Né Immobile, né Leitner, né l'erede di Candreva: chi conosce a fondo il valore di Stefan De Vrij sa che è lui l' "acquisto" più importante per la Lazio formato 2016/2017. Tanto, troppo il difensore olandese è mancato a questa squadra. Nella sua prima stagione a Roma, 35 presenze complessive e la netta sensazione di aver trovato finalmente il centrale su cui fare affidamento per il futuro. Apparizioni dall'esito dolce e amaro: si va dalle finali di Coppa Italia e Supercoppa perse contro la Juventus, al leggendario 2-4 di Napoli con cui la banda Pioli conquistò i preliminari di Champions. Sappiamo tutti com'è andata a finire.
E proprio il doppio confronto europeo con il Bayer Leverkusen è l'ultima traccia di rilievo che De Vrij ha lasciato dalle parti dell'Olimpico. Giusto il tempo di inaugurare il campionato con l'esordio (vincente) contro il Bologna e la disfatta del Bentegodi per mano del Chievo, poi il verdetto più temuto: è necessario l'intervento. Pensate che per settimane lo staff medico laziale ha riflettuto a fondo se procedere subito con l'operazione, in modo da farlo tornare al top entro Natale 2015, o rischiare preferendo al lungo stop un suo utilizzo a singhiozzo. Un'indecisione risultata fatale. Intervento di microfratture del condilo femorale laterale e meniscectomia selettiva laterale in artroscopia del ginocchio sinistro. Tempi di recupero stimati: 3 mesi. I fatti, però, parlano di un De Vrij che ha saltato tutta la scorsa stagione. Oggi, a quasi 300 giorni da quel triste arrivederci, lo specialista orange si è ripreso il posto che gli spetta di diritto. Da allora sono cambiate un mucchio di cose: stadio vuoto, nuovo allenatore, l'Europa che non c'è più e via discorrendo. Ma continua a persistere un fastidiosissimo dilemma: qual è il compagno di reparto ideale per De Vrij?
In principio fu Michael Ciani. E' l'estate del 2014, l'Olanda si è da poco classificata terza ai Mondiali in Brasile. E De Vrij, assoluto protagonista della kermesse, è appena tornato dalle meritate vacanze. Un affare i soli 8.5 milioni di euro versati nelle casse del Feyenoord: se Lotito e Tare si fossero fatti avanti qualche settimana dopo, i biancorossi avrebbero chiesto almeno il doppio. Così eccolo sbarcare a Marienfeld, stessa sede del ritiro scelto dalla Lazio proprio quest'anno. Corsi e ricorsi storici. Dicevamo di Ciani: ebbene, l'alchimia con il colosso francese, dapprima dalle sembianze di un'oasi nel deserto, si trasforma in breve tempo in una mera illusione. Altro giro, altra corsa. Tocca a Lorik Cana, capitano e simbolo dell'Albania, utilizzato da Reja come mediano e progressivamente arretrato nel ruolo che interpreta in Nazionale. Irruenza, facilità di cartellino e senso della posizione tutt'altro che impeccabile incidono non solo sul suo bottino di presenze, ma addirittura sul rendimento dello stesso De Vrij, che per rimediare alle topiche del "vicino di casa" spesso è costretto a commettere interventi e ingenuità che non appartengono al suo repertorio. Anche il secondo esperimento fallisce miseramente.
Il terzo tentativo è quello più disastroso e risponde al nome di Diego Novaretti. L'unica partita di livello messa a referto dal difensore argentino nel suo biennio biancoceleste è datata 27 gennaio 2015: Milan-Lazio 0-1 (rigore di Biglia), quarto di finale di Coppa Italia. Entrato a inizio ripresa al posto di Cataldi, l'ex Toluca per 45 minuti dimentica di essere se stesso, travestendosi in Jaap Stam. Cerci, Pazzini, Menez, Honda, Poli, Suso: tutti vanno a sbattere contro la serata di grazia di Diego. Un autentico unicum: nelle altre 39 apparizioni tra tutte le competizioni con l'Aquila sul petto, i suoi (evidenti) limiti salgono a galla. Leggermente migliore rispetto alle precedenti le coppie De Vrij-Gentiletti e soprattutto De Vrij-Mauricio, se non altro per il numero di volte con cui vengono riproposte. Ma ancora non ci siamo: il bottino di reti incassate dal duo Marchetti-Berisha è inaccettabile. Il ricordo di una fase difensiva di tutto rispetto con Reja al comando, merito di una solida linea a quattro formata da Konko, Biava, Dias e Radu, è ormai sbiadito.
La situazione attuale è in pieno divenire. Tra i centrali superstiti in rosa, oltre all'imprescindibile perno olandese, ci sono Mauricio, Hoedt, il redivivo Bisevac e il neo-arrivato Wallace. Per quest'ultimo sono stati spesi ben 8 milioni di euro, chiaro segno del fatto che a stretto giro di posta diventerà (al netto di un fisiologico periodo iniziale di ambientamento) una delle pedine intoccabili nello scacchiere tattico della Lazio. Tuttavia, alla luce delle ultime uscite amichevoli pare proprio che ai nastri di partenza del prossimo campionato sarà lanciata dal 1' la coppia De Vrij-Hoedt, se non altro perché l'ex AZ, che ha già assaggiato il nostro calcio ed esordito in Europa League (con risultati altalenanti), potrebbe definitivamente maturare al fianco del suo connazionale. Ammesso - ovviamente - che la tenuta fisica di Stefan sia all'altezza sin da subito. Probabile che sarà preso almeno un altro centrale (Bastos del Rostov è il più vicino, ma Rodrigo Caio è il primo della lista), a quel punto sarebbe scontata la partenza di uno tra Mauricio e Bisevac. E il solito ballottaggio si riaprirebbe. Chi vuol essere partner di De Vrij? A Inzaghi (e al mercato) l'ardua sentenza.