Continua a tenere banco la questione del sessismo nel calcio e nell’informazione sportiva, aperta dalle affermazioni di Fulvio Collovati a Quelli che il calcio.

In difesa dell’ex campione del mondo si era schierato in un articolo Giancarlo Dotto (con il quale aveva polemizzato, tra gli altri, Alessia Tarquinio di Sky Sport).

Ha scritto una replica a Dotto anche Diletta Leotta, chiamata in causa dal giornalista: il Corriere dello Sport ha ospitato il botta e risposta con la giornalista di DAZN, che riportiamo integralmente:

“A quanto pare, sono capace di fare il mio mestiere così bene che la mia professionalità fa arricciare il naso – o venire la pelle d’oca - ad una delle penne più affermate del giornalismo sportivo: Giancarlo Dotto. Da 6 anni mi occupo di sport e di calcio in tv, e non di botanica, cosmetica o astrofisica, né considero questi ultimi sei anni di lavoro il mio hobby del week-end. Né farei mai un lavoro senza averne la più pallida nozione, come Dotto sostiene. Faccio semplicemente il mio lavoro e lo faccio da anni con passione e puntualità e sì anche con un tocco di femminilità, che non guasta, e che per fortuna a volte mi fa prendere le distanze da certe situazioni paradossali che possono verificarsi a bordo campo o in uno studio, dove, ci sono personalità o giornalisti dai facili giudizi e dalle maniere da uomo non proprio moderno. Per fortuna non sono ovunque come lei dice – il che vuol dire che ho anche molto tempo per me – né sono arrivata per caso a parlare di sport in tv. Le ricordo caro Dotto, che il mio fischio d’inizio è stato tanti anni fa con lo sport sulle tv locali, con SkySport24, per poi arrivare a Sky Serie B e Goal Deejay. Per non parlare dei suoi articoli che hanno contribuito ad accrescere la mia passione per lo sport e la conoscenza sui segreti del calcio. Anche grazie a questi ho preso una laurea in giurisprudenza con una tesi sui contratti sportivi".

A stretto giro la controreplica di Dotto:

“Cara Leotta, che Dio mi fulmini, ci resto male, ero persuaso d’aver sottoscritto un sentito elogio della sua persona. Ci riprovo con un filo di speranza: la differenza è tutto, la differenza è il motore del desiderio, dunque della vita. Celebriamo la differenza. Se lei è un magnete per tutti noi, se il telecomando va a cercarla, non è per quello che dice, il che la omologherebbe tristemente al mucchio anonimo dei tanti valorosi colleghi maschi, ma per quanto disdice, per quanto la relega nella differenza. La seduzione eterna del femminile. Un cliché? Può darsi. Ma è il cliché che ci tiene vivi e desideranti".