Quanto sia significativo l’infortunio di Faouzi Ghoulam non può essere di certo stabilito col senno di prima. L’unico elemento indicativo è guardare quello che il fluidificante sinistro rappresenta per il gioco del Napoli. Al di là della qualità del calciatore, Ghoulam è determinante per il livello di prestazione di altri tre calciatori del Napoli. Insigne, Hamsik e Mertens, probabilmente, potrebbero testimoniare questa ipotesi che il campo dà già come sufficientemente fondata. L’algerino, grazie anche al lavoro tattico di Sarri, è l’uomo che consente al Napoli di offendere dalla corsia di sinistra attraverso il movimento di quasi mezza squadra, dalla mediana alla linea offensiva, creando la superiorità numerica necessaria al momento realizzativo, e non solo. Se Ghoulam fa parte di quei calciatori che, tranne per organici come quelli, per fare qualche esempio, del Real Madrid, del Manchester City o del PSG (fino a un certo punto) non possono essere sostituiti pretendendo lo stesso livello di rendimento, allo stesso tempo su quello che è capitato al Napoli sorgono naturali una serie di domande.

L’attuale organico partenopeo conta su due terzini sinistri e due destri, ma soltanto sulla carta. Per ammissione di Sarri, oltre che sulla scorta di uscite chiare e precauzionali del suo stesso procuratore, Mario Rui non sarebbe ancora utilizzabile. Ecco che, dalla carta ai fatti, la rosa azzurra conterebbe su Hysaj e Maggio a destra, con quest’ultimo non del tutto adatto alle caratteristiche del gioco di Sarri, e Ghoulam a sinistra. Due terzini destri e un sinistro, per quattro competizioni (ci sono pure le nazionali e Hysaj e Ghoulam giocano sempre anche con l’Albania e l’Algeria). Questa impostazione risponde quanto meno a criteri prudenti? Ognuno se ne faccia un’idea.

La domanda, sia ben chiaro, non nasce soltanto dall’aspetto tecnico in sé, sempre tenendo conto del valore impareggiabile di un calciatore come Ghoulam. La domanda nasce dall’aspetto numerico che il Napoli fino all’anno scorso aveva sufficientemente sperimentato con successo. Strinic è stato venduto in estate per fare spazio, di fatto, a Mario Rui “inutilizzabile” fino a questo momento. Lo scorso anno Strinic aveva sostituito Ghoulam nel periodo di assenza dell’algerino a causa della Coppa d’Africa. L’avvicendamento, senza contare l’impiego in altre partite, in termini di continuità di formazione (quindi un avvicendamento considerabile pure emergenziale) aveva assicurato un ottimo rendimento, visti i successi con Sampdoria, Pescara e Milan con il croato in campo, autore di buone prestazioni (addirittura decisivo con la Samp proprio grazie al meccanismo citato all’inizio). 

Considerando la necessità di molte squadre di far rifiatare i calciatori in vista di una quantità di impegni che rendono il calcio un fenomeno industriale (giocare per mesi e mesi ogni tre giorni aumenta i rischi di infortuni), fare affidamento su giocatori sempre utilizzabili significa consentire a quelli più bravi di ridurre questo rischio. Col Cagliari Ghoulam ha dovuto giocare reduce da un’influenza, perché Sarri non aveva altre possibilità, per esempio. Col City il Napoli non ha perso per sfortuna o per altri aspetti sollevati in maniera, permettetemi la nota personale, un po’ superficiale. Il Napoli ha perso col City perché l’uscita di Ghoulam ha costretto Sarri a opporre Hysaj a sinistra per far entrare Maggio e schierarlo a destra. La faccenda del problema numerico in Champions è una scusa molto apparente e di circostanza. Risultato, due ruoli snaturati e notevoli difficoltà in fase di marcatura, oltre che in quella offensiva. Inoltre, bene riflettere sul fatto che la gravità dell’infortunio di Ghoulam resta tale, ma la sua assenza sarebbe stata un danno notevole anche se fosse stata determinata da un infortunio meno serio. Anche tre o quattro settimane di stop avrebbero privato il Napoli del suo calciatore in vista delle due gare di Champions (decisive), della Fiorentina, del Milan e della Juventus.

