Julio Cruz è sempre molto aggiornato sulla Serie A e sull'Italia in generale. Nel nostro Bel Paese ha lasciato il cuore, come ammette lui stesso in questa intervista rilasciata al Corriere dello Sport«

Vedi, se quello che è successo a Milano succedesse un giorno in Argentina, sarebbe una catastrofe, una strage, qua da noi la sanità è molto indietro rispetto a quella italiana. Ecco perché quando vedo la gente che per le strade di Buenos Aires fa finta di niente, come se noi fossimo inattaccabili dal virus, la prenderei a schiaffi. L’Argentina è un Paese da sempre molto vicino all’Italia, ma per queste persone è come se l’Italia appartenesse a un altro mondo. Eppure anche la Cina era molto lontana dalla mia Italia».

Hai paura del Coronavirus?

«Non esco di casa da 25 giorni, ho paura. Qua per il momento i contagiati sono sui duemila e fino a questo momento ci sono stati 100 morti, ma i tamponi li fanno solo a chi ha febbre altissima, mal di gola e problemi respiratori. Vai a sapere quanti già hanno contratto il virus pur non avendo sintomi. E credimi, a inizio di febbraio ho temuto anch’io di averlo preso».

Cosa nel pensi del Bologna?

«Il Bologna è Sinisa, anche la squadra ha addosso lo spirito del guerriero, si vede subito che ha la sua impronta. Quando giocavo con lui nell’Inter, appena si accorgeva che qualcuno abbassava la testa cominciava a urlare per scuoterlo. Lui era sempre concentrato e correva sempre, di conseguenza pretendeva che tutta la squadra si comportasse come lui e soprattutto che fosse sempre propositiva. Ecco, il suo Bologna è sempre propositivo e non dà mai l’impressione di fare il compitino, perché questa è un’altra cosa che Sinisa non sopportava e sono sicuro che continua a non sopportare».

Su quale attaccante scommetteresti anche l'anno prossimo?

«Lautaro Martinez. Due anni fa venni a Milano e tanti mi chiesero un parere su Lautaro. Gli dissi che era un attaccante straordinario e che bisognava solo aspettarlo. Sarà stata anche una mia impressione ma notai un po’ di scetticismoi. Chi pretende che un giocatore arrivi in Italia e sfondi subito, capisce poco di calcio. Vi ricordo che da voi ha fallito un certo Thierry Henry».

Il Bologna deve avere pazienza per Nicolas Dominguez?

«E’ un grandissimo centrocampista, sa fare tutto, anche gol. La nazionale argentina è piena di stelle e se Scaloni lo sta chiamando con continuità vuol dire che crede in Dominguez. Da argentino gli do un consiglio: ascolti Sinisa e stia vicino a Palacio, che è ancora un attaccante eccezionale».

Come giudichi il lavoro di Simone Inzaghi nella Lazio?

«E’ un ragazzo meraviglioso che merita tutte le gioie del mondo. Ed è anche un grandissimo allenatore, perché la Lazio gioca a memoria, sembra un orologio svizzero per quanto è precisa. Simone e Sinisa sono stati due compagni di squadra meravigliosi, voglio bene a tutti e due. Fammi dire una cosa: la Lazio ha reso ancora più complicata la vita della Roma, che già aveva avuto i suoi guai prima con gli addii al veleno di Totti e De Rossi e poi per le polemiche societarie. Secondo me la Roma ha tanti giovani di qualità ma a livello ambientale sta anche pagando la forza e la crescita della Lazio in questi ultimi anni».