E' bastata appena una partita alla Serie A 2017/2018 per dare il benvenuto alla VAR (video-assistenza arbitrale), anche volgarmente detta moviola in campo, ma facendo un giro per i social sembra che le polemiche comunque continuino a trovare spazio in ogni caso: a detta di chi scrive, il motivo è abbastanza chiaro e va ricercato nella poca conoscenza sia degli addetti ai lavori nel campo del calcio raccontato, sia di coloro che continueranno sempre e comunque a cercare scheletri in giro per il mondo rifugiandosi dietro all'ignoranza delle cose. Facciamo un passo indietro sino alla giornata di ieri per far capire quale importanza può avere questo nuovo strumento: sono stati almeno quattro gli episodi potenzialmente oggetto di valutazione nei due match di ieri:

1) il rigore concesso al Cagliari;

2) il gol di Dybala;

3) l'autogol di Souprayen;

4) il rigore concesso al Verona.

Non c'è male in appena 180 minuti complessivi.

Si precisa immediatamente che qui non si vuole fare la moviola della moviola in campo, ma si vogliono spiegare brevemente i meccanismi VAR come vademecum per future occasioni, anche perché se i due salotti principali delle tv calcistiche italiane valutano differentemente gli episodi di cui sopra, qualche problemino di fondo evidentemente c'è.

Innanzitutto il principio fondamentale: si utilizza la VAR se e solo se si tratta di errori evidenti, dunque non vale la politica del "è giusta la decisione?" bensì quella del "è chiaramente sbagliata?". Detto ciò, fissiamoci tutti bene in testa che sono quattro le situazioni valutabili con VAR: rigori, irregolarità su gol, espulsioni dirette (dunque non doppia ammonizione) e scambi di persona su provvedimenti disciplinari. Non saranno mai le parti in causa (calciatori o allenatori, pena l'ammonizione) a poter richiedere l'assistenza-video, toccherà sempre alla squadra arbitrale: o il direttore di gara ha un dubbio su un episodio e chiede aiuto al VAR (arbitro in cabina), o il VAR segnala all'arbitro un errore evidente non colto dallo stesso: in questa seconda ipotesi sarà sempre l'arbitro in campo a rivalutare il tutto guardando l'azione, e dunque prendendo la decisione conseguente. Nel caso di episodio "potenzialmente sbagliato", il VAR valuterà in cabina: se non dovesse arrivare segnalazione, e dunque porsi in "silent-check", sarebbe perché o l'episodio non è "chiaramente sbagliato" o perché l'episodio è stato valutato correttamente senza dubbio. Per intenderci ancora meglio su cosa si può definire "chiaro errore", proviamo ad elencare qualche situazione: la posizione di un fallo, un contatto non avvenuto o un tocco di mano inesistente, un fuorigioco chilometrico, sono tutte valutazione di carattere oggettivo sulle quali può arrivare la segnalazione del VAR; la volontarietà di un fallo di mano, l'entità di un contatto, la dinamica di un contatto, un fuorigioco di pochi centimetri, sono valutazioni di carattere soggettivo che dunque non possono essere valutate dal VAR, ma eventualmente solo dall'arbitro attraverso la VAR se dovesse avere qualche dubbio.

Passiamo alla tempistica del VAR: la valutazione-video del direttore di gara può avvenire solamente alla prima interruzione rispetto all'episodio da valutare, né prima, né dopo. Esempio: se un gol viene segnato su punizione inesistente, ma non colta dal VAR, la marcatura verrà comunque convalidata.

Considerazione personale in chiusura: va pensata un'aggressiva campagna informativa nelle prossime settimane (e sarebbe già tardi!), o si rischia di fare della moviola in campo un pericolosissimo strumento a forma di boomerang.