Napoli-Fiorentina mai come in questa occasione risuonerà come 10 maggio 1987. La prima partita da campioni d’Italia cade nella domenica dei ricordi, di quel primo tricolore che per la prima volta provò con le più felici sollecitazioni lo stato interiore di un popolo in attesa da una vita. La stessa trascorsa tra l’ultimo scudetto e il terzo, quello che l’aritmetica ha sancito a Udine grazie al gol-pareggio-punto decisivo di Osimhen

A Napoli arriva la Fiorentina che non ha più Baggio (autore di un gran gol su punizione proprio in quella domenica di maggio di tanti anni fa) e non ha più bisogno di salvarsi. I viola avranno dalla loro una condizione fisica e tattica di ottimo livello, in proiezione di quella Conference League che è il sogno che i fiorentini stanno vivendo dall’inizio della stagione.

Tuttavia i toscani arrivano a Napoli per giocare una partita dalle mille suggestioni. Su tutte, quella del Napoli neo campione d’Italia. Squadra e dirigenza hanno già espresso e sfogato tutta la gioia serbata e trattenuta nelle settimane precedenti il trionfo di Torino con la Juventus, tutto lo spasimo azzurro compresso durante una corsa che ha visto il Napoli dominare un campionato dove Milan, Inter, Roma, Juventus e Fiorentina sono approdate alle semifinali delle coppe europee, certificando, di fatto, la crescita della serie A sul piano tecnico e la qualità di un torneo che conferisce ai partenopei ancora più merito.

Italiano vorrà di certo sfoggiare tutta la sua Fiorentina in un’occasione di gala e di vecchie rivalità. La squadra viola gioca un bel calcio e a Napoli avrà modo di dimostrarlo contro la prima della classe. Dodò e Biraghi dovrebbero giocare come esterni, mentre Amrabat avrà in mano le chiavi di una mediana a supporto del tridente d’attacco formato da Sottil, Cabral e Gonzalez. La rapidità sulle corsie esterne e il palleggio dalle linee arretrate saranno un tema interessante se immaginato confrontato con una filosofia di gioco come quella del Napoli, anch’essa votata all’iniziativa e al coraggio tattico.

Spalletti vorrà di certo fare bella figura davanti a un Maradona gremito e in fremito per festeggiare insieme ai suoi beniamini freschi campioni. L’allenatore potrebbe anche mandare in campo una formazione con un turnover o comunque con le intenzioni di una più ampia rotazione. Anche se è più ipotizzabile che il Napoli inizi la gara con l’undici delle ultime uscite, con Zielinski favorito su Ndombele e il reparto offensivo, con Kvara e Lozano, a disposizione di Osimhen per favorirlo nella lotta per la classifica marcatori della serie A.

La Fiorentina in più occasioni ha messo il Napoli a dura prova al Maradona, ma stavolta l’unica grande certezza resta la maggiore tranquillità dei padroni di casa che saranno liberi dalle ansie del risultato e dediti a godersi un momento che li accompagnerà con maggiore armonia e più disinvoltura sul piano mentale. La prima da campioni al Maradona nel maggio dei miracoli.