Andrè Onana, portiere dell'Inter, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai taccuini di SportWeek per commentare questi primi mesi in nerazzurro. Queste le sue parole.

Inter: le parole di Onana

"Ero all’Ajax e un paio di anni fa Piero Ausilio si avvicina per la prima volta al mio agente: gli racconta le cose come stanno, senza giri di parole, come piace a me. E dal minuto 1, ancora prima di entrare nel cuore della trattativa, mi sono sentito il nerazzurro addosso. Ho iniziato a vedermi come portiere dell’Inter ogni giorno di più. Quando un club così pensa a te, come fai a dire no? Ne sei lusingato e felice. E adesso eccomi qua in una città magnifica, con una tifoseria incredibile che inizia a volermi bene. Cosa significava l'Inter per me? Troppo facile dire Samuel Eto’o, visto legame che abbiamo. Ma non serve indossare questa maglia per conoscere I’Inter, visti i tanti campioni passati da qua, i tanti grandi portieri interisti, da Toldo che era l’incubo di Franck De Boer, a Julio Cesar, uno dei miei preferiti. Pensate che è stato quasi il primo a sapere del mio trasferimento…”.

Sorpreso di essere titolare?

No, perché so chi sono, quanto valgo, e mi accorgo di quanto cresco, allenamento dopo allenamento. Sapevo che facendo le cose per bene sarebbe arrivato presto il mio momento. Prima di arrivare, ero consapevole che mi sarei giocato il posto con un portiere straordinario, che ha fatto la storia di questo club, ma che è molto, molto diverso da me…Se qualcuno mi chiede “Samir è un tuo modello?”, io non posso che dire…”no”. Proprio per questa diversità tra noi. Ma aggiungo pure che lui e un campione gigante, altrimenti non  sarebbe rimasto qui, a questo livello, per 11 anni: davanti ad Handanovic ci si può solo togliere il cappello. Appartiene a una scuola italiana che è diversa dalla mia: è bravissimo e sicuro tra i pali, mentre io mi sento un portiere moderno e “proattivo”. Uno che prende rischi, esce, accetta l’uno contro uno e gioca tanto con i piedi. Sono semplicemente modi diversi di intendere il ruolo e diversi insegnamenti a cui vieni abituato. All’inizio, ci guardavamo strani in allenamento e uno diceva all’altro: “Non fare così, stai sbagliando”. E l’altro rispondeva: “No, sbagli tu” (ride, ndr). Personalmente, mi sto misurando con allenamenti nuovi che all’inizio neanche capivo, ma anche così posso crescere”.

Come è il vostro rapporto ora che hai preso il suo posto?

“Parliamo molto di più adesso di prima: Samir si sta comportando da vero capitano. E un leader riconosciuto e si vede in tante piccole cose: non deve pensare solo a me, ma a tanti aspetti quotidiani della squadra Apprezzo il fatto che mi dia consigli, che  si congratuli per una bella parata e mi corregga per un errore. E, poi, ricordiamoci di una cosa: l”Inter, intesa come istituzione, è qualcosa di molto più grande di me, di lui e di qualunque altro. Noi tutti abbiamo il dovere di onorare e difendere questa maglia, ma siamo solo ii passaggio, mentre il club e il popolo interista resterà. Questo soltanto conta”.

Sul cambiamento della squadra

“Posso dire che la squadra si sta davvero abituando al mio stile. Adesso. se su un cross non esco. Skriniar mi guarda male e Dumfries mi urla “Onaaaaa!”. Io rispondo che non posso uscire sempre, sempre, sempre, ma il fatto che loro tacciano cosi mi rende felice. Significa che si fidano, che ci capiamo, che vogliono che rischi. Poi a me piacciono partite che diventano battaglie difensive: niente può esaltarmi di più di una sfida come quella che abbiamo giocato tutti insieme al Camp Nou. Guardavo la squadra da dietro ed era uno spettacolo: compatta, corta, unita. Si muoveva come una cosa sola e pazienza se i miei ex compagni in Catalogna ci hanno accusato di difensivismo. Quando poi vedo Skriniar andare sull’uomo con quella cattiveria e urlarmi in faccia la sua carica, penso: “Che guerriero! Con questo ci andrei in battaglia sempre!” Ma tutti i nostri difensori, così alti, grossi e duri, mi fanno sentire protetto. Anche se so che abbiamo preso troppi gol finora…”.

Lukaku, quanto vi manca?

“Tanto, ma quando tornerà farà come sempre il massimo. E, tra l’altro, il popolo interista lo adora. Ma lo adora davvero. Quando ha iniziato a riscaldarsi col Plzen a San Siro, ho sentito un “ohhhh” incredibile e mi tremava la terra sotto ai piedi: mai vista una manifestazione d’amore così, mai vista una tifoseria così appassionata. Ma sapete, però, chi è davvero il più grande campione dell’Inter? Alex Cordaz, la persona più positiva che io abbia mai incontrato, un essere umano meraviglioso. Vai ad Appiano triste per i fatti tuoi, lo vedi in faccia e ti cambia l’umore. Se lui c’è o non c’è, fa tutta la differenza del mondo, non solo per me ma per tutti i miei compagni. Non è uno scherzo, ma grazie a Cordaz anche Barella va più veloce. Glielo ripeto ogni giorno: “Alex, è un onore allenarmi al tuo fianco”.