Ezio Vendrame? Chi è Ezio Vendrame? Ezio Vendrame nasce a Casarsa della Delizia, in provincia di Pordenone, il 21 novembre 1947; Ezio Vendrame non è così famoso, Ezio Vendrame è un personaggio scomodo, autore di Se mi mandi in tribuna godo, senza il quale non sarebbe stato possibile scrivere questo pezzo; Ezio Vendrame è calciatore e poeta, chitarrista e bevitore, Ezio Vendrame è amante libidinoso ed amico sincero, Ezio Vendrame è quello che in contropiede, senza compagni liberi da servire, salta sul pallone a piedi uniti, mano sulla fronte, scrutando ironicamente l'orizzonte.

 

 

"Non volevo polemizzare contro i compagni che non si smarcavano. Semplicemente quei 30 centimetri di altezza in più mi permettevano, per davvero, di dare un'occhiata migliore al piazzamento dei miei. Pochi aggiungono che spesso, dopo avere fatto la 'vedetta' in quel modo, magari ti pescavo un attaccante con un lancio di 40-50 metri d'esterno"

 

 

PRATI E PRETI - Ezio Vendrame si ritrova in un orfanotrofio gestito da un prete all'età di sette anni con entrambi i genitori viventi; lo ricorda come un inferno, con gli assistenti che portavano a spasso gli orfanelli al guinzaglio, manco fossero cani. Dentro quelle mura si scopre ateo ed amante del pallone, mentre risale alle scuole medie la cotta per un coetaneo (l'alternativa poteva essere finire nelle mani di un prete) e l'esplorazione intima del proprio corpo, ossuto e smilzo. Il piccolo Ezio cresce nelle giovanili dell'Udinese, si suda le 40'000 lire d'ingaggio arrotondando vendendo pentole porta a porta e pulendo gli spalti dello stadio; dopo 4 anni a Udine approda alla Spal in Serie A firmando il primo contratto professionistico: ben 250'000 lire mensili!

 

 

"Cazzo, ho pensato, è così la Serie A? Pensare che non avevo ancora toccato una tetta e qui me le tiravano dietro!"

 

 

LA REGINA DI FERRARA - Vendrame scopre così a 19 anni il sapore dei premi partita sotto forma di ragazze, generosamente offerte dalla città degli Estensi in caso di successi in campionato: innamoratosi di una di esse, l'affascinante Roberta, si finge malato pur di disertare allenamenti e partite e vedere la sua amata Regina. Scoperta la tresca, il presidente Mazza lo spedisce in prestito a Sassari in serie C, ma fuggirà anche dalla Sardegna per finire al Siena allenato da Volturno Diotallevi, un mastino che dopo giornate massacranti di allenamenti in ritiro (ai quali partecipava tirando il gruppo), costringeva i giocatori a tenere aperte le proprie stanze d'albergo per ammirare le sue performance in mutande su e giù per le scale. Correva l'inverno 1969, con l'Italia tramortita dal freddo e dalla strage di Piazza Fontana, Vendrame si compra un cappotto da 70'000 lire per poi regalarlo ad uno zingarello ('aveva più freddo di me').

 

TRATTORIA CASA MIA - Dopo una stagione al Rovereto (Serie C) Vendrame approda al Lanerossi Vicenza, dove oltre all'esordio in Serie A trova una seconda casa nella trattoria di Luigino De Gobbi ad Olmo di Creazzo, sede di scherzi, cene a base di bigoli al torcio e baccalà, serenate, poesie e sguardi accattivanti con le clienti, come quella volta ch'era solo al tavolo ed una donna, accompagnata dal marito, lo guardava con insistenza; lui, eccitato ('con l'uccello stavo sollevando il tavolo'), muore dalla voglia di conoscerla, ma quando ella s'alza, presa a braccetto dal marito che le porge un bastone bianco, s'accorge che è cieca. Epico fu pure il discorso fatto ad un gruppo di tifosi della società biancorossa insieme al preoccupato presidente Giussi Farina, preoccupato dopo aver udito tutto il discorso di Vendrame, ovviamente:

 

 

"Innanzi tutto vi ringrazio per tutto l'affetto che mi dimostrate, ma mi sembrate un po' fuori di testa: io so soltanto tirare calci ad un pallone! Chissà quante cose voi sapete fare meglio di me. Non sono un chirurgo che salva vite umane e nemmeno un operaio che per arrivare alla fine del mese si deve fare un culo grande così! Io sono un fortunato ed è per questo che non vi capisco. Che cosa saranno mai queste partite di calcio! Inventatevi delle alternative domenicali. Andate a vedervi un bel film, leggetevi un libro, oppure restate a casa e fatevi una bella scopata! Cazzo!, non possiamo vivere di solo calcio!"

