Marcello Lippi, ex ct della Nazionale italiana, ha parlato nel corso di un'intervista concessa al Corriere dello Sport. Queste le parole dell'ultimo commissario tecnico a vincere il Mondiale con la Nazionale azzurra.

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Intervista a Marcello Lippi sulla Nazionale

Somiglia a quella del 2006?

«Mi fa piacere. La Nazionale per me, e non solo per me, ha un valore straordinario».

Venticinque partite senza mai perdere lei, sequenza culminata a Berlino, con Mancini arrivato ora a 24.

«Stiamo finendo gli aggettivi. Di questa squadra e del suo allenatore è stato detto tutto quello che di positivo c’è da dire, in un percorso di ricostruzione».

Nella sua prima straordinaria esperienza azzurra, conclusa col trionfo iridato, un paio di risultati le mancarono solo all’inizio, come è successo all’attuale ct

«E come è anche naturale che sia. Noi perdemmo in Slovenia, ottobre 2004. Una partita complicata; poi però migliorammo di volta in volta, in modo chiaro, sistemando quel che c’era da sistemare nel gioco e negli uomini».

Due anni di lavoro importanti

«In crescendo. Ecco, c’è una cosa che a me dispiace non sia potuta accadere la scorsa primavera a questa Nazionale, quando tutti i programmi saltarono per via della pandemia».

Ci spieghi

«Credo che a Mancini e ai suoi avrebbe fatto non bene, ma benissimo poter giocare quelle due amichevoli impegnative e prestigiose che erano in calendario a fine marzo 2020, a Wembley contro l’Inghilterra (il 27-3) e poi subito dopo contro la Germania a Norimberga (il 31-3). Lo dico per esperienza diretta». 

Intervista a Lippi su Mancini

Queste prime vittorie del 2021 sono arrivate in modo meno spettacolare rispetto al recente passato

«Qualche volta si gioca bene, altre un po’ meno, altre benissimo. Questo è un periodo molto particolare. Forse l’Italia non è stata brillante ma può succedere».

Se Lippi dovesse indicare la cosa che più gli piace di questa Nazionale cosa indicherebbe?

«Il fatto che vince sempre! Ripeto: riesce a vincere tante partite. E guardi che non è una semplificazione. Ma una qualità fondamentale».

Figuriamoci: il dibattito tra giochisti e risultatisti, da noi è eterno

«Io le voglio raccontare un aneddoto. Riguarda la mia carriera di giovane allenatore, una trentina di anni fa. Ero al Cesena dove con me lavorava una straordinaria figura, Emilio Bonci, detto Miglin, una vera sagoma».

Lippi sulla difesa a azzurra

Fase difensiva?

«E questo dice la nostra storia azzurra. La si può declinare in tanti modi, ma tutte le grandi squadre italiane hanno saputo ottenere i risultati più importanti partendo da una buona difesa. Insomma, saper difendere per noi è fondamentale».

 

Lippi (Getty)
Lippi (Getty)