Il gol all’ultimo secondo di Fabian Ruiz è già un lontano ricordo. Quel 2-1 conquistato all’Olimpico allo scadere illuse non poco un Napoli che sembrava aver trovato l’episodio chiave, il gol emblematico di un campionato che avrebbe potuto riservare il massimo risultato. 

Andando indietro nel tempo si fa fatica a rintracciare un Lazio-Napoli banale e noioso. Quasi sempre partite tanto sentite quanto ricche di contenuti. Dalla prima squadra che nel 1989 riuscì a battere (3-0) quel Napoli che sarebbe poi diventato campione d’Italia a quella che oggi potrebbe competere proprio con gli azzurri per posti di alta classifica. Una Lazio cresciuta nei decenni e in grado di maturare una storia che ha saputo agganciarsi tra le grandi della serie A.

Lazio-Napoli in questo momento vuol dire un primo spareggio (benché del tutto irrilevante considerando che si è alla quinta giornata) per due squadre appaiate ed entrambe reduci da risultati deludenti. L’1-1 in trasferta, a Genova, che per i biancocelesti è maturato nei minuti di recupero, e lo stesso risultato che il Lecce ha saputo strappare a un Napoli remissivo nel primo tempo e troppo disperato nel secondo. Una gara che s’incrocia con altri scontri di vertice. E che, sia pur in via iniziale, potrebbe voler dire qualcosa. Prima di tutto che entrambe sanno di non potersi permettere una sconfitta che farebbe un paio amaro e pesante dopo due punti persi da tutte e due le formazioni nel turno precedente.

Da una parte Sarri, la storia agrodolce di quel Napoli che non ha bisogno di presentazioni. Dall’altra Spalletti, ex Roma, oggi all’ombra del Vesuvio. Abbastanza per annodare le rivalità anche con rivalsa e un pizzico di antipatia. Due guide tecniche votate al gioco offensivo, due allenatori in bilico tra la tensione al successo e il mancato raggiungimento. Sia Sarri che Spalletti hanno tentato e trovato gloria all’estero. Dopo, anche quando le cose sono andate bene c’è stato qualcosa che le ha lette male.

Il mister toscano dovrebbe ritornare al Napoli che nelle prime due giornate ha vinto e convinto. Kvara, Lobotka, Mario Rui, Zielinski e Lozano, stando alle ipotesi di formazione, per ricostituire presto un undici apparso più solido e armonioso. Col Liverpool alle porte, la gestione del partita si muoverà tra la necessità di giocarla al massimo delle forze e la capacità di dosarle in vista di un impegno di Champions estremamente complicato.

Sarri, invece, sa che dovrà inserire i suoi uomini migliori per sperare di avere la meglio sugli avversari. Le caratteristiche tattiche di entrambe scongiurano l’ipotesi conservativa e prudente e suggeriscono un tema tattico tutto basato sul palleggio e il fraseggio rapido. Ed è quello che ha chiesto anche Spalletti in conferenza stampa.

I laziali hanno a disposizione uomini come Immobile, Pedro, Felipe Anderson, Milinković-Savić, Luis Alberto. Tutti calciatori che metteranno a dura prova la tenuta difensiva composta da diversi elementi nuovi in un Napoli che a Firenze aveva dato, da questo punto di vista, buoni segnali. Con la Lazio, però, sarà più difficile. Inoltre, Lazzari costituisce una preoccupazione tattica non da poco considerando le capacità di spinta dell’esterno biancoceleste. Tuttavia, Sarri sa bene che non potrà concedere spazi ai cursori partenopei, né a Osimhen, già in cerca di una maggiore continuità di rendimento (le prestazioni con Fiorentina e Lecce non sono state esaltanti).

È un Lazio-Napoli da troppo presto per poter giudicare qualcosa, ma anche da è già il momento di disputare una partita che avrà comunque un suo significato. Soprattutto psicologico.