"Io sono sempre stato per i deboli. Quindi dopo un po' di anni in cui ho tifato la Juve perché tutti i miei parenti, soprattutto friulani, erano juventini, mi sono appassionato a Trapattoni, perché mi piaceva il fatto che lui fischiasse e per me che ero un bimbo era veramente un mito. Era un personaggio incredibile, amato da tutta Italia. Andò all'Inter e per un po' seguii anche l'Inter, benché poi quando diventai più grandicello ho cominciato a tifare per il Genoa, che è diventata diciamo la squadra per cui ho sempre simpatizzato. Poi tante altre realtà piccoline che mi trasmettevano simpatia, quindi il Pescara di Galeone, il Foggia di Zeman, l'Avellino. Piccole realtà perché volevo che anche loro realizzassero il sogno".
SUL PUNTO DI LASCIARE LA JUVE - "È capitato sì, un due volte. Quando non mi riconoscevo più in determinati valori e modi di esprimere la juventinità. Capivo che o io ero andato fuori rotta e dovevo ravvedermi o le cose non dovevano più coesistere. Invece anche lì il destino per mia fortuna ha fatto sì che tutto si ricomponesse".