"Dopo la finale del Mondiale ho avuto pochi giorni per recuperare. Quando tornai a Milano iniziai praticamente subito con le partite ufficiali, quindi ho avuto una serie di alti e bassi. Penso sia normale".

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QUI LE ALTRE PUNTATE DI 'CALCIOBIDONI'

1) CALHANOGLU

2) HIGUAIN

3) ICARDI

4) KALINIC

5) NAINGGOLAN

6) OLSEN 

7) PASTORE

Tipico calciatore che divide la Piazza, o lo si odia o lo si ama. Per lui quattro stagioni a Milano complessivamente positive in termini di numeri, ma sta di fatto che è stato anche l’uomo delle (lunghe) pause, spesso quasi inspiegabili e indubbiamente irritanti. Non si discute talento e contributo alla causa, ma le sue ormai proverbiali fasi “letargiche” sono spesso durate anche un paio di mesi, durante le quali la sua latitanza ha pesato non poco. 

Insomma, è stato l’uomo del “vorrei ma non posso”, o del “potrei ma non voglio”. Con Conte si pensava che avrebbe avuto un rilancio nello scacchiere nerazzurro, e invece è arrivata una sonora bocciatura, probabilmente accelerata dalla sua richiesta di cessione a Gennaio: “Stiamo lavorando ma le risposte di Perisic non sono positive. Non penso sia adatto per fare il ruolo che gli chiedo”, ha detto in Estate il nuovo allenatore; il croato non lo ha convinto né nel ruolo di esterno di centrocampo, e neppure come attaccante. 

E quindi, anche per lui (come Icardi), è arrivata una cessione: finisce al Bayern per 5 milioni per il prestito oneroso e 25 per un eventuale riscatto. Cifre non proprio esorbitanti, che lo bollano come uno dei più grandi rimpianti della storia recente dell’Inter, a causa della sua indubbia mancanza di continuità. Il suo trend negativo lo si è visto anche dal video emozionale mostrato agli azionisti per celebrare l’annata nerazzurra: del croato non c’è alcuna traccia. SPOCCHIOSO.