C'è amarezza in casa Milan per la sconfitta nella finale di Coppa Italia, altra nota negativa di una stagione a dir poco deludente per il Diavolo.

Lo sa bene l'ex tecnico rossonero Arrigo Sacchi che alla Gazzetta dello Sport ha esternato tutto il suo malcontento per la gestione del Milan.

Milan, le parole di Sacchi

"Vedere il Milan ridotto così male mi mette una grande tristezza, perché io sono legato a quell’ambiente, ai tifosi, a quei colori. Osservando la finale di Coppa Italia, meritatamente persa contro il Bologna, ho avuto la conferma di ciò che penso dall’inizio di questa stagione: il Milan non è una squadra.

Il presidente Berlusconi quando mi ingaggiò, mi disse che il suo obiettivo era quello di vincere e di convincere. Desiderava che il Milan facesse spettacolo, che divertisse la gente. Aveva un’idea e la sapeva trasmettere ai suoi collaboratori. Vi sembra che il Milan di oggi, inteso come società, abbia un’idea? A me pare proprio di no.

Il Milan è un insieme di giocatori che sono stati presi a casaccio. Non discuto le loro qualità tecniche individuali, anche se potrei farlo: il problema, qui, è che non sono elementi in grado di formare una squadra. Si vanno a fare acquisti all’estero, e francamente non ne capisco la ragione, arrivano giocatori che provengono da esperienze e culture differenti, bisogna cercare di amalgamarli, ma in questo modo com’è possibile dare uno stile?".

La gestione degli allenatori

"La scelta dell’allenatore, all’inizio della stagione, è fondamentale. Il Milan, invece, nell’estate scorsa prima ha pensato di prenderne Lopetegui, e poi, dato che i tifosi si erano arrabbiati, ha virato sul portoghese Fonseca. I dirigenti che hanno operato questa scelta hanno commesso un grave errore e poi, a metà stagione, hanno pensato bene di rimangiarsi la decisione e consegnare la panchina a Sergio Conceiçao, il quale, a mio avviso, è il meno colpevole di tutti perché si è trovato a lavorare nel caos generale. E alla fine vedrete che sarà proprio lui a pagare, perché questa è una vecchia (e assurda) legge del calcio: via l’allenatore, così sistemiamo le cose".