Storiche e rimpiante sono oggi le maglie vecchio stampo, quelle dall'1 all'11. Successivamente ci fu spazio per la numerazione fissa poi per i cognomi, oggi si è arrivati al peggio.

 

Romantiche le repliche di allora, quando in campo scendevano dall'1 all'11. Non solo numeri ma rappresentazione di ciò che si era e si sarebbe stati. Non esisteva un portiere con il dodici o un trequartista con il 22, esistevano solo portieri con il numero 1 ed un trequartista con il numero 10.
Il libero con il 6 e lo stopper con il 5 erano i giocatori più ruvidi, il 10 il più fantasioso, l'11 e il 7 i corridori e il 9 quello destinato a gonfiare la rete.
Romantiche vicende di circa 20 anni fa.

 

Già perchè dalla stagione 1995/1996 viene introdotta in Italia la numerazione fissa. Ad inizio Campionato ad ogni giocatore in rosa veniva attribuito un numero dall'1 al 99 così da semplificare i lavori del Giudice Sportivo e delle emittenti televisive, che iniziavano a far valere i propri diritti.

 

Un anno più tardi è nuovamente rivoluzione stilistica. Oltre al numero preferito viene aggiunto il cognome dell'indossante della maglia. Questo per dare valore commerciale all'oggetto in questione ma anche per abbellire la diretta televisiva che si trasforma sempre più in un grande business.

 

Il cambiamento della specie non è però sempre diretto all'evoluzione. Per i brasiliani, dai nomi lunghi e alle volte districati, era impensabile scrivere il proprio cognome per intero sulla maglia, così adottarono dei soprannomi. Da Ronaldo a Kakà passando per Cafù e tanti altri.
 

Con gli anni il soprannome si estende, fino a diventare una voce fuori dal coro soprattutto all'estero. Ad esempio Aguero aggiunge al cognome l'apellativo  "Kun". 
Oggi che questa moda, ahi noi, è sfociata pure in Italia. L'impresentabile Alvarez si fregia del soprannome "Ricky" a costeggiare il classico e pulito 11. Ancora prima Kevin Boateng si autoproclama "Prince" rendendo personalizzato il suo 27 e poi "sporcando" il 10 rossonero.
Ma il peggiore di tutti è sicuramente Zè Eduardo. Giocatore da basso rendimento in campo, millanta una strepitosa influenza sulle donne, attrattete, a suo dire, dal modo di fare e dalla sua figura. Il soprannome non tarda ad arrivare e così l'indecente "Zè Love" non solo esce dalla bocca di chi lo conosce, ma compare pure sulla casacca senese numero 57.

 

Sperando di non vedere mai i vari "Matador","Faraone", "Pulce", "SuperMario" comparire sulle maglie, mi appello alla buona volontà di tutti nell'evitare l'arrivo di qualche altro "Zè Love".

 

 

Pietro Turchi