La vittoria del Real Madrid nel derby contro l'Atletico nella finale di Champions League è ancora negli occhi di tutti, così come negli occhi di tutti c'è quanto fatto da Gaspare Galasso, il giovane ragazzo messinese intrufolatosi in tribuna d'onore per il match vivendo lo spettacolo come fosse un accompagnatore della società blancos. Abbiamo letto, visto e sentito vari aneddoti legati ai fatti di cui sopra, e abbiamo deciso di contattare Gaspare per porgergli noi qualche domanda. Eccom com'è andata:
Allora Gaspare, la tua performance in Champions l'abbiamo vista tutti e abbiamo letto tante tue interviste in questi giorni, ma c'è una cosa che non ci è chiara: ok il video del come sei entrato in tribuna, ma senza pass e biglietto l'ostacolo dei tornelli come l'hai superato?
"Rispondo con una domanda: vi siete mai chiesti quante persone possono passare contemporaneamente da un tornello? A buon intenditore, poche parole".
Facciamo un passo indietro: nel 2012 la tua impresa in Coppa Italia è nota a chi ha seguito la tua storia. C'è un'immagine che ci ha colpito particolarmente: gli insulti di Aronica a Quagliarella, e a ruota un tuo "pezzo di m..." all'allora attaccante della Juventus. Ti ricordi cosa disse esattamente il difensore napoletano all'avversario? E tu perché lanciasti quell'insulto a Quagliarella?
"Ricordo che Quagliarella colpì Aronica con una gomitata al volto, un gesto indegno al quale il difensore del Napoli rispose in quel modo. Mi sentì di difendere Aronica a mia volta prima che l'attaccante bianconero scendesse negli spogliatoi".
Detto dei tuoi "successi", raccontarci di qualche tuo "insuccesso": ti è andata male qualche volta? Cosa successe una volta scoperto?
"Una volta andai con un mio amico allo Juventus Stadium, riuscimmo anche ad entrare, ma negli spogliatoi un giornalista ci riconobbe, si avvicinarono gli steward, poi ci denunciarono per truffa, raggiro e violazione di domicilio. E' finita con una condanna di due mesi a pena sospesa, niente di che...".
Dicci, Gaspare: agisci davvero da solo o qualche complice qua e là ce l'hai sparso per gli stadi del mondo?
"Questa cosa mi fa sorridere, è come se avessi complici ovunque fra Real Madrid, Napoli, Juve, Roma, con tutti. E' una cosa che non si può, neanche il nipote di Florentino Perez poteva stare lì, neanche nelle premiazioni di Serie D si può stare con i giocatori".
Raccontaci cosa ci sta dietro questa tua "passione": cosa ti spinge a fare quello che fai?
"Non è una passione, è un divertimento, l'ultima volta l'avevo fatto quattro anni fa, è un modo di vivere la partita diversamente a modo mio, non guadagno niente da queste cose. Mi piace provare l'ebrezza, l'adrenalina, e poi tornare a casa per riderci e scherzarci su con gli amici. E' diventata una sfida con le persone che mi dicono che secondo loro non ce la faccio a fare questo o quell'altro, magari preparo qualcosa per la finale di Coppa del Mondo".
Parlandoci chiaro, Gaspare, quello che fai sai che non è esattamente legale, no? Non ti spaventano gli eventuali ed ovvi rischi in conseguenza?
"Si, è vero, non è proprio legale quello che faccio, ma la mia forza è non pensare a cosa succede dopo. Però io non lo faccio con cattive intenzioni: ci fosse stato qualcuno di diverso al posto mio, ma uno qualunque poteva andare a infilzare la gola di Florentino (Perez, n.d.r.) con un coltello. Io ho solo mostrato le falle del sistema di sicurezza".
Chiudiamo con una battuta sul fantacalcio, nostro pane quotidiano: hai qualche suggerimento per i nostri fantallenatori?
"Sicuramente, uno su tutti: prendetemi, costo poco, rendo tanto e gioco dove volete voi!".