Si sta divertendo e ci sta facendo divertire con i suoi ironici post Instagram, come solo lui sa fare. Parliamo di Zlatan Ibrahimovic, che abbiamo visto tante volte esultare come in questa foto piazzata da lui stesso sui social (vedi sotto). Lui, che spesso si paragona a Dio, con quelle braccia larghe, che simboleggiano un'onnipotenza calcistica che ha fatto le fortune di tante squadre, tra cui lo stesso Milan negli anni di Max Allegri. E tante volte (lo sperano soprattutto i fantallenatori che punteranno su di lui) lo vedremo ancora esultare così a San Siro e negli stadi italiani. Sì, perché Mino Raiola ha colpito ancora, e alla fine il Milan ha ceduto alle sue richieste. Troppo importante per il Milan dare continuità all'ottimo finale di stagione e ripartire dall'esperienza dello svedese, per il quale la società rossonera ha fatto un'eccezione a livello di età e di ingaggio. E così anche la schiera di chi tornerà a puntare su di lui, potrà esultare a ogni suo gol, magari proprio allargando le braccia, perché, diciamolo, sappiamo che almeno una volta nella vita avete provato a emularlo.

Ma anche Dio Zlatan ha delle paure? O delle scaramanzie a cui cedere? O entrambe le cose? Difficile da dire, e siamo certi che se glielo facessimo notare, non la prenderebbe bene. Però il Re Leone aveva appena postato una storia Instagram con il 9 indossato a Los Angeles. E via subito tutti a richiamare la "maledizione del numero 9 del Milan", lanciata da Pippo Inzaghi. Calma! Ibra ci ripensa, o forse non aveva mai voluto veramente la 9; fatto sta che quel numero resta nei ricordi dei tempi del Galaxy e in rossonero tornerà quell'11 che qualche mese fa non aveva potuto prendere perché era sulle spalle di Fabio Borini. Con quell'11 ha segnato un'epoca della squadra rossonera, vincendo uno Scudetto e una Supercoppa Italiana, oltre a trasformare Antonio Nocerino da modesto centrocampista a un goleador implacabile. Miracoli che solo Dio Zlatan sa fare, ma che di fronte al numero 9, forse, ha tentennato: sai mai che ci si rovina una carriera per una iattura gettata da Pippo Inzaghi ormai 9 (sarà un caso?) anni fa.

Inzaghi saluta il pubblico rossonero dopo la vittoria sul Novara (Getty)
Inzaghi saluta il pubblico rossonero dopo la vittoria sul Novara (Getty)

Un ottimo Inzaghi è stato l'ultimo a dare un lustro a un numero che è stato portato da attaccanti del calibro di Nordahl, Van Basten e Weah, tanto per citarne alcuni. Che poi il povero Pippo ha sempre cercato di non far pesare questa cosa ai nuovi attaccanti del Milan; insomma, non ha fatto di certo il Bela Guttman di turno che per il Benfica equivale ormai a un gatto nero che passa sotto una scala per le competizioni europee. Tutti i buoni propositi di Inzaghi si sono scontrati con un valzer di attaccanti disastrosi a dire poco, e totalmente incapaci di mantenere il suo trend, dai celebratissimi Torres e Luiz Adriano, passando per le meteore Matri e Destro. Il tutto si è rotto in quel fatidico 13 maggio 2012: Inzaghi entra dalla panchina come se dal fare gol contro il retrocesso Novara dipendesse la sua vita. E infatti il gol lo fa: sbraita, si arrabbia, ma alla fine Seedorf gli dà la palla giusta che Pippo trasforma nel gol 126 con la maglia rossonera in 11 stagioni. Tutti piangono, un po' di gioia e un po' di tristezza, e le lacrime che bagnano il 9 rossonero avranno un influsso sul futuro. Quasi un decennio di drammi sportivi e di bottini più che poveri ci fanno capire che forse negli USA non fanno così male a ritirare maglie per ogni buon giocatore che passa in uno stadio o in un palazzetto.

