Questa puntata del 1947 de #LaClasseNonÈAcqua celebra il genio calcistico di Johan Cruijff, uno dei più forti giocatori della storia. L'olandese è al centro di una squadra con tanti gol nelle gambe a partire dal portiere rigorista Piot per finire all'altro oranje Rensenbrink.

Christian Piot, 6/10/1947

Portiere titolare dello Standard Liegi, con cui vinse tre campionati, e della nazionale del Belgio tra gli anni '60 e '70. Era un ottimo portiere, ma si è distinto per la sua abilità nel calciare i rigori arrivando a segnare ben 10 gol in carriera. Uno anche in Nazionale, nel '77 contro l'Italia.

Karol Dobias, 18/12/1947

Girovago del campo, ha giocato a centrocampo e in difesa, è una delle icone della Cecoslovacchia con 70 presenze tra le quali spicca la finale degli Europei del '76 contro la Germania nella quale segna un gol che vale il 2-2 e la successiva vittoria ai rigori con il cucchiaio di Panenka.

Horst Blankeburg, 10/07/1947

Unico non tedesco del grande Ajax degli anni '70 dopo l'addio di Vasovic. Comandava la linea difensiva ed era maestro nel mettere in fuorigioco gli attaccanti avversari. Vinse tre Coppe dei Campioni con i lancieri e una Coppa delle Coppe con l'Amburgo. Fu meno fortunato in Nazionale, chiuso da un mostro sacro come Beckenbauer. Prima del Mondiale del '74, Cruijff ha provato a convincerlo a giocare con la sua Olanda, ma Blankenburg rifiutò sperando di essere chiamato nella Germania. Non giocò quel Mondiale con nessuna delle due finaliste.

Emlyn Hughes, 28/08/1947

Chiamato Cavallo Pazzo per il suo temperamento indomito, Hughes è stata una delle icone del Liverpool. Voluto fortemente da Shankly che addirittura lo presentò a 19 anni come futuro capitano dell'Inghilterra ai poliziotti che li fermarono per un controllo. Ebbe ragione, Hughes vinse due Coppe dei Campioni e quattro campionati da capitano coi Reds e portò anche la fascia dei tre Leoni, seppur in un periodo sfortunato. Porta il suo nome un videogioco calcistico dell'88, ben fatto per l'epoca.

Branko Oblak, 27/05/1947

Primo sloveno a partecipare ad una Coppa del Mondo, con la Jugoslavia di Boskov nel '74. Era un punto fermo di quella squadra che ben figurò in Germania e arrivò poi quarta due anni dopo negli Europei. Oblak era un centrocampista di grandi qualità, dimostrate anche con i club, in particolare con il Bayern Monaco, che lo acquistò nell'era post Beckenbauer e con lui vinse un campionato.

Archie Gemmill, 24/03/1947

Centrocampista di sostanza, ha legato la sua carriera nei club a quella del tecnico Brian Clough. Prima al Derby County, quando una sua squalifica nella semifinale di Coppa Campioni contro la Juventus fece gridare a Clough la famosa frase "Fucking italians bastards". Poi al Nottingham Forest quando la Coppa Campioni arrivò. Nel '78 era uno dei punti forti della Scozia che si presentava come outsider pericolosa ai Mondiali d'Argentina. Dopo un girone sotto tono, la Scozia avrebbe dovuto battere con tre gol di scarto l'Olanda per passare il girone e dopo l'iniziale vantaggio di Rensenbrink andò sul 3-1. Merito di Dallglish e di una doppietta di Gemmil con un secondo gol maradonesco, dribbling su quattro avversari e pallonetto a superare il portiere. Rep spense i sogni di gloria, ma dopo 20 anni, il protagonista di Trainspotting Mark Renton ha omaggiato Gemmil dopo aver fatto sesso: "Non mi sentivo così da quando Archie Gemmill segnò all'Olanda nel ’78".

Kazimierz Deyna, 23/01/1947

Il più forte giocatore polacco della storia, superato Boniek e Lewandowski, stella della più forte Polonia di sempre. Deyna era il fulcro di quella squadra, vedeva calcio e sapeva fare tutto con il pallone con entrambi i piedi. Vinse un oro e un argento alle Olimpiadi del '72 e del '76 e un bronzo ai Mondiali del '74, da capitano. Impossibilitato a lasciare la Polonia prima dei 30 anni in quanto ufficiale dell'esercito, andò prima al Manchester City, poi negli Usa dove prese anche parte al film Fuga per la Vittoria.

