Tensione tanta, silenzio d’oro, e clima surreale. La vigilia, forse, di quella che stavolta potrebbe essere soltanto una grande festa: Madrid 24 ore prima della strana finale di ritorno di Copa Libertadores, giocata al Bernabeu domani sera, a 10.000 km da quella che doveva essere la sede originaria dell’evento, il Monumental di Buenos Aires, attraversa le ore che precedono il Superclasico in un clima di attesa, e di poche parole.

Nessuna in arrivo dai club e dagli allenatori: nè Schelotto nè Gallardo hanno parlato alla vigilia di River-Boca, che assegnerà la Libertadores 2018, dopo il 2-2 dell’andata alla Bombonera, un mese che sembra una vita fa. Tanto anche il controllo delle forze dell’ordine spagnole, che per ora funziona: nessun contatto tra le tifoserie che hanno inondato la capitale in queste ore, per fortuna ognuna concentrata sulla spinta alla propria squadra, con saluti al pullman e cori per xeneizes e millonarios ai rispettivi hotel. Due anche le zone diverse per le celebrazioni, a seconda di quale sarà la tifoseria che festeggerà domani la conquista della Libertadores più importante della storia: Puerta del Sol per il River, Plaza Colon per il Boca. Due anche le fan zone fissate per domani, tre le fasi di controllo per accedere allo stadio, con 2000 tutori dell’ordine pubblico. Una Libertadores blindata: non quella che si sognava, ma quella di cui c’era bisogno.