Torres con la 9 del Milan (Getty)
Torres con la 9 del Milan (Getty)

A iniziare il periodo di vacche magre per il 9 bianconero ci pensa però il brasiliano Alexandre Pato, che ha la malsana idea di cambiare numero: il passaggio dal 7 al 9 gli costa tanto in termini di infortuni e di iella, e il Papero inizia il suo declino dopo un grandissimo impatto sul campionato italiano. Passerà al Corinthians e l'Italia perderà le sue tracce. L'anno successivo Balotelli tiene la 45, mentre è Matri a lasciare la sua 32 per il 9: una scelta forte che si infrange con una realtà fatta di pochissimi gol (uno ogni 933'), tante critiche e una cessione a gennaio. Nel 2014/15 c'è proprio Inzaghi in panchina, e il Milan fa il botto: arriva Fernando Torres, un campione e un goleador purosangue. Sì, sulla carta. E alzi la mano chi al fantacalcio quell'anno è caduto nel trappolone (non fate i timidi). El Nino che arriva a Milanello è la controfigura di se stesso (un gol ogni 592') e la sua avventura dura pochissimo, tanto che a gennaio Galliani va a prendere a casa Mattia Destro.

Destro esulta con Poli dopo un gol (Getty)
Destro esulta con Poli dopo un gol (Getty)

Anche l'ex Roma è un flop (un gol ogni 282'), e allora il Milan riparte da Bacca (che prende il 70, e non a caso fa bene) e Luiz Adriano. A lui va il 9, e Mihajlovic approva, ma il brasiliano scopre poco dopo che quella maglia è forse davvero maledetta (un gol ogni 252'). Prima cambia look, rasandosi a zero, e poi numero di maglia: va dall'87 al 7 ma la situazione non migliora. Ci prova allora Gianluca Lapadula, che approda da capocannoniere della Serie B e si scontra con un ambiente difficile: lui sgomita e sbuffa, segnando addirittura 8 gol, insomma, il miglior numero 9 dal dopo Inzaghi (un gol ogni 170'), ed è tutto dire, perché sappiamo come è andata a finire. 

Luiz Adriano con la 9 del Milan (Getty)
Luiz Adriano con la 9 del Milan (Getty)

Il Milan passa alla proprietà cinese; è l'estate del 2017, quella del "passiamo alle cose formali", in cui i rossoneri mettono mano al portafoglio e prendono André Silva, sponsorizzato nientemeno che da Cristiano Ronaldo. Anche qui il blackout è praticamente totale (un gol ogni 462'), e il portoghese si eclissa nell'oblio di una squadra che fa fatica. L'ennesimo anno senza un numero 9 che si rispetti porta il Milan a puntare su un usato più che sicuro: e così che approda in Lombardia addirittura Gonzalo Higuain, recordman di gol in A due anni prima con il Napoli. La maledizione del 9 del Milan si scorda di lui per le prime giornate, fino a che ritrovarsi la Juventus di fronte gli fa lo stesso effetto di Dorian Gray di fronte al suo ritratto. Rigore sbagliato, espulsione e avventura praticamente finita lì, con un gol ogni 242'. Al suo posto arriva Piatek, con Leonardo che saggiamente non gli concede la 9: il "se la deve meritare" sa tanto di scusa, e con il 19 il polacco continua il suo fluido magico, prima di interromperlo di nuovo. A tornare in doppia cifra, in solo 6 mesi, ci ha pensato Zlatan Ibrahimovic, perché he IZ back, con la numero 21, e dalla prossima stagione con la "vecchia" 11. D'altronde, fidarsi è bene e non fidarsi è meglio. La calma prima della tempesta (foto) sta per finire, poi all'asta sarà guerra per Zlatan, anzi, per l'11 Zlatan.