Lo scatto vincente di Bowen sulla linea dei difensori è ancora negli occhi di chi l’anno scorso ha sognato di riportare a Firenze un trofeo continentale. Dopo la Coppa delle Coppe del 1961, la memoria dei viola non può dimenticare la finale di Coppa dei Campioni persa col Real Madrid nel 1957. La rete subita all’ultimo minuto dal West Ham punì una Fiorentina coraggiosa e spavalda, ma irrimediabilmente vittima della legge più antica del gioco del calcio.

Adesso tra quel sogno e la possibilità di realizzarlo c’è l’antica Grecia. Il Pireo rievoca le più affascinanti leggende dalle origini delle più gloriose civiltà. Ad Atene, tra le mura amiche-nemiche (l’OPAP Arena, lo stadio Agia Sophia, è dove gioca l’AEK Atene) per i greci finalisti, ad attendere la Fiorentina ci sarà una squadra abituata a frequentare le grandi competizioni europee, ma non a vincerle. 

Un nome lungo, Olympiakos Syndesmos Filathlōn Peiraiōs, più conosciuto come Olympiakos (il club che rappresenta la sponda di origine operaia rispetto a quella che in origine era sostenuta dalle classi sociali più agiate, il Panathinaikos), a fare da barriera ostile pronta a dare battaglia agli uomini di Italiano. Per i greci, 47 volte campioni nel loro paese, la dea Nike si erge ancora più imponente, vista l’assenza in bacheca di trofei europei, se si esclude una Coppa dei Balcani conquistata nel 1963, trofeo di certo minore e per molti sconosciuto. 

È curioso che l’Olympiakos sia finito a giocare la finale di Conference in uno stadio di “casa”, ma ostile, vista la rivalità anche con i gialloneri dell’AEK. L'Agia Sophia visto dall'esterno sembra un castello, con tanto di torri d'avorio. La struttura dell’impianto greco rievoca lo stile turco. Non a caso il club ateniese fu fondato dai profughi della guerra greco-ottomana (1919-22). Il suo design si ispira alle mura dell’antica Costantinopoli, l'odierna Istanbul

“Sarebbe bello vincere per Joe”. Così ha dichiarato Commisso alla vigilia della finale di Atene. Il pensiero alla scomparsa di Barone diventa inevitabile all’indomani di una partita che per la Fiorentina potrebbe valere una pagina importante della sua storia. Ovviamente, lo stesso pensiero sarà rivolto anche al compianto Davide Astori

Italiano ha detto che la sua squadra si è allenata anche per i calci di rigore, non escludendo la possibilità che la partita possa essere risolta proprio dai tiri dal dischetto. E questo potrebbe fare presagire la possibilità di atteggiamenti tattici più prudenti da entrambe le parti. Soprattutto da parte della stessa Fiorentina, rea nella scorsa annata di essere stata imprudente nella gestione molto delicata degli equilibri nella finale col West Ham.

La terza finale della giovanissima storia della Conference League vedrà affrontarsi due squadre di due città che sul piano storico hanno avuto molto da dire. Un arco cronologico dall’antichità agli albori del Rinascimento porta con sé tensioni suggestive. In campo, però, e la Fiorentina nella scorsa edizione ha in qualche modo sperimentato certi rischi, si dovrà badare esclusivamente al sodo. Senza azzardi e senza condizionamenti.