Un capitano che lascia fa sempre sensazione e malinconia, ad ogni latitudine, in ogni modo. E non cambia le cose l’impiego, drasticamente ridotto nell’ultima stagione con Antonio Conte in panchina, che ha fatto altre scelte, consegnando però al capitano della più grande era nella storia del Chelsea l’ultimo titolo di Premier, all’orizzonte, Tottenham permettendo. Quasi 500 partite dopo la prima con la maglia dei Blues, probabilmente John Terry aveva sognato un finale più nel vivo e dentro le gerarchie della squadra londinese, ma il quinto titolo d’Inghilterra sarebbe un bel commiato, e in questo Conte, nonostante le sole 5 presenze in campionato, sembra destinato ad accontentarlo.
Quasi 500 partite (e 40 gol) dopo, con la maglia del Chelsea, John Terry è cambiato. Certamente più vincente (così come più vincente rispetto al passato ha contribuito a rendere il suo club il difensore inglese, approdato ai Blues dopo 4 anni di giovanili nel West Ham), probabilmente più saggio, perchè 22 anni sanno essere lunghi, e possono lasciare spazio a qualche passaggio a vuoto. Anche quando porti il tuo club per la prima volta nella sua storia sul tetto d’Europa.
“Per 22 anni il Chelsea è stata la mia vita, mi ha dato la possibilità di competere contro i migliori, infrangere record su record, vincere tanti trofei”, ha detto ieri Terry, salutando i suoi tifosi. “Sono arrivato a 14 anni da scolaretto, ho firmato il mio primo contratto da professionista a 17 anni per poi fare il mio debutto in prima squadra nello stesso anno. Sono stato parte integrante della trasformazione e l'evoluzione di questo grande club, mi ha aiutato a tirare fuori il meglio di me”.
Il meglio di Terry è stato anche il meglio della storia del Chelsea. 4 campionati inglesi vinti, 5 coppe d’Inghilterra, 3 coppe di Lega, 2 Community Shield, una Champions League, una Europa League, una Supercoppa Europea, e quell’unico cruccio di non essere diventato campione del mondo, nel 2012. In compenso, quello che lascerà a maggio i blues è il difensore con più marcature nella storia della Premier League, e il giocatore del Chelsea più presente in Europa. 124 le sue gare con la maglia del club di Abramovich, anche quando non era ancora di Abramovich, in competizioni UEFA.
Nel mezzo, tanta acqua sotto i ponti. Non sempre dal bel colore: è roba di quasi sette anni fa, ma ancora fresca nella memoria di tutti e nelle immagini di YouTube la storiaccia con Wayne Bridge e la sua avventura extraconiugale con la di lui ex, Vanessa Perroncel: fece il giro del mondo la mancata stretta di mano dell’ex compagno a Terry, colpevole di un comportamento non esattamente da ex capitano esemplare. Ma probabilmente la ferita più grande nei 22, lunghi anni di John Terry al Chelsea resta quel rigore battuto in maniera maldestra nella finale di Champions nel 2008: Mr Chelsea sbagliò l’ultimo rigore, quello del possibile successo, proprio sul più bello, contro il Manchester United. L’errore all’oltranza di Anelka fece il resto. Quel penalty, nella prima finale di Champions tutta inglese nella storia, avrebbe tormentato chiunque. Ma Terry, quattro anni dopo, sempre ai rigori, all’Allianz Arena contro il Bayern, avrà la sua rivincita, come solo ai grandi capita. Resta l’apice europeo del difensore inglese, quello che non avrà mai con la Nazionale di Sua Maestà: ma questo è un discorso lungo.
Quasi 500 partite dopo, e a 22 anni dalla prima volta, Terry svestirà la maglia dei blues, e la fascia di capitano del Chelsea. Se tutto andrà come deve, lo farà con un titolo da Campione d’Inghilterra. Il commiato perfetto per una carriera fatta di qualche momento buio, e di tanta, tantissima luce.