Tornando alla questione originaria, la domanda che sorge immediata è semplice. Perché la SSC Napoli ha deciso di affidarsi a un solo terzino sinistro in vista di una stagione così impegnativa? Inoltre, perché questo aspetto è stato aggravato dall’impossibilità, fino a questo momento, di poter far giocare Mario Rui, arrivato al posto di Strinic? Ovviamente, come già rilevato in altre occasioni, questo si somma a un altro interrogativo. Il Napoli, sempre di fatto, ha ristretto l’organico. Sono stati ceduti, per ragioni ovviamente diverse, Gabbiadini, Pavoletti e Zapata (quest’ultimo mandato a Udine due anni prima), col Napol che ha iniziato questa stagione con Mertens (prima punta sempre scoperta tale da Sarri) e con Milik, reduce da un infortunio molto serio. Inoltre, in rosa il Napoli ha calciatori sul piede di partenza ancora prima di aver cominciato. Tonelli e Giaccherini, per esempio. Senza contare che Sarri, a causa dell’infortunio di un solo calciatore, Milik (Juventus, Roma, Inter e Milan hanno in organico almeno tre prime punte o comunque calciatori adattabili e impiegati in quel ruolo), sta cercando di utilizzare il giovane Ounas impiegandolo tra l’apprendimento e la polivalenza. Non deve essere una condizione semplice per entrambi.

Tutti questi interrogativi sorgono rispetto a un’altra domanda, avvalorata da una dichiarazione recente di De Laurentiis, “Quest’anno abbiamo deciso di non investire, perché lo abbiamo fatto l’anno scorso”. Prima di tutto, al netto del manifesto, debole tanto debole, del mercato fatto dai rinnovi (i rinnovi sono una cosa quasi fisiologica in questo calcio e il mercato è tale quando una società provvede a rinforzarsi dove necessario), il Napoli, secondo il recente rapporto UEFA diramato poche settimane fa, è al quarto posto in Europa nella classifica incassi relativa alla Champions della scorsa stagione. Senza contare le entrate per le ultime cessioni estive e gli altri introiti. Se il secondo anno di Rafa Benitez aveva registrato una reazione in frenata a causa della mancata qualificazione in Champions, quest’anno, a distanza di anni, il Napoli ha pure superato il preliminare, rispettando sul campo tutti gli obiettivi necessari alla società per sentirsi più pronta sul mercato. 

Un calciatore al momento non utilizzabile, che si spera, come affermato da Sarri, "velocizzi il recupero", e un giovane talento che non è ancora dentro il gioco dell’allenatore (anche questo è fisiologico) sono stati gli unici interventi su una rosa che ha fatto a meno di qualche elemento di cui, forse, sarebbe stato meglio non fare a meno. E, vale la pena sottolinearlo ancora una volta, qui non si parla di valore dei calciatori, ma di copertura numerica (ovviamente la copertura numerica non autorizza ad affrontarla senza criterio), di aspetto “formale” di un organico costruito per ambire a posizione di vertice.

A Napoli spesso viene pronunciata la parola crescita. Quasi abusata, a mo’ di manto romantico sopra le sconfitte, che sono assolutamente accettabili, ma tutte figlie degli stessi problemi, che si verifichino in Italia o in Europa. Forse, resti comunque tra le ipotesi e le domande, l’unica crescita reale sarebbe quella di liberarsi definitivamente dalle stesse paure che si accompagnano sempre alle stesse chiacchiere. L’unica grande sfortuna è continuare a tenersele strette, chiacchiere e paure. Sarebbe un peccato se De Laurentiis non riuscisse a smentire quelli che pensano che i tifosi del Napoli sono fortunati ad aver trovato un presidente come lui, ma lui ancora più fortunato ad aver trovato una piazza come Napoli.

P.S.

Auguri a Ghoulam e a tutti gli infortunati come lui per una una pronta guarigione