Periodicamente i grandi club europei premono sull’UEFA chiedendo l’ennesima grande riforma dei suoi tornei, minacciando la creazione di propri alternativi con conseguente uscita dalla confederazione continentale, la quale finora è sempre riuscita ad arginare le sfide scissioniste cambiando volto alle sue manifestazioni, a volte pesantemente come nel 1999/2000, quando fu abolita la Coppa delle Coppe (di fatto “assorbita” nella Coppa UEFA) e rivoluzionata la Champions League (CL), con una doppia fase a gironi e aprendone le porte anche a qualche terza e quarta classificata in campionato.
In termini nudi e crudi, il sogno di tutti è partecipare alla CL, la quale ha alcuni “difetti congeniti”, almeno nel pensiero dei dirigenti delle squadre:
la sua iscrizione è legata ai risultati sportivi colti in ambito nazionale – prime posizioni in campionato – e internazionale – vittoria nella stessa CL e nell’Europa League (EL); non essendo facile (per tutti) raggiungerli, inevitabilmente ogni stagione vi è sempre il concreto rischio di rimanerne esclusi;
la sua formula è praticamente tutta improntata sull’eliminazione diretta (di 10 turni, solo uno è articolato a gruppi); poiché i premi in denaro sono legati in gran parte al cammino percorso nel torneo (solo il 50% del market pool segue altri criteri), il costante “dentro o fuori”, affascinante dal punto di vista sportivo, è invece troppo aleatorio ragionando in ottica di entrate economiche.
Le soluzioni finora trapelate, pur ancora in veste di abbozzi, per ovviare a questi “inconvenienti” sono essenzialmente due: la SuperLega, preferita dai club, o la Coppa Unica, verso cui mira l’UEFA. Nella presente analisi cercherò d’illustrare come potrebbero concretamente svilupparsi i futuri(bili) nuovi tornei continentali, partendo proprio dalla SuperLega.
Partecipanti
La SuperLega (SL), nelle intenzioni dei più importanti club europei, coinvolge le 20 squadre più forti del continente in una competizione tutta per loro. Per quanto i suoi propagatori la vogliano come un circolo ristretto, esclusivo e, soprattutto, chiuso, al fine di mantenere vivo l’interesse nei campionati nazionali, nella CL e nell’EL, si deve però prevedere un minimo di ricambio nelle partecipanti.
Avendo attenzione anche a quest’ultimo obiettivo, il primo passo è, ovviamente, la scelta delle (prime) 20 formazioni chiamate a gareggiarvi: preciso che ho fissato i criteri ex ante, senza avere idea dei risultati conseguenti, e ancorandomi agli aspetti prettamente sportivi, anche se quando si comincia a parlare di SL o simili, il timore che siano posposti a vantaggio di altri è reale e tangibile.
A tal fine, stilo una classifica dove ogni squadra è valutata da un indice dato dalla somma:
1) delle prestazioni individuali calcolate dal 1999/2000 in CL e Coppa UEFA/EL;
2) del 20% del coefficiente della propria federazione sempre calcolato dal 1999/2000;
3) dei tornei europei vinti prima del 1999/2000 in ragione di 12 punti per ogni Coppa dei Campioni/CL e di 3 per ogni Coppa delle Coppe o Coppa UEFA.
Arco temporale e cifre scelti non a caso: come visto, il 1999/2000 è l’autentica svolta nelle competizioni europee, poiché la riforma allora attuata fu una vera rivoluzione e non un semplice “ritocco” come avvenuto in precedenza, e quando si parla di “élite”, ci si riferisce alle squadre messesi in luce da lì in avanti, e non nell’intera storia delle coppe. I primi due addendi sono quindi il coefficiente di club, il metro di giudizio usato dall’UEFA, come ora articolato ma basato sulle ultime 17 (e non 5) stagioni. Tuttavia, per “recuperare” parzialmente il “passato”, alle vittorie continentali ottenute prima del 1999/2000 ho assegnato dei punti corrispondenti esattamente ai bonus oggi assegnati al raggiungimento della finale, rispettivamente, di CL ed EL: in questo modo una affermazione nella coppa più prestigiosa vale 4 volte la conquista di ognuna delle altre due.
Altro requisito della SL è l’assenza di limiti massimi di partecipazione: se devono essere presenti le 20 migliori formazioni europee, queste possono provenire da qualsiasi federazione, in teoria anche tutte dalla medesima, senza alcuna restrizione al riguardo.
La classifica derivante è qui riportata:

Nella tabella vi sono 25 squadre: le 5 “extra”, separate dalla doppia barra, sono le prime “subentranti” in caso di non ammissione di qualcuna delle 20 che le precedono, le quali per poter accedere alla SL devono rispettare tutti i criteri (diversi dal titolo sportivo) necessari per iscriversi alle competizioni europee (licenza UEFA, indipendenza, assenza di squalifiche ecc.). Fra l’altro, la 25ª posizione è un’ideale “linea di confine” che separa chi ha almeno 200 punti dalle altre, essendo lo Zenit, 26°, a quota 189,641.
Fra le 20 elette, solo una (la Roma, proprio la ventesima) non ha mai vinto nemmeno un trofeo in ambito continentale (ma l’OL ha come unico successo una Coppa Intertoto), mentre altre 6 (oltre i lionesi, Arsenal, Valencia, Atlético Madrid, Siviglia e Schalke) non si sono mai affermate in Coppa dei Campioni/ CL (di contro, 9 ex campioni europei restano fuori dalla SL).
Sono così coinvolte 7 federazioni: capeggia la Spagna, con 5 rappresentanti, seguita da Inghilterra e Italia con 4, Germania, Portogallo e Olanda con 2, e chiude la Francia con una solitaria formazione. A titolo personale, rilevo due sorprese: la Roma, non tanto come quarta migliore italiana, quanto come una delle prime 20 europee, e lo Schalke, con stupore doppio, non “preventivandolo” né come partecipante alla SL né come seconda compagine tedesca (in entrambe le vesti ritenevo più “papabile” il Borussia Dortmund).
Abiurata l’eliminazione diretta, la SL si snoda inevitabilmente in gironi. Uso il plurale, poiché reputo impercorribile la strada del gruppo unico, non tanto per il numero di gare (38 a testa, da sommare a quelle degli impegni interni) quanto per mantenere vivo l’interesse in tutti gli incontri. Infatti, pur trattandosi della “créme de la créme” (come direbbe il tenente Colombo), dubito fortemente che si arrivi all’ultima giornata con tutte e 20 le partecipanti ancora in corsa per il titolo, e si può benissimo intuire, p.es., l’attrazione di una Serie A dove si giocasse solo per lo scudetto. A comprovare il mio assunto, basti pensare ai distacchi spesso abissali visti negli ultimi campionati nazionali, che si replicherebbero anche in SL, magari accentuandosi: se Juventus, in Italia, Bayern, in Germania, Real e Barcellona, in Spagna, fanno il vuoto alle loro spalle nei propri confini, è lecito supporre che le 4 suddette si contendano fino all’ultimo il primo posto in SL, ma inevitabilmente le 7 complessive loro connazionali sarebbero tagliate fuori con largo anticipo da ogni sogno di gloria, con tutte le naturali conseguenze.
La formula “ideale” prevede una doppia fase a gironi: la prima si articola in due Gruppi da 10 squadre l’uno, A e B, che si possono comporre pure a tavolino, distribuendovi equamente le formazioni in termini di coefficiente di club 2011/16 e di federazione di provenienza.
CONTINUA A LEGGERE SU 'TIFOSO BILANCIATO' e 'CALCIO E ALTRI ELEMENTI'