli altri astri nascenti brasiliani che alla stessa età erano già decisivi.
ITURBE Juan Manuel: forse il giocatore simbolo degli errori di Sabatini. Acquistato in pompa magna dopo una strepitosa stagione al Verona, guidato da neopromosso quasi in Europa League, e strappato ai rivali della Juventus in cambio di un assegno di quasi 23 milioni più bonus oltre a quasi 2 milioni per l’agente il paraguaiano ha finora sempre deluso. Dopo un discreto inizio con tanto di gol al CSKA e alla Juve un fastidioso infortunio e qualche evidente limite tecnico l’hanno bloccato per il proseguo della stagione fino al gol nel derby che gli ha regalato la conferma sperando nel suo riscatto. Nella stagione scorsa sei mesi tra panchina e prestazioni sottotono prima di un prestito semestrale al Bournemouth finito con appena 55 minuti di Premier League. Iturbe nella sua esperienza nella Capitale ha finora segnato solo 5 gol tra campionato e coppe (in 62 presenze) costando di fatto praticamente 5 milioni a rete. Non ottimale neanche la gestione di Iago Falqué acquistato per 8 milioni e prestato al Torino con diritto di riscatto fissato a 6,5 milioni. Ironia della sorte, lo spagnolo ha recentemente affondato la sua ex squadra con una doppietta nel 3 a 1 dei granata.

IBARBO Victor: il colombiano batte per l’ultima maglia disponibile l’uruguagio Kevin Mendez, arrivato per 2 milioni più solite commissioni e la nomea di “nuovo Tevez”, e autore di 3 presenze nelle primavera di Roma e Perugia prima di essere spedito a Losanna dove finora ha giocato 39 minuti. A premiarlo il principio di un’operazione nata sbagliata. Arrivato anche lui nella Capitale nel gennaio 2015 in prestito oneroso (quasi 3 milioni!) con obbligo di riscatto, gioca talmente male da convincere Sabatini a ritrattare: rinnovo del prestito oneroso a 5 milioni più uno di bonus che non raggiungerà. Magra consolazione, il giocatore, che non verrà ovviamente riscattato, è costato in tutto 8 milioni di prestito per 12 gare.