I mondiali di mezzo si giocheranno alla fine dell’anno. L’intermezzo di lusso nella stagione dei club si disputerà allo scadere dell’anno solare. Per la prima volta nella storia. Un campionato del mondo che non sarà lo sfondo di un’estate, almeno per quella parte di mondo che in cento e passa anni di storia del calcio era abituato a sentirlo e a vederlo così. In questa edizione a cura del Qatar le cose saranno diverse.

L’assenza dell’Italia dice meno quattro titoli ai nastri di partenza. Una delle regine assolute dell’albo d’oro mondiale non prenderà parte alla novità. Da campione d’Europa, non si fregerà del suo titolo e il vecchio continente non assisterà al ritorno di chi ne ha conquistato la coppa. Primi bagliori del paradosso più clamoroso di questa lunga vigilia.

Il sorteggio per la composizione della fase a gironi presenta alcune novità. Squadre che storicamente non sono mai salite alla ribalta come protagoniste, se non addirittura come rare partecipanti. Ma quello che più emerge è la “distribuzione” affinché lo show non si faccia subito del male.

Al di là dei pochi spareggi mancanti (Galles-Scozia/Ucraina, Australia/Emirati Arabi-Perù e Costa Rica-Nuova Zelanda), soltanto il raggruppamento E fa una certa impressione, con Spagna e Germania a presentarsi davanti a un Giappone che sulla carta non fa paura, ma che in passato si è sempre distinto per imprevedibilità. 

Il gruppo A, invece, ha il sapore della presenza casalinga, di quella possibilità che alla squadra del paese ospitante in qualche modo dev’essere assicurata. Qatar, Ecuador, Senegal, Olanda è un girone in cui gli orange e gli africani sembrano favoriti, ma con quel dubbio di fondo per cui i padroni di casa potrebbero piazzarsi tra le qualificate.

Il gruppo B suggestiona per la sua triangolazione politica ad alta tensione: Inghilterra, Iran, Stati Uniti sono le nazionali per una parte significativa e scivolosa di un pezzo di storia. Storia che vede Argentina e Messico a darsi battaglia in un gruppo dove il “derby” sudamericano è completato dai sauditi e dai polacchi. Raggruppamento per nulla noioso, soprattutto considerando le due latinoamericane e la Polonia. Forse anche qui, non tutto è così scontato.

La Francia, a dispetto di ogni prudenza di cabala, dorme sogni tranquilli. Danimarca e Tunisia, più chi verrà da quello che resta dello spareggio di Australia/Emirati Arabi-Perù, non costituiscono un ostacolo insormontabile per i campioni in carica. Così come Belgio e Croazia dovrebbero vedersela per il primo posto nel girone con le malcapitate Canada e Marocco (valga comunque sempre la regola del tutto può accadere).

Interessanti gli ultimi due gironi. Brasile, Serbia, Svizzera, Camerun e Portogallo, Ghana, Uruguay, Corea del Sud presentano chiari i loro ranghi e i loro blasoni, ma non così granitiche certezze, visti i valori e le possibili imprevedibilità della nazionali date per sfavorite.

Spagna-Germania, Croazia-Belgio, Olanda-Senegal saranno i primi saggi di sfide al fascino del blasone e delle nuove aspirazioni. Nazionali che hanno fatto la storia e altre che hanno sfiorato la gloria. Alcune reduci da successi nei rispettivi continenti, altre candidate a conquistare quello a cui erano andate vicino.

Una volta esisteva una strana tradizione, quasi sempre rispettata. Se il mondiale si giocava in Europa, a vincerlo era una squadra europea. Se invece si giocava fuori dal continente europeo, a vincerlo era una sudamericana. Adesso è il turno del Medio Oriente, per un mondiale di mezzo, nel bel mezzo di una stagione. Come si dividerà la cabala?