Non fosse stato per la magia di Rizzo, al minuto 94 di SPAL-Udinese, a fine agosto, la coda della classifica dopo sole 4 giornate di Serie A sarebbe già tutto un programma. Vero, proprio i ferraresi avevano esordito in massima serie, a distanza di 49 anni dall’ultima volta, bloccando la Lazio, mica roba da nulla. E vero, lì in fondo, impelagate dopo un mese di campionato, ma obiettivamente con tutt’altri mezzi, ci sono anche Genoa e Sassuolo. Ma è soprattutto la sensazione, più che i numeri, a far già annusare negli studi televisivi, nelle trasmissioni della domenica sera e negli articoli di fondo del lunedì mattina, il timore che si possa assistere a un clone degli ultimi due campionati, per quel che concerne la lotta per la salvezza.

Perché se in testa alla classifica s’è fatto per tutta l’estate un gran parlare di livellamento dei valori, gap più corti, e maggiore incertezza, lo stesso non accade in coda. E, anzi, rischia di riproporsi lo stesso scenario di 12, e ancor prima 24 mesi fa: un copione prevedibile, con due neopromosse su tre designate e quasi rassegnate a vittime sacrificali, un copione che solo la prodigiosa rimonta del Crotone nella scorsa stagione ha sovvertito. E proprio il Crotone, anziché la SPAL tre punti più su in virtù di quella rete di Rizzo, occupa assieme alle neopromosse Benevento e Verona le ultime tre piazze della graduatoria, che vogliono dire Serie B, già dopo 4 giornate.

Presto, prestissimo per arrendersi, prestissimo per mettere una pietra sopra un altro copione scritto con abbondane anticipo. Con tutte le controindicazioni del caso: perché è inutile richiamare alla memoria la situazione dello scorso campionato, con squadra già virtualmente salve a fine inverno, e tutta una Serie di motivazioni venute meno, non esattamente quanto di più auspicabile per lo spettacolo e l’incertezza di molti incontri.

Non è troppo tardi, ma il rischio c’è. Ed entusiasmo iniziale a parte, è nelle parole dello stesso Leonardo Semplici, allenatore della squadra paradossamente messa meglio, la SPAL, il campanello dall’allarme: “La squadra non si era espressa male, ma deve capire che questa è la Serie A: al primo errore, paghi dazio. Ci servirà da lezione”.

Di tempo per imparare la lezione, Verona, Benevento e SPAL sembrano averne pochino. Come poco, due stagioni or sono, fu il tempo a disposizione delle matricole Carpi e Frosinone per imparare lezioni sulla Serie A. E una lotta salvezza chiusa, fosse anche per due slot su tre, nel girone di ritorno non può essere mai un bene per il campionato. E’ presto ma non così presto da non cogliere segnali d’allarme: per esempio dopo 4 giornate, nel 2016/17, il Palermo era già penultimo, a 2 punti. Non invertì più la rotta. Il Pescara era a 4 punti, ma frutto di una vittoria a tavolino: virtualmente, sarebbe stato ultimo a 1 punto. E anche gli abruzzesi non dettero mai una svolta al loro campionato. C’è ancora tempo, ma i segnali di una classifica acerba ma non così infedele non sono confortanti. Pesante più per il valore che per i numeri la sconfitta di Ferrara contro il Cagliari per la squadra di Semplici, così come in ritardo appaiono Verona e Benevento: fragili, perforabili, in affanno. Non basteranno alle neopromosse le speranze di un harakiri, per esempio del Genoa, simile a quello dell’Empoli lo scorso anno, o che il Crotone non ripeta il miracolo della scorsa stagione, né consolarsi con i rimpianti e una classifica che probabilmente non rispecchia gli sforzi e i meriti, come per il Benevento. Serve dare una svolta, e farlo in fretta. Per evitare che il sogno finisca appena iniziato per sanniti ed emiliani, ma anche per non farci assistere all’ennesima, spenta lotta salvezza in ghiaccio già in primavera.