Joahn Cruijff, 25/04/1947

Parlare di Cruijff senza trascendere il suo essere calciatore è impossibile e anche ingiusto. Cruijff è stato il simbolo di un nuovo modo di intendere e fare calcio e lo vediamo ancora oggi. Tutti i calciatori dovevano saper far tutto e il 14, cioè Cruijff, più di tutti. Leader e stella di Ajax, poi Barcellona, e Olanda, giocatore mentalmente, tecnicamente e atleticamente spaziale, il più delle volte lasciava il suo diretto avversario di sasso a guardarlo alle spalle, ma il suo non era un gioco da solista. Quel dribbling, o qualsiasi sua giocata, era solo la parte più evidente di un gioco che metteva in moto tutti, guidato da Cruijff. Vinse tre Coppe dei Campioni con l'Ajax, dieci campionati tra Olanda e Spagna e tre Palloni d'Oro. Unico rimpianto la finale dei Mondiali '74 quando nonostante il vantaggio dell'Arancia Meccanica contro la Germania Ovest, che non aveva visto palla, dopo 2', Muller e compagni rimontano, lasciando solo il ricordo di una squadra epocale. Il suo successo non è finito però quando non ha più indossato il 14 visto che ha rivinto tutto da allenatore e dirigente di Ajax e Barcellona. Un genio del calcio.

Eduardo Gonçalves de Andrade, detto Tostao, 25/01/1947

Ultimo dei cinque numeri 10 del Brasile '70, Tostao era un centravanti di manovra e come tale doveva essere solo la riserva di Pelè e in futuro suo erede. Non era d'accordo il C.T. Zagallo che li mise insieme, arretrando un po' Pelè e mise insieme la squadra più spettacolare possibile. Il risultato fu una vittoria schiacciando tutti gli avversari con Tostao sempre tra i migliori. Sfortunato, dovette ritirarsi per un problema alla retina ad appena 27 anni. Forse questo lo ha ispirato: appesi gli scarpini, si è laureato in medicina e specializzato in oftalmologia.

Giorgio Chinaglia, 24/01/1947

Nato in Italia, si è trasferito da piccolo a Cardiff dove qualcuno ha provato ad avvicinarlo al rugby, anche perchè ne aveva il fisico, veniva chiamato bisonte. Ma a lui piaceva il calcio e si è accasato prima allo Swansea, poi è tornato in Italia, Serie C e infine Lazio, la squadra a cui il suo nome sarà sempre legato. Prima la promozione dalla B alla A; poi il quasi Scudetto da neopromossa, perso all'ultima giornata; infine lo Scudetto dl '74 con Chinaglia capocannoniere. Il suo carattere non lo aiutò in Nazionale: ai Mondiali del '74 mandò a quel paese il C.T. Valcareggi dopo una sostituzione con Haiti.

Rob Rensenbrink, 3/07/1947

Qualcuno lo paragonava per qualità tecniche al compagno di Nazionale Cruijff. Di certo non aveva il suo carattere questa ala sinistra dal dribbling fantastico che infatti legò la sua carriera al piccolo Anderlecht. Unanimamente giudicato il miglior giocatore dei biancomalva, vinse due Coppe delle coppe e due campionati. Titolare dell'Arancia Meccanica del '74, giocò bene ma mancò proprio nella finale contro la Germania Ovest, anche a causa di qualche problema fisico. Nel '78 era uno dei giocatori designati a non far sentire la mancanza del grande Cruijff, giocò un grande Mondiale, ma nella finale contro i padroni di casa dell'Argentina il palo gli impedì il gol del 2-1 all'ultimo minuto che gli sarebbe valso la gloria eterna e probabilmente l'invidia di Cruijff.

Per chi crede che il calcio, come il buon vino, magari migliorerà invecchiando, ma che quelle passate siano sempre ottime annate. Per chi è vintage inside (e anche un pizzico nerd outside). Per chi al calcetto del giovedì "sai, io sono nato nel 1982, anno di Kakà Gilardino e Adriano, anno da bomber". Per i nostalgici compulsivi e per chi si è sempre chiesto, "Ok, De Gregori, La leva calcistica della classe '68...ma tutte le altre?". Ma anche per i più giovani con la cresta, i talent scout da videogiochi sempre aggiornatissimi. #LaClassenonèAcqua, è la rubrica targata Fantagazzetta che ripercorre più di mezzo secolo di storia del calcio, proponendovi le Top 11 per anno di nascita, dal 1940 al 2000.