Lo scorso anno, all’ultimo giorno di mercato (o quasi), il Milan tesserò Zlatan Ibrahimovic, su cui era entrato in azione 48 ore prima, e Robinho, che aveva bloccato in caso di fallimento della trattativa per lo svedese. Alla fine, a poche ore dall’ “extra omnes”, arrivarono entrambi.
Il dubbio, oggi, è che in chi segue il calcio nostrano si sia radicata l’idea che debba andare sempre così.
In queste ore, praticamente di fatto dai primissimi minuti della trattativa lampo, ancor prima dell’annuncio ufficiale, riguardo all’acquisto di Nocerino (onesto rinforzo, se non altro numerico, ad un centrocampo privo per 5 mesi di Flamini, e mai proclamato diversamente da come tale), sul profilo Facebook di Canale Milan stiamo ricevendo decine e decine di commenti da parte dei lettori, molto discordanti. Ma sembra prevalere il partito degli scettici, che, quasi montando un embrione di contestazione, propongono una visione dei fatti che può essere riassunta così: “Nocerino è l’acquisto che ci permetterà di vincere la Champions League? Non prendeteci in giro”.
Tralasciando un punto, se sia la dirigenza rossonera o piuttosto il mantice della stampa ad aver preso in giro i tifosi, il punto è che, è chiaro, quando ci si abitua (anzi, ri-abitua) al caviale, il buono e sano pane e prosciutto crea un po’ di tristezza, in chi si è fatto la convinzione, dopo lo scorso anno, che sia sempre Natale, il 31 agosto.
E ci sarà pure una via di mezzo, tra l’atteggiamento polemico di una fetta del tifo rossonero, e lo scenario idilliaco proposto ad esempio dal presidente dell’altra milanese, Moratti, che ai propri tifosi dice “siamo fortissimi”, puntando giustamente sugli acquisti di Forlan e Zarate (messo fuori rosa dalla Lazio), e dimenticando il piccolissimo particolare che risponde al nome del (s)venduto Eto’o, oltre che Pandev. Chi prende in giro chi?
E siccome la via di mezzo esiste, e si chiama realismo, diciamolo: Nocerino non è un grande colpo, nessuno pretende che lo sia, ma era ciò che serviva, e l’Inter ha qualitativamente più venduto che non comprato, più perso che non guadagnato. E i colpi di questo mercato sono Inler, Gago, Pjanic ed Elia, non Batistuta o Vieri o Ronaldo. E sarà così per diverso tempo, per motivi arcinoti: prima si entrerà nell’ottica di idee che il pane e prosciutto così male non è, ed è comunque il desinare che ci tocca, prima si avrà la giusta prospettiva delle cose.
Una prospettiva lontana dagli eccessi di pessimismo e dagli opposti eccessi tendenti alle favole. Perché, dopo tanto parlare, forse non ci si è ancora ben resi conto della realtà in cui calarsi. Sì, Nocerino non è Fabregas, come Zarate non è Eto’o. Ma questo, signori miei, è il campionato italiano: e non vuol più dire quel che voleva dire in passato. Questa si chiama realtà: ma un conto è dirlo, un conto è abituarcisi, piuttosto che pretendere di uscire di casa con gli stivali da neve a fine agosto.
Ezio Azzollini