Prima edizione della Supercoppa italiana formato torneo. Quattro semifinaliste provenienti da trionfi e secondi posti. Due podi per un esperimento che strizza l’occhio alle esigenze televisive e, come ormai da molto tempo, sposta il tricolore piantandolo tra scenari esotici presso gli investitori arabi. Una coppa sceicca, come parte del calcio che sta prendendo una direzione verso oriente con sosta fissa tra i pozzi petroliferi e la nuova edilizia.

Prima semifinale tra Napoli e Fiorentina. Tre supercoppe in tutto e una prima assoluta per questo genere. Il Napoli arriva a giocarsi il “super” trofeo nazionale da campione d’Italia, mentre i viola si sono qualificati come finalista della Coppa Italia. Gli azzurri sono alla loro quinta partecipazione. Nelle quattro dispute precedenti (partite secche come da protocollo della vecchia formula) i partenopei hanno sempre affrontato la Juventus. Due vittorie e due sconfitte. Ad alternarsi prima della discussa gara di Pechino il trionfo del 1990, l’ultimo targato Maradona, con uno storico 5-1 e quello del 2014 grazie a una lunga serie di calci di rigore dopo uno spettacolare 2-2 maturato in 120 minuti di gioco. L’ultima volta, vinta dalla Juve, un 2-0 nel silenzio di Reggio Emilia in un’edizione “pandemica”.

La Fiorentina ha conquistato la sua prima, e attualmente unica, Supercoppa nel 1996. 2-1 per la Viola ai danni del Milan di Maldini e Weah. Una calda notte d’agosto in cui Batistuta (autore di una doppietta) a pochi minuti dalla fine regalò il titolo ai toscani allora allenati da Claudio Ranieri. Quella squadra avrebbe anni dopo ceduto i suoi gioielli Rui Costa e lo stesso attaccante argentino a Milan e Roma dove entrambi avrebbero trovato nuovi successi.

Napoli e Fiorentina arrivano a questo appuntamento con stati d’animo molto diversi. I viola sono quarti e stanno conducendo un ottimo campionato, mentre il Napoli, a tre punti dalla zona Champions, ha deluso le aspettative in una stagione per adesso segnata da mancanza di continuità, infortuni e scaramucce di mercato. Tutto avviato da una poco felice gestione di Garcia culminata in un esonero che ha visto Mazzarri tornare sulla panchina azzurra senza molto successo. Anzi, i numeri del Napoli di mister Walter sono addirittura peggiorati. 

L’allenatore toscano dovrà fare a meno di alcuni giocatori molto importanti. Meret, Olivera e Natan sono infortunati, mentre Osimhen e Anguissa sono in Coppa d’Africa. La combinazione degli eventi ha giocato un brutto scherzo a un organico che ha perso Elmas, ceduto, e che non può contare su Zielinski, anch’egli in “bolla”. Con Demme indisponibile la formazione sembra obbligata, laddove l’unico ballottaggio resta quello in attacco. Simeone o Raspadori, mentre Kvara e Politano sono le uniche certezze di un reparto che negli ultimi tempi stenta a rendere come in passato. Italiano deve rinunciare a Dodò, Nico Gonzalez e Castrovilli. In attacco Beltran e Nzola si giocano un posto da titolare. 

In Arabia Saudita le due squadre che al momento appaiono quelle meno favorite si giocano l’accesso alla finale che dall’altra parte vede impegnate Inter e Lazio. Giocarsi un trofeo in un mini torneo che azzera ogni condizionamento può significare anche ritrovare nuove motivazioni in vista del prosieguo della stagione. Tuttavia in questi casi è esclusivamente l’entusiasmo di poter vincere qualcosa a fare da spinta principe. Fino alla scorsa stagione il Napoli si era distinto anche per questa qualità.