Vincere aiuta a vincere. Lo sa bene Simone Inzaghi che con l'Inter ha raggiunto un traguardo enorme: la seconda stella sulla maglia vale lo scudetto numero venti. Frutto di sacrificio, dedizione e mentalità, il tricolore torna a Milano, sponda nerazzurra, a tre anni dall'ultima volta. Let him cook. E il suo piatto migliore Inzaghi l'ha cucinato. 

"Abbiamo dominato il campionato": l'affermazione di Inzaghi qualche giorno prima del derby, sempre più conscio dei propri mezzi e della propria squadra che, nelle ultime annate, ha espresso il massimo potenziale. La sua Inter sembrava aver raggiunto lo splendore massimo con la conquista della finale di Champions League dello scorso anno, in questa stagione la musica è stata la stessa e ha forse suonato più forte.

Lavoro a testa bassa e occhi ben puntati sull'obiettivo finale, che Marotta aveva indicato da inizio stagione: la seconda stella. Certo che vincerla nel derby... 

L'Inter vince il ventesimo scudetto: i meriti del successo

E ora che il traguardo è stato raggiunto è cosa buona e giusta dare a Cesare quel che è di Cesare. Perché se il lavoro di Beppe Marotta (e di Ausilio) è sotto gli occhi di tutti ed è risultato fondamentale per arrivare al successo, è tramite il lavoro di Inzaghi che il campo ha cementificato quanto di buono fatto sul mercato. 

Sebbene sia ancora viva nella mente di molti tifosi nerazzurri la delusione scudetto di due anni fa, quando a trionfare furono i cugini del Milan in un'annata che portò comunque Supercoppa e Coppa Italia a Simone Inzaghi, il lavoro dell'allenatore, anche all'ora, fu apprezzato per quel che aveva saputo esprimere nonostante la campagna acquisti immediatamente al cambio di Antonio Conte non fu propriamente delle più faraoniche. 

Maniche rimboccate e obiettivi raggiunti: finale di Champions League e scudetto nel giro di due anni. Con una squadra da applausi, ma anche con qualche lacuna a livello prettamente numerico.

In attacco, ad esempio, con l'Inter che ha dovuto affrontare un'intera stagione con due soli attaccanti: Thuram e Lautaro, imprenscindibili, immarcescibili, sempreverdi. Anche al Fantacalcio. Perché Arnautovic e Sanchez hanno sicuramente contribuito alla causa, ma il loro operato è stato nettamente al di sotto delle aspettative, complici anche diversi problemi fisici. Ed è forse quando i due sono calati, ad esempio, che in Champions League è arrivata l'eliminazione che nessuno si aspettava, dopo un'andata stratosferica e chiusa immeritatamente 'solo' sull'1-0. Con gol di Arnautovic, peraltro, che prima ne aveva sciupati almeno un paio. 

Insomma, il capitale umano di certo non è mancato, ma il paradosso è di un mercato fatto quasi sempre a zero e sostituire i big che partono. Via Icardi, dentro Dzeko; via Dzeko, dentro Thuram. E Lukaku? Fondamentale con Conte, superfluo e versione portiere con Inzaghi, come anche Guardiola ha ricordato dopo l'eliminazione del suo City. E comunque rimpiazzato da Thuram a pochi spicci, quando solo tre stagioni fa era stato venduto il belga per una cifra monstre. Se i meriti vanno sicuramente distribuiti e se Marotta ha regalato l'assist con i colpi di mercato a parametro zero - Calhanoglu, Mkhi, Onana ecc -, Inzaghi ha sicuramente vestito i panni del bomber, trovando il gol più atteso della stagione.

Anzi, due: come quelli nel derby di questa sera, come le stelle che l'Inter di cui, d'ora in avanti, l'Inter potrà fregiarsi.  

Tutta la concentrazione di Simone Inzaghi durante il derby di questa sera (Getty Images)
Tutta la concentrazione di Simone Inzaghi durante il derby di questa sera (Getty Images)