L’ordinamento sportivo rappresenta, almeno in teoria, un insieme organizzato di enti riuniti sotto un unico obiettivo ed un’unica fonte normativa. Esso ha acquisito, con un decreto legge del 2003, poi convertito, la propria autonomia nella sua definizione di articolazione dell'ordinamento sportivo internazionale facente capo al CIO. 

Questa breve premessa storica ha una importanza centrale nella comprensione della reazione a catena che potrebbe a breve scatenarsi a seguito della nascita della Superlega

Bisogna innanzitutto precisare come lo Stato, seppur abbia riconosciuto l’autonomia dell’ordinamento sportivo, rappresenti sempre, rispetto ad esso, un ente sovraordinato che avrà, quindi, la capacità di imporre la propria forza legislativa e, se del caso, sanzionatoria. In sintesi l’autonomia concessa fornisce all’ordinamento sportivo libertà di manovra ma solo in relazione a specifiche materie e sempre sotto l’egida dello stato. 
Tale aspetto è stato, peraltro, di recente oggetto di analisi in relazione al match Napoli vs Juventus in occasione del quale lo Stato, nella figura dell’Asl, e la Figc, per conto dello ordinamento sportivo, inscenavano un braccio di ferro al fine di decidere se far disputare o meno l’evento. Sappiamo tutti come poi è finita. La forza dello Stato è incontestabile ed inderogabile.


Ebbene, tuttavia, pare che questa lotta di poteri non riguardi solo i rapporti tra Stato e Sport ma stia per esplodere anche al suo interno
L’ordinamento sportivo può essere raffigurato come un insieme all’interno del quale navigano le sue articolazioni nazionali ed internazionali. La sua massima rappresentazione e vertice è rappresentato dal CIO (comitato olimpico internazionale) che si dirama a livello territoriale attraverso i suoi Comitati nazionali (in Italia Coni).
Ogni singolo sport è organizzato e disciplinato dalle corrispondenti Federazioni previo riconoscimento da parte degli specifici Comitati nazionali. Le singole Federazioni organizzano eventi, campionati e manifestazioni per il tramite delle proprie leghe di categoria.
Affinché una società possa essere ammessa all’interno della federazione e, quindi, partecipare ai suoi campionati, essa dovrà rispettare il corrispondente statuto ed il connesso regolamento interno. Medesimo discorso varrà per i singoli atleti.


La fotografia dovrebbe essere abbastanza chiara: se una società o un atleta viola o non intenda rispettare i regolamenti non verrà ammesso all’interno del sistema o, nel caso in cui ne facesse già parte, verrà espulso/radiato. L’esclusione o la non ammissione nel sistema sportivo riconosciuto impedisce alla società e all’atleta di partecipare a qualsiasi tipo di manifestazione da esso organizzato. 
Potrebbero essere questi gli effetti della nascita della Superlega per quei 15 top club d’Europa che se ne sono fatti promotori, fondatori oltre che partecipanti. Tra questi anche Juventus, Inter e Milan.


Quindici dei più grandi club d’Europa avrebbero infatti dato vita, almeno per ora con un comunicato stampa, ad una nuova Lega distinta da quella della quale fanno parte e fuori dalla organizzazione delle corrispondenti Federazioni. 

La notizia ha scatenato, ovviamente, l’ira e le minacce delle Federazioni e delle Leghe di appartenenza oltre che della Uefa e della Fifa che rappresentano le stesse nell’organizzazione delle manifestazioni internazionali.

Tale gesto configurerebbe una grave violazione dei regolamenti e determinerebbe l’espulsione delle società protagoniste dalle rispettive Federazioni e, a cascata, la cancellazione delle stesse da tutte le competizioni nazionali ed internazionali. Esse, unitamente ai loro atleti tesserati, non potrebbero più partecipare ai campionati di categoria, alle coppe e alle selezioni delle rappresentative nazionali. 
Peraltro lo Stato non concederebbe alcuna autonomia legislativa e/o organizzativa a tale nuovo gruppo poiché fuori dai contorni del sistema sportivo legislativamente riconosciuto, come detto, facente capo al CIO.

Un progetto che avrebbe degli effetti fin troppo devastanti per essere davvero perseguito.
La manovra dei club, frutto esclusivamente di calcoli di profitto, pare più una provocazione finalizzata alla modifica degli attuali regolamenti, anche e soprattutto relativi al financial fair play, che una reale voglia di uscire dal sistema calcio anche considerato l’approssimarsi dei campionati europei e mondiali. 


Avv. Cristian Zambrini (www.studiolegalezambrini.it