Partiamo dall'hic et nunc, ovvero dall'Antonio Candreva versione biancoceleste che nella Capitale ha trovato la sua definitiva consacrazione. Tanto da confermarsi in kermesse internazionali come la Confederations Cup del 2013 o gli Europei da poco conclusisi in Francia. Un autentico aratro della fascia destra, in grado di coniugare elementi fondamentali come velocità, qualità, resistenza fisica e capacità balistica anche tutti insieme nella stessa azione. Se non lo trovi pronto a ricevere palla in ripartenza, è perché si è appena abbassato sulla linea di Basta/Konko per dare una mano anche in fase di ripiego. Se sei stanco e non sai a chi darla, gliela lanci in profondità consapevole del fatto che, male che vada, arriverà una rimessa o un corner a tuo favore. Con Petkovic prima e Pioli poi, nei periodi di magra in cui il gioco della Lazio non brillava di luce propria, i giocatori con l'aquila sul petto schierati in campo sapevano perfettamente che affidarsi all'esterno di Tor de' Cenci era come mettere la palla in banca e avere tempo sufficiente per ragionare sul da farsi. E forse proprio questa è la sua caratteristica principe: gestire energie e situazioni. Proprio ciò che Mancini reclama a gran voce.
A proposito di esterno: Candreva nasce calcisticamente come un qualcosa che esula completamente da quella porzione di terreno. A Terni, dal 2004 al 2007, colleziona tra B e C1 47 presenze e zero reti. Una sorta di sacrilegio, se pensiamo ai numeri a cui ci ha abituato da almeno tre campionati. Il motivo è presto spiegato: in Umbria viene impiegato non solo da trequartista, ma anche da mezzala o addirittura davanti alla difesa. Il sacrificio è il suo dogma e, giocando più distante dalla porta avversaria, inevitabilmente ne risente soprattutto il suo apporto negli ultimi 30 metri.
Dopo la più che fugace parentesi Udinese, a Livorno la musica comincia a cambiare. Nel biennio 2008/2010 (in sequenza) Acori, Russo, Cosmi e Ruotolo capiscono di essere di fronte a un'arma dall'innesco ben diverso rispetto a quello utilizzato negli anni precedenti. Così eccolo spostato largo nel 4-4-2, libero di sfruttare corsa e cross a iosa, fino a essere posizionato (nella seconda stagione in Toscana, all'esordio assoluto in Serie A) alle spalle di Cristiano Lucarelli nel 4-4-1-1, arrivando spesso e volentieri ad affiancarsi al centravanti labronico.
Altro giro, altra corsa. Con un mezzo ritorno alle origini. Già, perché nei sei mesi (gennaio-giugno 2010) in cui gioca nella Torino bianconera, al servizio di Zaccheroni fa un po' la spola tra la trequarti e l'inedito ruolo di interno di centrocampo. Insomma, un raggio d'azione di nuovo arretrato di qualche metro. A Parma e a Cesena disputa due discrete stagioni sulla scia tattica di Livorno. Ma la vera svolta risponde al nome di Edy Reja. Il tecnico goriziano gli affida l'intera corsia destra del suo 4-3-3, sin dal suo (fischiatissimo) esordio contro il Milan del 1 febbraio 2012. A 25 anni, finalmente, Antonio Candreva trova la sua vera identità calcistica. Da allora un crescendo rossiniano, fino ad arrivare alla sua attuale valutazione di mercato da 25 milioni di euro, non così risicata considerando che ormai ha 29 primavere e mezza sulle spalle. Da ben tre campionati è stabilmente in doppia cifra nella classifica marcatori (45 centri, considerando tutte le competizioni), grazie anche alla sua capacità realizzativa sui tiri dal dischetto. E, sotto il profilo degli assist (45 complessivi) e delle occasioni da gol create, ha davvero pochissimi rivali in Italia.
All'orizzonte una nuova esperienza a tinte nerazzurre. Mancini già pregusta la sua duttilità tattica, in un contesto che, curriculum alla mano e per via di giocatori offensivi dalle caratteristiche più variegate, può offrire diversi spunti e soluzioni, anche a partita in corso:
1) esterno destro alto nel suo habitat naturale, il 4-3-3, in un tridente completato da Perisic e Icardi;
2) trequartista o mezzala nel 4-3-1-2 (nel secondo caso anche 4-4-2), con Icardi e Eder/Palacio/Jovetic nel tandem offensivo;
3) variante più estrema: mezzapunta alle spalle di Icardi nel 4-4-1-1.
Qualunque sarà la scelta finale del Mancio, a San Siro possono già cominciare a fregarsi le mani.