Lazio e Milan in trasferta, Liverpool in casa. Le tre partite cardinali di questo primo “stint” di stagione per un Napoli che arriva alla prima sosta da imbattuto, primo in campionato (con l’Atalanta) e primo nel girone di Champions League a punteggio pieno.

Le gare più complicate sono state vinte in tre modi diversi, a testimonianza di una duttilità che probabilmente era mancata nei momenti più complicati della scorsa stagione. A Roma il Napoli ha vinto in rimonta, smaltendo le scorie di un inizio gara complicato e irrigidito. Un quarto d’ora di sbandamento e poi oltre un’ora di dominio tecnico e tattico.

Col Liverpool, invece, è andata in scena una serata di gala senza precedenti, una vittoria raggiunta coniugando autorevolezza tattica e atletica combinata a una grandissima qualità. A Milano tutt’altro copione, complice la prestazione dell’avversario. Un Napoli corto e compatto abbassato di venti metri. Poche palle gol e tanta concretezza. Una scelta strategicamente premiante, oculata, reduce dagli anni in cui creare tanto sembrava una maniera di dissimulare l’incapacità di rendersi più cinico e spietato. A San Siro una mimesi senza precedenti ha restituito una sedimentazione estremamente ottimizzante da parte di un Napoli che in partite molto importanti, come Rangers e Milan, ha saputo sopperire all’assenza di Osimhen e di Lozano, due terzi del tridente offensivo di partenza.

Politano si è ripreso maglia e fiducia, scardinando le situazioni difficili (in Scozia e col Milan) non soltanto attraverso la realizzazione di due rigori molto pesanti, ma fornendo quell’equilibrio tattico tanto caro a Spalletti. Ancora più di Kvara, efficacissimo in fase offensiva, ma in fieri in quella fase di autocontrollo che risulterà decisiva quando sarà raggiunta. In attacco il dosaggio di Simeone e Raspadori sembra per adesso seguire l’armonia dell’intero undici.

Entrambi gli attaccanti sembrano giocare insieme pur non essendo mai schierati contemporaneamente. Il loro alternarsi in gara funziona come un giocatore unico. Raspadori spostato di ruolo con lo Spezia per far posto a Simeone in zona centrale e gol vittoria nei minuti finali. In Scozia ottima prestazione del Cholito che fa espellere uno dei difensori avversari, si procura un rigore e apre le porte alle incursioni dei compagni suggellate dal raddoppio proprio di Raspadori subentratogli nel finale di partita. A Milano Simeone rileva Raspadori e risolve la partita con una grande segnatura dopo aver colto l’unico punto debole degli avversari in una difesa che Kvara aveva provveduto a far modificare a Pioli in seguito a due gialli nel primo tempo sanzionati alla catena di destra rossonera. 

Il punto nevralgico di questo Napoli iniziale è di certo l’efficacia di un centrocampo bene assortito, con tre mediani dalle caratteristiche differenti, ma pienamente integrate. Lobotka, Anguissa e Zielinski sono il perfetto completamento reciproco, con il primo a dettare i tempi di un reparto in cui anche Zielinski sembra aver trovato quella tanto sospirata continuità. Tutto in attesa dell’inserimento a tempo pieno di Ndombele, ancora alla ricerca della giusta condizione fisica, ma già in evidente dimensione squadra. Ne sono la prova i minuti giocati ad altissimo livello nella gara di Glasgow.

Rahmani e Kim assicurano una solidità difensiva che fa del Napoli la seconda difesa del campionato per gol subiti, insieme a Lazio e Juventus (subito dietro l’Atalanta), con Ostigard e Juan Jesus che sembrano aver offerto buone garanzie quando sono stati chiamati in causa. Difesa in cui le prestazioni dei fluidificanti sembrano in questa stagione poter godere anche di una più affidabile alternanza sulla fascia sinistra, visto il progressivo inserimento di Olivera. Tra i pali Meret sta rispondendo coi fatti alle chiacchiere estive.

Anche nella partita di Milano, nonostante un maggiore ripiegamento tattico in fase difensiva, si è visto un Napoli alla continua ricerca del palleggio veloce. L’impostazione dalla linea difensiva ha sofferto fino a quando Lobotka non è riuscito a liberarsi dalla pressione degli avversari. La profondità che Kvara riesce ad aprire è il terminale di una costruzione che coinvolge i centrali di difesa, i fluidificanti e i mediani chiamati a fare da sponda ai fraseggi dietro le punte.

Uno degli aspetti che maggiormente colpisce in questa prima fase è come il Napoli, merito anche di Spalletti e della costruzione da parte della società di un nuovo organico, sia riuscito a risolvere lo sfilacciamento che nelle scorse stagioni colpiva la manovra della squadra in fase di ripartenza. Adesso è come se la stessa impostazione dalle retrovie di muovesse secondo i tempi di una ripartenza. Un meccanismo che, se bene registrato e assimilato, può fare la differenza con molti avversari.

È superfluo sottolineare come nove partite siano poche e che la stagione è appena iniziata. In una prospettiva più difficile da programmare (la sosta per i mondiali sarà un elemento nuovo) ogni valutazione in questo momento è provvisoria. Resta, tuttavia, l’insieme di segni che in questo Napoli sembrano destinati a radicarsi. Anche nel recupero di quell’entusiasmo che era mancato in alcuni momenti delle scorse stagioni. Il Napoli dovrà dimostrare di essere forte nei momenti difficili, ma quelli sono scongiurabili anche da quell’atteggiamento di natura preventiva che in campo in alcuni frangenti gli uomini di Spalletti hanno già dimostrato di saper tirare fuori.