Dopo il problema al cuore che lo ha costretto ai box per tutta la passata stagione, Jonathan Biabiany è tornato ad allenarsi ad Interello, nella speranza di ricevere una chiamata da qualche squadra di Serie A (magari proprio dall’Inter, squadra in cui è cresciuto). In un’intervista rilasciata alla GdS, l’ex attaccante del Parma ha parlato della scoperta del problema cardiaco e della sofferenza vissuta: “Cesena-Parma è stato il giorno prima di scoprire l’aritmia. Sostituito a qualche minuto dalla fine, routine: nessun sintomo, niente di niente. Poi il doppio choc: niente Milan e il cuore ballerino. La prima cosa che chiesi fu: ‘Starò di nuovo bene?’, il calcio fu un pensiero successivo. Il professor Carù mi tranquillizzò subito, ma spiegandomi che sarebbe servito tempo“.
Otto mesi abbondanti: di cosa?
“Anzitutto di pareri medici: cinque specialisti italiani e da ognuno test, esami, riscontri. Alcuni positivi, altri negativi: non si finiva più. Finché non sono andato a Boston dal professor Baggish”.
Perché fu una visita diversa dalle altre?
“Anzitutto per il tipo di test sotto sforzo: 18 minuti di tapis roulant al 15% di pendenza, con una mascherina per le prove cardiopolmonari. Stress massimo, mai fatta una cosa del genere. E poi perché Baggish non sapeva neanche chi sono: assolutamente super partes, eppure mi ha detto le stesse identiche cose di Carù, togliendomi anzitutto ogni dubbio di salute. Un parere definitivo: ora sento di avere lo stesso profilo di rischio di una qualsiasi altra persona”.
Il momento peggiore?
“Forse a novembre: pensavo di poter riprendere a dicembre, mi spiegarono che avrei dovuto aspettare almeno fine marzo. Un giorno di down , non di più: sono caraibico, io”.
Paura di aver paura, quando tornerà a giocare? Paura che l’aritmia possa rifarsi viva?
“No, credo sarò il solito cavallo pazzo. Io sono fatto così: o vado, o non vado. E visto che ho voglia di ricominciare ad andare lo farò senza paura, altrimenti meglio non giocare e basta”.
Quando succederà?
“La fatica sta nel fatto di dover riprendere piano piano. Sono alla quarta settimana di corsa: un’ora al giorno, ogni giorno un po’ più intensa. A fine mese le prime verifiche in base ai monitoraggi quotidiani. A fine luglio-metà agosto spero di poter lavorare con una squadra”.
Quale squadra?
“Si dice che non c’è due senza tre e infatti sono tornato per la terza volta all’Inter: per me è come una mamma, non una matrigna. Mi hanno trattato come un figlio, mi alleno a Interello, però non ho ancora firmato nulla: sono svincolato, si sono già interessati diversi club, ma la mia priorità adesso non è trovare una squadra. Anche se con Mancini mi sono già allenato quando ero in Primavera, e leggo che potrebbe giocare con il 4-2-3-1 o il 4-3-3″.
E se l’Inter le dicesse: ti riprendiamo, ma ti mandiamo a giocare?
“Non mi piace l’idea di un prestito: preferisco trovare una squadra dove fermarmi. Conto di sapere quale entro un mese, spero anche meno”.