Paolo Maldini è uno dei motivi della rinascita del Milan. In un'intervista a Dazn, l'attuale direttore tecnico rossonero si è raccontato a 360°, partendo dagli anni lontano dal calcio. Ecco le sue dichiarazioni:

Milan, le parole di Maldini 

"Al momento di rientrare non ero prontissimo, è stata una cosa improvvisa. Ero a Miami, mi chiamò Leonardo dicendo che da lì a dieci giorni sarei dovuto essere da lui, mi voleva. Nel recente passato c'è stata l'ipotesi di rientrare anche con Fassone e Mirabelli, ma non ci siamo trovati d'accordo su determinate cose. C'era stata la possibilità di rientrare anche con Barbara Berlusconi, ma successero varie cose. La mia scelta è stata legata ai colori rossoneri".

Milan, Maldini sul mercato

"L'allenatore ha un ruolo importante, ha un'idea di gioco. Vede la squadra che ha e le sue necessità, a un allenatore chiediamo di darci dei profili. I nomi li deve scegliere il club, ma non devono essere avversi all'idea dell'allenatore. Il club deve incidere a livello economico, dell'età del giocatore e della visione che vada al di là del singolo anno. L'allenatore deve dare un profilo, poi è responsabilità del club scegliere i giocatori giusti".

Maldini su Pioli

"E' molto bravo nel trasmettere i suoi pensieri e lo fa con molto vigore. Da una persona così pacata e onesta non te lo aspetti, vedendo la sua carriera non sempre ha confermato quanto fatto vedere all'inizio. Ho detto 'magari è un po' debole con i giocatori', invece è il contrario. A volte dobbiamo fermarlo noi, dargli lo zuccherino".

Milan, Maldini e l'arrivo di Ibrahimovic

"Era giù un'idea del gennaio precedente, con Leonardo, prima di andare su Piatek. Avevamo parlato con lui, con Mino e lui aveva dato la parola ai Galaxy che se avessero raggiunto un certo risultato sportivo ed economico sarebbe rimasto. Lui ci ha detto "mi spiace, ne riparliamo", lasciando la porta aperta. Secondo noi era l'uomo giusto per fare quel giusto mix di gioventù ed esperienza. Era un rischio, ne eravamo sicurissimi. Veniva da due anni di MLS, che con tutto il rispetto è una cosa diversa. Ma lui stesso, proposti i 18 mesi, voleva 6 mesi perché non sapeva cosa poteva darci. Lo giudichiamo per quello che fa in campo, ma per fare quelle cose devi essere campione anche fuori. Rompe le scatole in una maniera impressionante, c'era un gruppo già competitivo ma porsi dei traguardi che sono magari al di sopra delle tue possibilità è alzare il livello. Quando Ibra dice 'voi siete giovani le responsabilità me le prendo io', ha senso". 

(Getty Images)
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