“La sconfitta più bella della mia carriera”. Così Jose Mourinho ricorda la notte in Spagna di quando la sua Inter fu battuta dal Barcellona di Leo Messi, ma non eliminata. Il computo complessivo diede ragione ai nerazzurri. Il 3-1 dell’andata e la resistenza in inferiorità numerica al Camp Nou aprì le porte della finale del Bernabeu. E l’epilogo risuona ancora felice nelle parole dell’allenatore portoghese.

Adesso l’Inter da Barcellona riparte. Stavolta in condizioni mentali di certo più complicate. Inzaghi viene da tre sconfitte consecutive, due in campionato e una in Coppa Italia, dal primato scivolato via e dall’eliminazione dalla coppa nazionale. I pensieri intorno alla semifinale di andata dicono di un campionato da rincorrere, a stento e con uno svantaggio improvviso, e di un gioco da ritrovare. 

Le ultime uscite dell’Inter hanno mostrato un calo generale. Tattico e psicofisico. Le condizioni peggiori in vista di un appuntamento che vale una stagione. La semifinale d’andata a Barcellona è il primo atto di un momento rincorso due anni dopo la delusione nella finale col Manchester City. Davanti, però, c’è una squadra, quella dei catalani, che non vuole di certo steccare l’occasione.

I precedenti sono a vantaggio degli spagnoli, ma quella semifinale sofferta rievoca ancora un ricordo che oggi può valere il monito dell’imprevedibile. Il Barcellona probabilmente è favorito, ma lo era anche allora. Yamal e Ferran Torres, con Raphinha a completare l’attacco blaugrana, garantiscono qualità e pericolosità a un attacco al momento orfano di Lewandowski. Dani Olmo è pronto ad agire da trequartista alle spalle di un reparto offensivo che è la trazione ultra anteriore di una squadra che non teme di giocare alta e con un baricentro che si posiziona con tono di sfida.

Il Barcellona è saldamente primo in classifica e l’assenza dell’attaccante polacco è attualmente l’unico elemento reale di preoccupazione per i catalani. L’Inter, invece, ha bisogno di recuperare entusiasmo ed equilibrio. Il rientro di Thuram, la disponibilità di Dimarco e l’impiego a tempo pieno di Calhanoglu e  Mkhitaryan suggeriscono la restituzione di un undici tipo che negli ultimi tempi ha visto troppi cali di tensione e di rendimento anche individuali.

Ora, però, davanti alla fase ultima prima del sogno della finale, c’è da ritrovare quella forza utile a restituire all’Inter quello che nel 2010 le consentì di annullare la proclamata superiorità di quel Barcellona.