Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'attaccante del Bologna Santiago Castro ha parlato della sua esperienza in rossoblu, tra la speranza di vincere altri trofei e i possibili traguardi personali.

Bologna, le parole di Castro

"Sarei disposto a guidarlo io il prossimo pullman, davvero: poi non so dove finiamo (e sorride, ndr), ma per una vittoria mi metterei al volante. Abbiamo quattro competizioni quest’anno. É troppo bello. Io amo vincere, con questa squadra si può fare ancora. Pensi che odio perdere anche solo a carte. Ora penso a migliorarmi sul campo, a fare gol e i movimenti giusti. Sono ancora piccolo ma quando ero ancora più piccolo ero terribile: avevo 4-5 anni e andavo a giocare la sera coi bimbi di 7-8. E andavo dritto, deciso, litigavo.

Qui è una famiglia nella quale si sta bene, c’è un gruppo che sa quello che vuole, che si aiuta. Sa perché non abbiamo paura? Perché abbiamo maturato, tutti assieme, la forza di chi – unito – fa il calcio che gli piace, contro tutto e tutti. Anche quando le cose iniziano nella maniera sbagliata come accaduto quest’anno. Italiano? Mi ha migliorato moltissimo: mi ha fatto capire il gioco di squadra, i movimenti, l’attacco all’area, tante cose". 

La chiamata di Gattuso 

"No, non mi ha chiamato. Ma si sa: ho l’Argentina nel cuore. Tornare ad allenarmi con l’Argentina è sogno e obiettivo". 

Il paragone con Lautaro Martinez

"Parliamo di paragoni con un grandissimo giocatore, è solo un onore. Li ho ascoltati, accettati ma io voglio essere io". 

Le voci di mercato

"Ho sempre pensato al Bologna. Contento di poterlo fare. In questo Bologna ci si diverte giocando a calcio. E quando ti diverti le cose vengono meglio". 

L'arrivo di Immobile

"La pressione mi piace ed è un privilegio. Io e lui parliamo tanto, è un top, mi aiuta e mi insegna. Tradotto: è uno stimolo. Berna, come Ciro, mi aiuta: dentro e fuori dall’area. Rowe mi insegna l’inglese, giocare contro Vitik ed Heggem è un bel test e Zortea mi consiglia nel recupero delle energie fuori dal campo".