Un centravanti che forse avrebbe meritato più di quanto raccolto, e che nonostante tutto è riuscito ad avere una carriera di tutto rispetto: oggi, Marco Borriello, riparte da Cagliari. Ma, intervistato da Libero, ha provato a ripercorrere le tappe della sua avventura calcistica: Milan e Roma su tutte, ma occhio perchè il retroscena è presto servito. "Potevo andare al Real Madrid. O al Manchester United. Scelsi l'Italia, un grande club. 17 gol il primo anno, 4 in Champions. Poi arriva Sabatini. Senza neanche conoscermi dice: "E' un problema".  E' così che inizia il girovagare, riassunto dal bomber che quest'estate, per gran parte del tempo, si è allenato in solitaria in attesa della chiamata dei sardi: "Inizio a girovagare, ogni anno: metà stagione alla Roma, metà altrove. Il Cagliari? Ritrovo Capozucca, mio ds al Genoa. Di Gennaro, cresciuto con me al Milan. Uomini come Storari, Padoin, colonne della Serie A".

L'aneddoto però è tutto per uno storico infortunio, che è costato a Borriello non solo una cicatrice da 35 punti - "Mio padre è stato ucciso dai boss quando avevo 11 anni. Non ho solo tatuaggi, ma anche una cicatrice da 35 punti" - ma anche una sofferenza interna per via di voci in realtà non fondate. "Belen è all'Isola dei famosi. E io ho dei problemi al muscolo. Un dolore terribile al flessore destro. Mi curano con i fattori di crescita, non passa. Mi chiamano e mi dicono: "Belen è all'isola, tu stai soffrendo psicologicamente, temi di perderla, non ne sei consapevole, e così avverti il dolore". Tutti nello staff si convincevano come per magia, che fosse vero: "Stai soffrendo per Rubicondi e Belen". A me di Rubicondi non importava a un tubo. Avevo un male cane e basta”. Un giorno, lo schianto finale: si annodano, due muscoli della coscia. Avevo un grumo di sangue. Non avevano visto nulla. Mi ha salvato Castellacci: 35 punti di sutura muscolare"