Musacchio, Kessie, Ricardo Rodriguez, André Silva, Borini, Calhanoglu e (quasi) Conti. Il paragone tra il mercato del Milan e quello di qualsiasi altra squadra italiana, ad oggi, è a dir poco impietoso. Se poi il confronto lo si fa tra i rossoneri e la Lazio, la situazione risulta ulteriormente sbilanciata. Sia chiaro: la sessione estiva è cominciata ufficialmente appena tre giorni fa, per cui c'è tutto il tempo per rinforzare la rosa (e non far sentire "solo" il povero Adam Marusic). Ma ci sono situazioni che vanno risolte il prima possibile. Non tra un mese, né tra tre settimane, né tanto meno tra sette giorni: adesso. E' il caso del trio Biglia - Keita - De Vrij: a conti fatti, la causa di un annunciato immobilismo tra arrivi e partenze in casa biancoceleste.

Entro sabato prossimo dovrebbero andare in scena, con i rispettivi procuratori, i tre incontri decisivi per il futuro dei calciatori in questione. Le recenti indiscrezioni sono abbastanza chiare: De Vrij ha deciso che resterà per un'altra stagione, prima di liberarsi a zero il prossimo giugno, mentre Biglia e Keita sono ormai da considerare separati in casa, in attesa di capire quando e a quali condizioni potranno finalmente "liberarsi" del fardello laziale. Perché è questo il messaggio che arriva: da una parte un "capitano forzato", a cui Pioli affidò la fascia solo per evitare che lasciasse la Capitale anzitempo, dall'altra un giovanissimo talento in rampa di lancio che, dopo la prima vera annata positiva in carriera, già assapora il blasone (e i soldoni) dei top club. Entrambi con un tratto ben marcato in comune: la voglia di cambiare aria quanto prima. Beata riconoscenza.

A questo punto, sono tre le ipotesi da prendere in considerazione: due deleterie, una ideale per tutti. E cioè:

1) CEDERE TUTTI E TRE
Pro: si riuscirebbe a monetizzare il più possibile, azzerando così il rischio di perdere a zero anche solo uno di loro e di tenere in casa elementi con la testa altrove;
Contro: sarebbe difficile trovare (e in tempo) sostituti all'altezza, essendo loro tre la vera ossatura della squadra

2) UN ANNO IN TRIBUNA
Pro: è la società che comanda, non i calciatori. Farsi rispettare è più importante di qualsiasi altro aspetto sportivo;
Contro: enorme danno tecnico e d'immagine, specie per gli acquisti futuri e per la questione della recidività dopo i casi Pandev e Ledesma. Nessuno andrebbe a guadagnarci: né la Lazio, che avrebbe un enorme capitale umano a disposizione ma inutilizzato, né i diretti interessati, per cui nove mesi di inattività nell'anno che porta al Mondiale rappresenterebbero un'autentica disgrazia

3) UTILIZZARLI FINO A SCADENZA
La soluzione migliore, secondo il parere del sottoscritto. Fino a prova contraria, hanno ancora un contratto in essere e percepiscono uno stipendio (e qualcuno anche bello corposo). Qui la palla passerebbe nelle mani di Inzaghi che dovrebbe motivarli al punto giusto e promettere loro pieno utilizzo. Se poi la Lazio arrivasse tra le prime quattro, con i soldi derivanti dalla qualificazione ai gironi di Champions League si disporrebbe di una base economica solida per tuffarsi (a quel punto sì) con decisione sul mercato. Resta un azzardo, soprattutto perché la Coppa dalle Grandi Orecchie manca a Formello dal 2007 e il ritorno di Milan e Inter (oltre alle sempreverdi Juventus, Roma e Napoli) complica un po' tutto. Ma tant'è: si è arrivati a questa spinosa situazione, ora si paga il conto.

Come andrà a finire? L'epilogo è piuttosto scontato: De Vrij si svincolerà a giugno del 2018, per Biglia e Keita ci si accontenterà di una cifra inferiore rispetto alle pretese iniziali, così da cercare di rimediare in fretta alla doppia voragine che lasceranno in eredità allo scacchiere tattico laziale. Di fondo, una sola certezza: nel giro dei prossimi tredici mesi, la Lazio cambierà di molto i propri connotati. Sperando che questo non significhi sfociare in un'amara e triste involuzione.