Per settimane i tifosi interisti hanno dovuto convivere con la scadenza del 30 giugno per entrare realmente nel clima del mercato, come un bambino che attende la mezzanotte del 25 dicembre per scartare i regali. Ora, però, che il 30 giugno è passato da quasi una settimana nessun dono è stato scartato e i tifosi iniziano a mugugnare: a nulla serve l’hashtag #InterIsComing lanciato dalla società nerazzurra facendo pensare ad una sorta di rivoluzione, perché l’immobilismo attuale porta il pubblico a pensare sempre al peggio. È nell’indole dell’interista quella di vedere sempre il lato negativo delle cose e le stagioni che si sono susseguite dal 2010 non hanno fatto che aumentare queste sensazioni negative, ma occorre resistere e attendere perché questo immobilismo non è che la quiete prima dell’inevitabile tempesta.
Il tutto è amplificato dal fatto che dall’altra sponda del Naviglio i lavori siano già iniziati a spron battuto, ma questo non può essere un metro di paragone realistico: in primis il Milan non aveva dei vincoli di bilancio da rispettare perché non sottoposto ad alcun accordo con la UEFA; in secundis trattare per dei top player - come quelli che invocano i tifosi e che servono a questa squadra - è oggettivamente più lungo e complicato che trattare per giocatori non esattamente di prima fascia (pur rimanendo i vari Kessié, André Silva e Rodriguez dei giocatori comunque di buonissimo livello) e dunque richiedono più tempo. La dimostrazione sta nel fatto che l’Inter - comunque - la trattativa per Skriniar è soltanto da ufficializzare e quella per Borja Valero è ben indirizzata, ma evidentemente questo non basta ai tifosi. Trattare per gente come Di Maria o Douglas Costa (ad esempio) e conseguentemente con società come il PSG e il Bayern Monaco occupa molte più energie e più tempo e se per arrivare a Joao Mario o Shaqiri servirono quasi un mese di trattative è logicamente ancor più impegnativo arrivare a giocatori ancora più importanti degli ultimi due citati.

Questo non vuol dire che l’Inter necessariamente arriverà a prendere 7 top player, ma deve portare a più miti consigli i tifosi nerazzurri di modo che attendano il lavoro dei suoi dirigenti. Lavoro che, già adesso, va elogiato perché si sta seguendo una ratio - cosa che a volte è mancata alla Milano nerazzurra -: servivano delle cessioni e queste sono arrivate, serviva liberarsi dal vincolo della UEFA e ci si è riusciti, quello che non serviva e non serve è farsi prendere dalla frenesia dello shopping e anche in questa occasione la nuova Inter si sta mostrando lungimirante. Si prenda ad esempio la situazione relativa a Dalbert: per settimane si parlava di affare fatto, poi di problemi con il Nizza e via discorrendo, ma la realtà è che l’Inter, pur necessitando di un terzino, non si fa cogliere dall’ansia spendendo più soldi del dovuto attendendo che si possano sbloccare altre situazioni, come quella di Aurier. Calma e oculatezza sono le parole d’ordine, i diktat che seguono i dirigenti e quelli che sarebbe meglio seguissero anche i tifosi in queste prime fasi di mercato.
E queste non sono parole dettate da una speranza o da un tentativo di distorcere la realtà, ma un tentativo di elaborare delle conclusioni a partire dai fatti. Se della calma si è già ampiamente discusso, anche dell'oculatezza non si può non parlare: nessun colpo per la prima squadra, nessun top player, ma tanti - tantissimi - giovanissimi talenti da inserire nel già ottimo vivaio nerazzurro. Perché #InterIsComing non è solo un hashtag per accaparrarsi le simpatie degli amanti di Game of Thrones, ma anche un modo per far capire che è in atto un processo di ricostruzione e se le fondamenta non sono solide il futuro non potrà esserlo. Avere un vivaio competitivo già adesso in Italia è un vanto e migliorarlo rendendolo prioritario rispetto al mercato della prima squadra in questa fase fa capire come si voglia far bene anche in Europa perché ben figurare nella Youth Champions League non può che essere un viatico per la Champions dei grandi, quella che l'Inter spera di poter giocare a partire dal settembre 2018.

È comprensibile lo scoramento visto quello che circonda, ma non deve far cambiare il punto di vista, non deve sviare dall’obiettivo finale: l’Inter non deve vincere lo Scudetto di agosto, quello del mercato, quello che tantissime volte nell’era Moratti è stato vinto; questo titolo non serve a nulla, come non servono assolutamente a nulla i pagelloni di fine agosto; quello che serve è la classifica finale del campionato, quella che si avrà a maggio. E se i tifosi dell’Inter iniziano ad avere ansia e lasciarsi andare allo sconforto già a inizio luglio mentalmente potrebbe essere impossibile convivere con questa sensazione fino a maggio e, peggio ancora, sarebbe bruttissimo illudersi troppo per poi tornare alla realtà: calma e oculatezza sono i diktat e non vanno disattesi da nessuno, che siano dirigenti o tifosi.