 

 

Coi Berici resterà impressa nella memoria dei nostalgici la vittoria contro l'Inter a San Siro nella Serie A 1972/73, dopo aver passato la notte precedente in compagnia di passeggiatrici brasiliane, rituale fortunato e spesso ripetuto nelle trasferte in giro per l'Italia. Era un recupero di campionato e Vendrame quel giorno fu incontenibile: Invernizzi, tecnico nerazzurro, gli piazza in marcatura Facchetti, Bellugi e Giubertoni senza fortuna, Vendrame pare avere ai piedi due Stradivari, alla Scala del Calcio finisce 1-2. Col Vicenza Ezio scoprirà il sapore fruttato del Clintòn, ma anche l'amaro retrogusto del calcio (già) malato: dalle pasticche misteriose a varie combine, come quel Vicenza-Ternana del '73 (1-0 su rigore decretato per fallo ben oltre i confini dell'area di rigore), con Mariano Rumor (presidente delle Lane) che strizza l'occhio all'arbitro nell'intervallo.

 

 

"Nell'anno in cui vi parlo (il 1973) ero appena tornato dall'Inghilterra con la mia squadra, reduce dal Torneo Anglo-Italiano ed avevo con me una valigetta acquistata a Londra piena di cazzi finti e di vibratori. Ero diventato un cane da figa. Per me era impossibile resistere al richiamo dell'odore difemmina. E quasi sempre scordavo che avrei dovuto fare soltanto il calciatore"

 

 

SCIUPAFEMMINE - La passione più grande di Vendrame non fu il calcio (come avrete intuito), ma le donne. Una mattina, al bar di Mario Zanon in Corso San Felice a Vicenza, una signora gli pratica una fellatio col bar gremito: 'sono mille lire per il cappuccino, il cornetto invece lo offre la casa' - le parole rivolte alla donna dal barista alla cassa. Nel suo libro più famoso Vendrame ricorda anche di quella volta a cena con Oscar Damiani e due ragazze, col nostro beniamino che fa uno show con una delle due sotto al tavolo del ristorante mentre 'sopra il tavolo Oscar mi fece da complice esemplare (già allora s'intravedeva la vocazione che lo avrebbe reso ricco a fine carriera: assistere i giocatori in difficoltà)'. L'altro ricordo piccante risale ad un sabato del 1976 (con Vendrame che veste già i colori partenopei) prima di Cagliari-Napoli, quando all'aeroporto vede una bella ragazza parlare col tecnico del Ciuccio, Vinicio. L'allenatore, al monento di diramare la formazione, esclude proprio Vendrame e lui, felice, decide di giocare la sua personale partita in tribuna: dopo qualche dolce effusione, l'amore improvvisato con la bella sconosciuta prenderà vita nei bagni del Sant'Elia mentre i suoi compagni affrontavano i sardi poco più in basso...

 

 

"A Capri c'era tanta di quella figa che per la prima volta maledissi la Natura che mi aveva concesso un cazzo soltanto"

 

 

AMICI - Pochi, sinceri, tormentati, da Antonio Juliano, capitano del Napoli (a soli 23 anni) e uomo vero vicino ai più deboli a Marcello Micci; da Gianni Montagna detto Kubala ad Agostino Di Bartolomei e la sua Smith & Wesson. Il fotografo tedesco Wowe, che gli fece scatti di nudo e l'imbarazzo misto ad invidia nello scoprire che alla medesima mostra fotografica, accanto alle sue foto, dominavano le gigantografie di Pelé con l'anaconda in bella mostra. Dulcis in fundo, l'amico di sempre, l'uomo che gli ha segnato la vita, quel Piero Ciampi, cantautore e poeta livornese che si autodistrusse fino alla morte a colpi di sigarette e whiskey e per cui Vendrame fermò addirittura il gioco durante una partita per salutarlo, dopo averlo riconosciuto sugli spalti.

