Il Napoli fa della fase offensiva il fiore all’occhiello della sua strategia tattica. Mertens, Insigne, Callejon, Hamsik, citando quelli che meglio di tutti riescono a interpretarla per ruolo e per caratteristiche, escludendo Milik, che pure aveva impressionato prima dell’infortunio, vantano numeri di livello europeo, sia rispetto ai goal segnati che agli assist forniti. I centrocampisti, oltre ad assicurare un supporto efficace sotto l’aspetto realizzativo, Zielinski (come lo stesso già citato Hamsik) per esempio, filtrano l’origine delle azioni (quasi sempre la difesa) e svolgono il loro lavoro con grande qualità, anche in sintonia, come accade per gli attaccanti, con i movimenti dei fluidificanti.
L’aspetto deficitario di un Napoli a un passo dalla grandezza (questo passo, però, richiede sforzi organizzativi, tecnici ed economici ulteriori per compiere il definitivo perfezionamento), è rappresentato dal rendimento difensivo. Un buco nero che oltre a vanificare il grandissimo rendimento del lavoro realizzativo, presenta delle anomalie e delle costanti ormai consolidate nell’andamento statistico della squadra, da intendere, ovviamente, rispetto all’intero organico a disposizione di Maurizio Sarri.
Sorprende non poco un dato che potrebbe consentire al Napoli di superare anche il rendimento - limitiamoci al campionato - della prima in classifica. Infatti, fino a questo punto del calendario di serie A, il Napoli ha ottenuto in trasferta il maggior numero di punti di tutto il campionato. I 30 punti conquistati lontano dal San Paolo, con 9 vittorie e 3 pareggi, allungano i partenopei di due punti su quelli registrati dalla Juventus.
Se un tempo, e fino allo scorso anno è stato così, il San Paolo è stata la regione di sicurezza del rendimento azzurro, quest’anno i partenopei hanno perso un numero notevole di punti proprio nelle gare a Fuorigrotta. 6 partite senza vincere, due goal in meno segnati rispetto a quelli realizzati in trasferta e stesso numero di goal subiti fuori casa. Punti che assumono un peso specifico determinante se si va a notare che questi, in particolare con Sassuolo, Lazio e Palermo, siano stati perduti con tre pareggi arrivati in situazione di pieno controllo della gara. Con Lazio e Sassuolo il Napoli era passato in vantaggio senza concedere mai nulla all’avversario, di fatto solo i goal, e col Palermo, in maniera ancora più evidente, i partenopei avevano subito goal sull’unica azione offensiva degli ospiti. 6 punti persi in casa grazie a un’incidenza di estrema efficacia degli avversari, ma, al tempo stesso, di una evidente mancanza di concentrazione, da parte della sponda partenopea, dei singoli negli unici momenti in cui avrebbero dovuto risultare determinanti.
È vero che alcuni numeri andrebbero letti e analizzati relativizzandone i momenti e i frangenti, ma alcuni, altrettanto significativi, dicono di una difesa che funziona (o non funziona) secondo elementi che sembrano consolidare riposte positive o negative all’utilizzo di Sarri dei suoi calciatori.
Sui 32 goal subiti fino a questo momento dal Napoli in campionato, due dati emergono più di tutti in maniera significativa. La compresenza in campo dei due centrali difensivi “preferiti” da Sarri, Albiol e Koulibaly, caratterizzano (su un numero così alto di partite difficilmente si può definire casuale) un’affidabilità di rendimento numericamente supportata da report invidiabili. Considerando il limite dei fluidificanti in fase di marcatura, su tutti Ghoulam, bravissimo nella manovra offensiva, ma carente in quella difensiva, consegnano allo spagnolo e al senegalese un carico maggiore dal punto di vista difensivo. Ebbene, nelle 9 gare di campionato in cui il Napoli ha schierato Koulibaly e Albiol dal primo minuto, gli uomini di Sarri hanno subito una media di 0,6 goal a partita, e in 5 occasioni Reina non ha mai dovuto raccogliere il pallone dal fondo della porta. Il dato, al netto delle prime due gare di campionato (la fase di preparazione in quel periodo si fa sempre sentire) e del lungo periodo di assenza di Albiol per infortunio (quasi due mesi), impressiona ancora di più nelle ultime 7 uscite, nelle quali il Napoli con questi due centrali in campo ha subito soltanto due goal. I numeri, invece, cambiano nelle partite in cui c’è stata alternanza dei centrali difensivi, alcuni dei quali, per ragioni fisiche o tecniche, non sono ancora entrati a pieno regime nel sistema di gioco di Sarri. Nelle 19 gare disputate dal Napoli senza la contemporaneità di Albiol e Koulibaly, gli azzurri hanno subito 25 goal, per una media di 1,3 reti a partita, e, dato ancora più significativo, soltanto in 3 gare su 19 il Napoli non ha subito goal.
Un altro dato indicativo è rappresentato dai periodi di partita nei quali il Napoli subisce goal. In campionato gli azzurri hanno preso il maggior numero di reti tra il 46’ e il 60’ e tra il 75’ e il 90’. Per la precisione 18, con 9 reti in entrambi i periodi. Il dato diventa più indicativo se si associa a quello delle reti segnate, che è maggioritario nelle due stesse frazioni di quelle subite: rispettivamente 16 e 9.
Questi numeri potrebbero essere interpretati secondo due aspetti. Quello tattico e quello atletico. Il primo potrebbe essere l’effetto del sistema di gioco nei suoi momenti di maggiore sforzo offensivo e, raccogliendo così anche il secondo, di maggiore dispendio fisico. Questa periodizzazione, forse, indica quanto sia importante per chi ha ruoli difensivi specifici assicurare un certo rendimento. Con Roma, Lazio e Sassuolo al San Paolo e Juventus e Fiorentina in trasferta, 7 reti sulle 10 subite in queste partite sono arrivate nei periodi di gara sottolineati e senza Albiol e Koulibaly contemporaneamente in campo. 2 sconfitte e 3 pareggi su 3 gare in casa. 3 punti su 15. Contemporaneità che è mancata anche nelle due gare con l’Atalanta e con quella casalinga contro il Palermo. Un punto in tre partite. Se si considerano questi due blocchi a distanza, si fanno i conti con 8 partite senza vittorie e con 4 sconfitte. Un computo complessivo di 4 punti su 24.
L’infortunio di Albiol (oltre a una Coppa d’Africa che ha restituito un Koulibaly atleticamente diverso da prima di partire) e la non ancora avvenuta maturazione di alcuni calciatori pesano in maniera decisiva sul campionato che per questa squadra avrebbe potuto assumere ben altri contorni.