Sono giorni amari per il popolo italiano, costretto a seguire i Mondiali senza la propria Nazionale. Uno dei colpevoli della disfatta è l'ormai ex CT, Giampiero Ventura. Che prova a spiegare i motivi della disfatta in una lunga intervista rilasciata alla Gds: "Non ho trovato un senso a questa esclusione. Ho sempre pensato che l'essere conti più dell'apparire e il mio progetto stava andando bene. Tutto ha funzionato fino alla Spagna, dopo quella gara è partita una demolizione senza precedenti, un delitto premeditato. Fino alla Spagna ho fatto l'allenatore della Nazionale, dopo ho fatto il pungiball. Non sono mai stato ct, perché è una figura istituzionale rispettata e sostenuta come io non sono mai stato. Non me ne sono andato perché sentivo che nonostante tutto ce l'avremmo fatta. Dovevo dimettermi per tanti motivi. La doppia sfida con la Svezia? Sembrava non si aspettasse altro che una caduta. C'era un clima da resa dei conti. Bastava arrivare uniti, qualificarci e poi salutarci, cosa che avevo già preannunciato di fare". 

INSIGNE - "Con me Insigne aveva giocato sempre. Ho fatto delle valutazioni in base all’atteggiamento tattico della Svezia che non metteva in condizioni Insigne di esprimere al meglio le sue caratteristiche. Ma stia pur certo che se avesse giocato Insigne, il problema sarebbe diventato El Shaarawy o un altro".

L'ATTEGGIAMENTO DI DE ROSSI IN PANCHINA - "Però nessuno ha mai chiesto a De Rossi con chi stesse parlando. Non ce l’aveva con me, ma con il preparatore atletico. E’ abitudine mandare i giocatori della panchina a scaldarsi prima di qualche cambio, ma Daniele non sarebbe entrato, non avevo dato alcuna disposizione in proposito. Però è servito anche questo per scaricarmi addosso di tutto".

BALOTELLI - "Sarebbe stato convocato per le amichevoli contro Argentina e Inghilterra. Lavoravamo per farlo rientrare. Mi auguro che si torni a rispettare l'uomo Ventura oltre che il tecnico. Sulla correttezza e serietà nessuno può contestarmi e da lì riparto".