 

NON PER SOLDI MA PER AMORE - Calciomercato anni '70, Milano, allenatori autori di pazzesche sviolinate ai giornalisti a caccia di squadre da allenare, calciatori disoccupati disposti a tutto pur di elemosinare un contratto ed Ezio Vendrame, promesso all'Inter e schifato da questo lato del pallone, finisce al Napoli, dove crede di strappare il contratto della vita:

 

 

"In cuor mio, se mi avesse proposto 15 milioni gli avrei messo firme dappertutto, anche sul buco del culo!"

 

 

Vendrame, in aria d'addio dopo l'arrivo di Savoldi al Menti, chiede all'emissario del Napoli uno stipendio doppio rispetto a quello vicentino: 20 milioni. L'inchiostro si deposita sulla carta, 'è fatta, li ho fregati' - pensa la talentuosa quanto discontinua mezz'ala friulana. Passarono pochi giorni prima d'accorgersi della colossale gaffe: a Napoli Vendrame era quello che guadagnava meno, persino un ragazzino proveniente dal vivaio dell'Atalanta e con una sola presenza in A (Ferradini) guadagnava più di lui, ben 60 milioni! Nel 1976 Vendrame è al Padova, in C, siamo ad una settimana dalla sfida con l'Udinese che si gioca la promozione B ed offre ad Ezio ben 7 milioni per assicurarsi una sua prestazione scadente, Ezio accetta.

 

 

"Quell'anno la Società patavina era allo sbando e i nostri premi partita erano quelli federali: 22'000 lire al punto. Quindi per me sarebbero state 44'000 in caso di vittoria e 7 milioni in caso di sconfitta! Non c'era partita: bastava che giocassi male quell'incontro! Altre volte era successo e senza che mi fossi portato a casa una lira"

 

 

Qualcosa però in campo va storto: l'Appiani di Padova è pieno zeppo di tifosi bianconeri, che insultano Vendrame in tutti i modi possibili al suo ingresso in campo; furono proprio quelle parole a far cambiare idea al Best di Casarsa: doppietta vincente e secondo gol segnato direttamente da calcio d'angolo dopo essersi soffiato il naso con la bandierina, Udinese che resta in C e biscotto saltato.

 

UNA VITA IN FUORIGIOCO - Ezio Vendrame è questo è molto altro, è quello che dopo un tunnel a Gianni Rivera chiede scusa, quello che all'ultimo minuto di una gara del torneo Ango-Italiano bacia il suo diretto marcatore appassionatamente dopo averlo ubriacato di finte per novanta minuti; Ezio è quello che a 39 anni suonati scende in campo in Promozione con lo Juniors Casarsa e batte i corner di rabona, lo stesso che, opinionista al Sanremo 2005 condotto da Bonolis si scaglia contro Gigi D'Alessio, accusandolo pesantemente in diretta tv; Vendrame è l'hippie che rifiuta la proposta di Helenio Herrera di raggiungere Los Angeles e giocare con George Best, è l'anti-juventinità ('per me vincere era un incidente di percorso, per loro una condanna'), è il coach che dai ragazzini non si fa chiamare 'mister' ma semplicemente 'Ezio', che sogna d'allenare una squadra di orfani perché i genitori spesso non capiscono, anzi, elargirebbero pure profumate mazzette al presidente della squadra pur di vederlo lontano dai propri figli; è un gran suonatore di armonica a bocca, è il naif che dribbla tutta la propria squadra e finge di fare autogol in una partita destinata a finire 0-0, facendo addirittura crepare d'infarto un anziano in tribuna, è lo scapigliato che riconosce calciatori soltanto Maradona, Zigoni e Meroni, nell'ordine, era pazzo, per Nereo Rocco, per Boniperti era come Kempes, per altri era Sivori ed invece era solo Ezio Vendrame.

 

Storica fu l'intervista con Gianni Mura consumata nei pressi della tomba di Pier Paolo Pasolini ('soltanto perché è il mio compaesano più vivo') nel cimitero di Casarsa, dove Ezio non mette piede ('ricambio così l'odio della mia gente') ed il giornalista confidò al calciatore che avrebbe potuto giocare in Nazionale, se avesse avuto un'altra testa. Noi, al contrario, vi diciamo che se avesse avuto un'altra testa forse non avremmo mai sentito parlare di lui... anarchico, sregolato, spontaneo, in due parole, Ezio Vendrame, poeta di un calcio che non c'è più.

 

Alan Bisio

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