Nel Milan edizione 2017-2018 i problemi sono tanti. Abbiamo sul tavolo tra gli altri il continuo tourbillon di giocatori, i tanti innesti nuovi, il sorriso di Montella dopo le sconfitte, le difficoltà di leadership di Bonucci, un gioco che non si sa che forma abbia. In questo marasma la nota lieta è rappresentata dalle prestazioni di Jesús Joaquín Fernández Sáez de la Torre, meglio noto con il più facile da ricordare Suso. 

+

L’esterno spagnolo è stato a lungo al centro di voci di mercato che lo volevano in partenza fino alla firma del rinnovo avvenuta a fine settembre. Pur giocando spesso da seconda punta che non è il suo ruolo, ha segnato fin qui 5 dei 18 gol realizzati dal Milan - nono attacco della A -, appena due reti in meno di tutti i nuovi arrivati messi insieme (Kalinic è a 3, Kessie a 2, Rodriguez e Calhanoglu a 1, tutti gli altri sono a secco) e con 9 occasioni create. Inoltre ha messo a referto 3 assist. Sono due dati che gli permettono di essere l’unico milanista presente nella Top 15 di entrambe le classifiche. Considerando dunque i bonus fantacalcistici è certamente colui che ha il rendimento migliore in una squadra che tira tanto (è 3a per conclusioni nello specchio della porta) ma che concretizza poco, appena il 12,2% delle conclusioni dato che la pone al quattordicesimo posto.

Suso ha una dote che i suoi compagni non hanno come minimo così spiccata, ovvero quella di saper saltare l’uomo con facilità: partendo da destra può accentrarsi e mirare alla porta con il suo prediletto mancino. Inoltre è abile a condurre le transizioni palla al piede in modo da far salire rapidamente la squadra dopo il recupero della sfera: questo può creare situazioni di superiorità numerica. In assenza di un gioco corale ben definito, l’ex Liverpool può far emergere queste sue qualità che nel nostro campionato bastano e avanzano per fare la differenza. 
Se Suso è la nota lieta a tratti lietissima, i nuovi arrivati rappresentano invece fin qui una mezza delusione anche se non soprattutto in termini realizzativi. 

+

I NUMERI DEI NUOVI ACQUISTI - Il migliore, come detto, è l’ex viola Kalinic che ha sì timbrato 3 volte ma solo in due partite, con Udinese e Chievo, risultando decisivo solo nella prima. Poi c’è Kessie, che a fronte di 18 occasioni create ha segnato solo due gol a Crotone e in casa con la Spal. Calhanoglu ha segnato solo a Verona nella positiva trasferta con il Chievo, pagando più degli altri la mancanza di una collocazione tattica precisa e consona alle sue caratteristiche di trequartista rapido e che serve gli attaccanti in verticale. Infine Rodriguez ha segnato solo su rigore ma non è certo lui il bomber designato. Mancano i gol su calcio d’angolo di Bonucci e Musacchio, mancano le reti sugli inserimenti sul secondo palo di Conti - che però ha un discreto alibi a supporto -, mancano le marcature di Borini che tuttavia spesso è costretto a fare il terzino. Mancano soprattutto le segnature del numero 9, di André Silva, ottimo in Europa League e pessimo in campionato. Il lusitano è il contraltare di Suso: fatica a capire i movimenti da fare contro le difese nostrane, in parte perché non è (ancora) la prima punta d'area di cui il Milan avrebbe bisogno oggi.

Le difficoltà di inserimento degli acquisti estivi si evidenziano dunque anche nel feeling scarso con la porta avversaria. Eppure, come detto, il Milan crea tanto di media in una partita. Il problema allora potrebbe essere di natura psicologica, con la presenza di un blocco mentale che attanaglia e che fa perdere lucidità. Ritornare al 4-3-3 potrebbe essere una soluzione per aumentare la pericolosità delle occasioni create mettendo elementi come Kessie in un habitat più naturale per loro.

Nell'attesa Montella e il popolo rossonero possono godersi questo Suso, la sua fantasia e la sua imprevedibilità che è manna dal cielo per un Milan ancora non formato.