Il 57% dei nostri lettori avrebbero voluto che il matrimonio tornasse vivo e intenso, ma evidentemente non è ancora il tempo di rivedere Paolino abbracciato al Diavolo.
7, lunghi anni di lontananza non sono bastati: stando a quanto trapela nelle ultime ore, si va verso il 'no' tra Paolo Maldini ed il Milan, che mediante i ripetuti - sarebbero almeno 4 - summit realizzati col futuro AD Fassone ha proposto alla bandiera rossonera un ruolo prestigioso, ma ancora non sufficientemente autorevole, o comunque importante e indipendente, per le pretese dello storico numero 3.
“Si è detto di una mia richiesta elevata a livello economico: non ho fatto alcuna richiesta in tal senso. Si è detto di alcune condizioni che avrei dettato: semplicemente ho fatto presente che se mi dovesse essere affidata l’area tecnica, sarebbe giusto che io potessi prendere delle decisioni, ed eventualmente sbagliare, in autonomia. E questo non vuol dire bypassare il ruolo di Fassone": questa la risposta di Maldini al nuovo CEO rossonero, che nei prossimi giorni riporterà alla nuova proprietà cinese la posizione del capitano. Una mezza reazione, però, è già arrivata: se Maldini non vuole tornare, pretende di più (sia a livello economico che dirigenziale) o non è convinto, si ripiegherà su un'altra figura, ugualmente autorevole. Ed il nome più caldo, in tal senso, è quello di Demetrio Albertini, già vice commissario straordinario della FIGC, vicepresidente della Federcalcio, capo-delegazione ai Mondiali e candidato alla presidenza della FIGC. Per il resto, tutto confermato: Mirabelli ad ieri è ufficialmente il nuovo DS, per cui adesso alla definizione delle cariche più in alto dell'organigramma manca solo il Direttore Tecnico. Un ruolo, evidentemente, ancora troppo poco operativo rispetto a come lo vorrebbe Maldini, il cui divorzio dal Milan rischia di durare ancora a lungo.